Unipr inaugura l’anno accademico 2020-21: uno sguardo al futuro

Il Rettore Paolo Andrei ha inaugurato l'anno accademico 2020/2021 dell'Università di Parma, con l'intervento del ministro dell'istruzione Bianchi. Un focus particolare sugli obiettivi futuri

Inaugurazione anno accademico Unipr

L’Università di Parma ha dato ufficialmente il via all’anno accademico più strano e particolare di questo secolo. A causa dell’emergenza sanitaria e dalle restrizione imposte dal Governo, la cerimonia ufficiale di inaugurazione è infatti slittata di qualche mese – di solito si svolgeva a novembre. Lo stesso Rettore Paolo Andrei, durante l’apertura del suo discorso, ha ricordato come abbia più volte deciso di rimandare sperando in un miglioramento della situazione che permettesse di svolgere l’inaugurazione con la presenza in aula di più persone. Alla fine si è optato per una cerimonia in presenza ma con il forte contingentamento delle presenze; la gran parte di coloro che avrebbero affollato l’aula magna dell’Università di Parma si sono dovuti accontentare di seguirla in streaming.

Lena Yokoyama, violinista che ha aperto la cerimonia di inaugurazione

La mattinata si è aperta con l’esibizione della violinista Lena Yokoyama che, grazie alla collaborazione con la Società dei Concerti di Parma, ha eseguito due brani musicali (Gabriel’s oboe di Ennio Morricone e Capriccio 24 di Nicolò Paganini) per i docenti, gli studenti e le autorità presenti in Aula Magna o collegate da remoto. Lena Yokoyama si era già distinta durante il primo periodo di lockdown quando, il 16 aprile , aveva eseguito quattro brani come omaggio al personale sanitario impegnato nella lotta al Covid-19, dal tetto dell’Ospedale Maggiore di Cremona; la sua esibizione è stata ripagata da una lunga standing ovation dai presenti in aula.

Patrizio Bianchi, ministro dell’istruzione

In videocollegamento anche il neo ministro dell’istruzione Patrizio Bianchi, da poche settimane incaricato dal nuovo governo Draghi. Il professor Bianchi, ex Rettore dell’Università di Ferrara e Presidente della Fondazione della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane, ha ricordato il suo rapporto di amicizia con il Rettore Andrei e il suo profondo legame con la città di Parma, a cui ha portato il saluto del Governo, in particolar modo da parte del neo ministro dell’Università e della Ricerca, Maria Cristina Messa.

Impossibile non parlare della pandemia e del delicato momento che stiamo vivendo, ma il ministro Bianchi ha puntato l’attenzione sul “guardare oltre, nel lungo periodo, ad esempio per quanto riguarda la sostenibilità del nostro pianeta; a questo proposito, mai come in questo periodo, il mondo dell’istruzione e l’Università sono impegnati nel promuovere i valori del vivere insieme, dell’inclusione e del successo formativo degli studenti”. Compiti che non saranno facili da raggiungere considerando lo stato attuale e il livello scolastico e delle Università in Italia. Lo stesso ministro lo ha precisato: “Il nostro è il Paese con il livello d’istruzione più basso in Europa e con quello di dispersione scolastica più alto, per questo ci saranno difficoltà ad affrontare le sfide future se non saremo in grado di alzare il livello d’istruzione, dal più basso al più alto. Questo andrà fatto non tralasciando l’inclusione e su questo l’Università di Parma posso dire che sia un modello, soprattutto per quanto riguarda l’attenzione per cibo e salute“.

Il rettore Andrei: “Parma ha reagito bene ed è pronta alle prossime sfide”

Dopo il ministro Bianchi è stato il Rettore Andrei a prendere la parola, che ha ricordato i momenti più difficili dello scorso anno, quando l’Università di Parma, così come quelle di tutto il mondo, ha dovuto fronteggiare il diffondersi della pandemia. Il Rettore ha ringraziato e si è detto orgoglioso di tutte le ragazze e i ragazzi che hanno dovuto anticipare il percorso di laurea nelle professioni sanitarie per poter andare a dare una mano negli ospedali della provincia parmigiana e non solo.

Ha ricordato come tutto il personale, docente, tecnico amministrativo e studenti, abbiano profuso il massimo sforzo per fare in modo che la didattica e gli esami non subissero ritardi e si proseguisse anche in un momento così delicato. Il rettore Andrei guarda con positività verso il futuro: “Abbiamo saputo essere una comunità anche quando il virus minava la possibilità di stare insieme; il vaccino ci farà uscire dalla crisi sanitaria, ma il nostro vaccino più potente sarà quello costruito attraverso la solidarietà e l’impegno“. Uno sguardo poi sui prossimi obiettivi e sulle prossime sfide che attendono l’Università parmigiana: “Ci impegneremo, insieme ai ministri di istruzione e Università e al Governo, affinché gli interventi previsti dal piano Next Generation Eu possano mettere in primo piano l’istruzione, la ricerca, la cultura, l’innovazione e la formazione“.

Paolo Andrei, Rettore dell’Università di Parma

Il Rettore ha sottolineato come l’ateneo di Parma sia riuscito a fronteggiare tutti gli ostacoli imposti dalla pandemia, privilegiando quando possibile la didattica a distanza, gli svolgimenti di esami e sedute di laurea in presenza: “Sono stati sostenuti a distanza circa 100.000 esami, si sono laureati da remoto 3000 studenti dei corsi triennali, circa 1500 dei corsi magistrali e quasi 500 dei corsi magistrali a ciclo unico. Per questo sono stati resi disponibili, in comodato gratuito 540 computer, oltre a modem e schede sim. Inoltre, per limitare i disagi degli studenti sono state organizzate sedute di laurea straordinarie, sono stati prorogati i termini per i pagamenti delle tasse accademiche, consentendo di revisionare i parametri ISEE durante l’anno per far fronte alle perdite economiche delle famiglie dovute alla pandemia”. Non ultimo è stato ricordato lo sforzo economico, in collaborazione con il comune di Parma e con il consiglio degli studenti, che ha permesso di mettere a disposizione 175.000 euro da destinare alle persone più in difficoltà nel pagamento degli affitti per gli studenti fuori sede, che rappresentano gran parte dell’ateneo parmense: il 47% degli studenti proviene da fuori regione.

Continua anche la crescita dei nuovi iscritti all’Università di Parma, che ha fatto registrare ad oggi un +8,5% rispetto allo scorso anno, nonostante il periodo particolare e incerto che stiamo vivendo e nonostante le “perplessità che si registravano prima dell’inizio di questo anno, ma che sono state smentite” ha spiegato il rettore. Grande spazio è stato dato, e si continuerà a dare, alla ricerca; “Nell’ultimo anno gli investimenti sono stati di quasi 14 milioni di euro, cifra in forte aumento rispetto agli anni scorsi”. Grande attenzione sarà rivolta anche verso il tema della sostenibilità, con la costruzione di un’apposita area dirigenziale dedicata a queste tematiche (mobilità sostenibile, raccolta differenziata e smaltimento rifiuti, controllo consumi elettrici, di acqua e carne).

Finanziamenti, inclusione e sostenibilità: le priorità di Yuri Ferrari e Carla Sfamurri

Yuri Ferrari, presidente del Consiglio degli Studenti

La parola è passata poi al Presidente del Consiglio degli Studenti Yuri Ferrari, il quale ha aperto con un ricordo di Sara Hegazi, studentessa e attivista omosessuale egiziana che si è tolta la vita nel giugno scorso a Toronto, in Canada. La ragazza era stata incarcerata in Egitto nel 2017 per aver sventolato la bandiera arcobaleno durante un concerto. In carcere aveva subito abusi e violenze e l’anno successivo aveva trovato asilo politico in Canada; nel giugno scorso, prima di togliersi la vita, si era rivolta con un messaggio ai suoi fratelli, alle sue sorelle e agli amici dicendo di aver provato a sopravvivere, ma che il dolore era diventato per lei troppo pesante: “A te, mondo, sei stato molto ingiusto con me, ma ti perdono”. Un ricordo anche a Patrik Zaki, studente dell’Università di Bologna ormai detenuto preventivamente da più di un anno, e a Giulio Regeni, per cui ancora non è stata fatta giustizia: “Tutti vittime di uno dei peggiori regimi dittatoriali della nostra epoca“.

Il presidente del consiglio degli studenti ha poi sottolineato come il numero degli studenti stranieri iscritti negli atenei italiani sia ancora molto basso: “Circa 3 e 4 volte meno rispetto a Francia e Germania” e come i finanziamenti dedicati alla ricerca siano ancora insufficienti a fronte di una grande qualità dimostrata dai ricercatori italiani: “Una spesa del Pil di un punto percentuale inferiore alla media OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) in ricerca e sviluppo, evidenzia uno scarso interesse del nostro Stato in questo settore. Nonostante questo forte sottofinanziamento, la ricerca italiana è la terza al mondo, alle spalle di Canada e Regno Unito, per articoli pubblicati ogni milione di euro impiegati nel settore”.

In questo senso sarà importantissimo riuscire a sfruttare al meglio i fondi stanziati con il piano Next Generation Eu, citati anche dal Rettore, ma secondo Yuri Ferrari questo non è sufficiente: “Si riscontrano ancora differenze sostanziali tra le Università del nord e quelle del sud Italia, favorite dal fatto che il sistema premiale con cui vengono spartiti i fondi vanno a favore di quelle più qualitative, lasciando sempre più indietro quelle che hanno meno qualità e meno fondi; per questo andrebbe rivisto questo sistema”.

Carla Sfamurri, Presidente del Consiglio del Personale Tecnico Amministrativo

La dottoressa Carla Sfamurri, presidente del Consiglio del Personale tecnico e amministrativo, ha sottolineato come “dalle esigenze possano nascere le opportunità, in particolare nel periodo del primo lockdown, quando attraverso una forte spinta verso la digitalizzazione si è riusciti ad erogare tutti i servizi per gli studenti”. Questa spinta dovrà essere mantenuta e incentivata dato che obiettivo del prossimo futuro per l’ateneo emiliano è quello di ricorrere in maggior misura alla digitalizzazione e al lavoro agile. “Oltre a questo aspetto, le prossime sfide portano il nome di sostenibilità, facilità di accesso , inclusione ed efficienza” ha spiegato Carla Sfamurri.

Che effetto avrà la pandemia negli scambi internazionali?  Risponde Guglielmo Wolleb

A conclusione della mattinata il professor Guglielmo Wolleb, delegato del Rettore per le relazioni internazionali, ha tenuto una prolusione dedicato al tema dell’internazionalizzazione della formazione superiore, focalizzandosi soprattutto sulle sfide che attendono gli atenei nel post pandemia, con particolare riguardo alla mobilità fisica di studenti e docenti e, più in generale, agli scambi internazionali. Per prima cosa una specifica fatta dal professor Wolleb: “La mobilità fisica degli studenti si suddivide in due categorie: quelli di scambio, che arrivano perlopiù da paesi di prima fascia – come anche l’Italia – e quelli che arrivano per compiere l’intero ciclo di studi, che arrivano in maggior parte da paesi emergenti e in via di sviluppo”.

Passando nel dettaglio ad analizzare il caso italiano, viene fatto notare come il nostro Paese non abbia mai avuto una grande capacità attrattiva verso gli studenti stranieri; in questo senso l’Unione Europea e la nascita del programma Erasmus (1987) ha avuto un ruolo fondamentale. Lo Stato di per sé non ha avuto un grande ruolo nei processi di internazionalizzazione, ma “qualcosa sta cambiando – spiega Wolleb- . Nel 2016 è stato creato il gruppo di lavoro per la promozione all’estero dell’alta formazione superiore italiana, che ha prodotto, nel 2017, un documento strategico; inoltre il Ministero sta incominciando a dare importanza a questo processo negli atenei, che si traduce in finanziamenti e facilitazione nell’assunzione di docenti stranieri”.

Nonostante questi miglioramenti e il grande successo del programma Erasmus, le quote di mobilità restano basse: in Italia solo il 5%  degli studenti sono stranieri e in Europa e i laureati che hanno avute esperienze di mobilità di studio arrivano ad essere il 10% del totale. Per migliorare questi dati “ci sono tutta una serie di obiettivi da completare: l’istituzione di corsi in lingua inglese è fondamentale per attirare più studenti stranieri; rafforzare l’insegnamento a distanza; innovare contenuti e metodi di insegnamento; migliorare la situazione degli alloggi; rafforzare l’insegnamento delle lingue“.

Guglielmo Wolleb, delegato del Rettore per le relazioni internazionali

Ma che effetto ha avuto la pandemia? I flussi di mobilità sono stati quelli più colpiti e secondo Wolleb la ripresa potrebbe essere molto lenta, i Paesi che dipendono maggiormente dagli studenti stranieri subiranno le perdite più elevate; anche la geografia dei Paesi di destinazione cambierà: è infatti emersa una tendenza alla regionalizzazione, preferendo luoghi più vicini e affini a quello di appartenenza. In conclusione il professor Wolleb ha illustrato i risultati finora ottenuti dall’ateneo di Parma e quali sono gli scenari futuri: “Negli ultimi sei anni, in media, c’è stato un flusso in uscita di 435 studenti e in entrata di 345, per quanto riguarda il programma Erasmus, con 31 Paesi di destinazione coinvolti; per il programma Overworld 131 studenti in uscita e 59 in entrata, con 32 destinazioni diverse. La mobilità è in costante crescita e ad oggi l’Università di Parma ha stretto rapporti in quasi tutte le parti del mondo”.

Uno degli obiettivi del prossimo futuro sarà quello di lavorare di più sull’attrarre studenti stranieri che vogliano compiere l’intero percorso di studi, oggi poco più del 3%, mentre finora si è puntato molto su quelli di scambio. Come fare questo? Secondo il professor Wolleb: “Identificando le aree geografiche più interessanti, trovando i canali giusti per intercettare queste domande e elaborando chiari criteri di selezione. Dal lato dell’offerta è necessario che si creino le condizioni minime nell’offerta formativa in lingua veicolare e nella disponibilità degli alloggi, ad oggi insufficiente. Al momento i corsi in inglese sono solo 5, ancora troppo pochi. Un importante novità è stata la creazione del Foundation Year, corso propedeutico per stranieri che vogliono studiare in Italia e in italiano. Inoltre ciò che serve è un forte aumento della componente internazionale del corpo docente, nell’ultimo anno sono stati 20 i visiting professor a Parma; un’idea non troppo costosa è quella di sfruttare i mezzi tecnologici per coinvolgere anche in maniera telematica dei professori stranieri”.

Riuscirà l’Università di Parma a raggiungere tutti gli obiettivi prefissati, non soltanto in tema di internazionalizzazione? Chissà, intanto buon anno accademico a tutti.

di Pierandrea Usai

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