UniPr OnAir – L’economista Loretta Napoleoni: “Legame tra Covid-19 e sfruttamento ambiente”

La sfida dell’Agenda 2030 richiede un cambio economico e culturale in vista di una migliore copertura sanitaria e di generazioni che beneficeranno di un sistema sostenibile

La tutela della salute per tutti e per tutte le età è un tema che in quest’ultimo anno ha toccato la vita di ciascuno. La pandemia ha innegabilmente aperto una breccia nella nostra quotidianità trovando la cittadinanza e le istituzioni impreparate a una tale evenienza, modificando le nostre priorità.

Ma ripensare e potenziare la conquista e il diritto alla salute sono al cuore anche del terzo obiettivo dell’Agenda 2030. In questi 10 anni, l’ONU vuole che tutti gli Stati si impegnino nel ridurre ulteriormente le morti evitabili, quali quelle legate al parto e quelle riguardanti gli infanti; combattere le malattie gravi (AIDS, tubercolosi, malaria).

L’arrivo del Covid ha cambiato le carte in tavola, causando rallentamenti e facendo premere l’acceleratore verso un ripensamento della sanità e dello sfruttamento ambientale. 

A parlare di queste tematiche, nella quinta puntata di Unipr OnAir, è stata Loretta Napoleoni – economista, saggista e consulente di governi e organizzazioni internazionali – intervistata da Marco Deriu, docente di Sociologia della comunicazione politica e ambientale all’Università di Parma, e da Emanuele Leonardi, docente di Cultura, pratiche e linguaggi dei movimenti politici e sociali.

Un modello di sviluppo sbagliato?

Quanto impatto possiamo avere sul nostro pianeta? Può l’uomo nella sua volontà di dominare la natura causare degli squilibri, pregiudicando la qualità della sua esistenza? Non c’è dubbio. La risposta è sì per Loretta Napoleoni che nell’intervista a Unipr OnAir, parlando della recente crisi, e segue il filo rosso che collega il cattivo rapporto che l’essere umano ha instaurato con l’ambiente con i problemi di natura sanitaria ed economica. 

Fonte: ESA

Diverse sono le voci che esprimono l’esigenza di una soluzione, di un nuovo modello che riappacifichi le criticità tra uomo e natura. Una di queste, secondo la Napoleoni, riguarda la rinuncia di alcuni privilegi non sostenibili quali il turismo  di massa, ovvero quella tipologia di viaggi che ancora un secolo fa veniva criticata da intellettuali quali Matilde Serao, in quanto non sintomo di incontro e scambio culturale, bensì di esperienza consumistica e omologanti. “Il nostro è un modello che va cambiato. Bisogna quasi rovesciare completamente l’equazione e non sarà facile” commenta Napoleoni.

Guardando le direttive dell’Agenda delle Nazioni Unite del 2015 per il 2030, “queste vanno rivedute. Parlare di sviluppo, di crescita economica, di come distribuire questa crescita, di come fare in modo che i paesi più poveri raggiungano il nostro modello, secondo me è sbagliato. Il nostro modello va cambiato. Bisogna rovesciare quasi completamente l’equazione ma non sarà facile”.

Aumentare gli investimenti alle strutture sanitarie

La sfida proposta dall’ONU intende, attraverso il miglioramento di questo rapporto, corroborare gli sforzi fatti in questi decenni in campo sanitario. I dati forniti dall’ASviS (Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile) sono incoraggianti.

I bambini deceduti sotto i 5 anni hanno visto un calo del 45%, negli anni 2000-7, passando da 9,8 a 4,5 milioni. Inoltre In Europa sono diminuite significativamente le morti da tubercolosi, epatite e HIV con un -28% rispetto al 2010. Nell’articolo si afferma: “In termini, poi, di anni perduti per cause per le quali, secondo le analisi, “non bisognerebbe morire”, e sempre in relazione alla popolazione tra 0 e 74 anni, i risultati indicano una media di 21,4 anni perduti per deceduto per i maschi e di 21,92 per le femmine, anche se va considerato che il calcolo è effettuato rispetto alla speranza di vita per i due generi. Così i 22 anni delle donne si riferiscono ad una speranza di vita  di 86,8 anni, mentre i 21 degli uomini ad una speranza di vita di 84,4 anni”. 

A livello nazionale, la legge di bilancio del 2019 ha invertito il trend negativo dei bilanci alla sanità pubblica ovvero, secondo Salute internazionale, un “ripresa degli investimenti nell’edilizia sanitaria e nell’ammodernamento tecnologico e la nuova disciplina della governance della spesa farmaceutica” che però tracce su molte altre problematiche strutturali: come il tema del personale sanitario e il divario Nord-Sud nell’offerta di servizi.

Loretta Napoleoni sostiene che “serve un potenziamento massiccio della struttura sanitaria. Uno dei problemi fondamentali che stiamo vivendo in questo memento è che essa non è in grandi di assorbire il numero dei malati. Questo è il motivo del lockdown. Il Regno Unito ha una struttura sanitaria capillare ed è un sistema che funziona ma per una realtà sanitaria pre-Covid. E ammettere che la pandemia diventi una costante simile all’influenza vuol dire rivoluzionare tutto quanto l’assetto politico”.

Sempre l’ASviS afferma infatti che “tutti gli studi più recenti sul tema della salute condotti in Italia concordano sulla necessità di adottare un criterio di sostenibilità sociale a lungo termine, che permetta di superare i limiti di una sostenibilità intesa quasi esclusivamente in termini di equilibri finanziari tra risorse economiche disponibili e costi dei servizi. Lavorare per una sostenibilità piena significa quindi progredire nello sforzo di cooptare risorse nella direzione della prevenzione e delle cure appropriate e tempestive per tutti”.

Verso un nuovo patto tra persone, economie e territorio

Loretta Napoleoni, parlando di antropocene (l’era biologica attuale caratterizzata dell’intervento umano sull’ambiente), sostiene che la lezione che la crisi sanitaria legata al Covid-19 ci dovrebbe insegnare non è solo di carattere scientifico ma anche culturale.  La giornalista auspica, con un richiamo di memoria maltusiana, un cambiamento del modello di vita generalizzato, ritenendo impraticabili le direttive delle Nazioni Unite del 2015 per il 2030 che vorrebbero i Paesi più poveri inseguire la crescita economica dell’Occidente. Un’altra strategia riguarda l’educazione alle nuove generazioni verso un modello che oggi fa trend, richiamandosi agli aspetti più nobili dei movimenti no-global degli anni ’90. “Bisogna lavorare oggi per il futuro. Educare le nuove generazioni a un nuovo modello, presentarlo come vincente e che vale la pena abbracciare”. In questo contesto grande eco mediatico hanno avuto i movimenti studenteschi per la pretesa di azioni concrete contro i cambiamenti climatici del Fridays for future. La problematica mossa dall’intervistata riguarda l’estensione di questi movimenti, aggregazioni troppo deboli – a suo dire – per avere voce in capitolo, ricordando la lotta tra l’azienda multinazionale Google e l’Australia come unico esempio degno di nota.

Occorre un nuovo patto tra persone, economie e territorio contraria all’idea che il profitto debba essere l’unica logica che governa la produzione contemporanea. La Napoleoni non risparmia le critiche al mercato tecnologico guidato da un ottimismo che, per prendere a esempio Microsoft, “nulla si dice sul fatto che parte della sua ricchezza sia costituita dall’invisibilizzazione dei costi ecologici del cloud computing e della miniaturizzazione delle componentistiche per pc”. 

di Francesco Scomazzon

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