Buon compleanno Simpson!
La famiglia americana più amata della TV quest’anno compie 30 anni dalla sua prima comparsa nella televisione italiana. I Simpson sono arrivati in Italia il primo ottobre 1991, ma negli Stati Uniti sono in circolo già dal dicembre del 1989. È davvero difficile non conoscerli: i personaggi animano non solo una serie TV da 700 episodi divisi in 32 stagioni, ma vantano anche un ampio merchandising e sono protagonisti di alcuni videogiochi come The Simpsons , del fumetto Simpsons Comic e del lungometraggio The Simpsons Movie. Oggi sono anche estremamente popolari sul web sotto forma di gif e meme usati in molte chat.
Le origini
Ma come nasce il mondo – quasi parallelo al nostro – dei Simpson? Tutto comincia nel 1987, quando il fumettista Matt Groening, con l’aiuto del produttore James L. Brooks, ha l’idea di creare corti animati da mandare in onda negli intermezzi del talk show The Tracey Ullman Show. Visto il successo dei corti, la trasmissione prosegue fino al 1989, quando gli episodi vengono adattati a una durata di mezz’ora e nasce quindi la serie che prende subito forma la di sitcom, trasmessa dalla Fox per la prima volta il 17 dicembre di quell’anno con la puntata Un Natale da cani. Il successo de I Simpson è evidente: è la prima serie televisiva della Fox Network ad apparire nella top 30 degli show più visti negli anni 1989-90, nel ’99 il TIME la definisce come “miglior serie del secolo” e nel 2000 ottiene una stella nella Hollywood Walk of Fame.
Groening vuole presentare qualcosa di nuovo, che abbia un impatto sul pubblico e che mostri che c’è altro oltre al mainstream: i personaggi infatti, pur comportandosi a tutti gli effetti come esseri umani, hanno la pelle color giallo canarino. Come riporta da Skytg24, la scelta del bizzarro colore è dovuta al fatto che i creatori vogliono catturare l’attenzione dei telespettatori mentre fanno zapping. Altro tratto che caratterizza la sitcom è la sigla di apertura, composta da Danny Elfman e riarrangiata per accompagnare i titoli di coda alla fine. All’inizio di ogni puntata, appena dopo la sigla, viene inserita una scenetta a tema che vede la famiglia Simpson protagonista di quel piccolo spezzone e che si conclude sempre con i membri che prendono posto sul divano in soggiorno e accendono il televisore per dare effettivamente avvio alla puntata.
All’interno delle puntate spesso compaiono personaggi reali cartoonizzati e adattati al mondo Simpson, di cui vengono anche modificati i nomi: esempi sono il pugile Mike Tyson che prende il nome di Drederick Tatum nella serie. Ciò accade anche per marchi e brand conosciuti, come il marchio Apple che nella serie prende il nome di Mapple e si caratterizza per il simbolo della mela morsa da entrambi i lati. I Simpson hanno anche portato nel linguaggio comune alcune espressioni come il “D’oh!” pronunciato da Homer molto spesso come sorta di imprecazione, la frase che Bart utilizza in segno di ribellione “Ciucciati il calzino” o ancora “Eccellente” pronunciato dal ricco imprenditore Mr. Burns.
Satira Simpson: America guardati allo specchio
Temi e personaggi della serie hanno uno scopo ben preciso: satirizzare la società americana. L’idea di Groening si sviluppa rappresentando una famiglia disfunzionale: i cinque protagonisti sono infatti i membri di una famigli americana, Homer, Marge, Bart, Lisa e Maggie, ognuno caratterizzato da una personalità ben definita e non sempre positiva. Innanzitutto Homer, che dovrebbe essere il padre di famiglia, è presentato come avvezzo all’uso di alcol, irascibile e violento soprattutto verso il primogenito. Per la regola ‘tale padre, tale figlio’, Bart è la rappresentazione del ragazzino trascurato dai genitori, ribelle, abituato a passarla liscia. Il presidente dell’epoca, George Bush senior, e alcune associazioni di genitori si schierarono contro la diffusione di questi modelli, sostenendo che minassero l’idea della famiglia americana che si voleva dare al Paese.
Altri temi principali sono motivo di critica: la serie si ambienta nella cittadina immaginaria di Springfield, che seppur descritta come piccola realtà, presenta invece edifici e istituzioni che caratterizzano le metropoli. Qui prendono vita le avventure della famiglia Simpson: la presenza dei vari organi cittadini è indice del fatto che Groening voglia realizzare una satira della società americana in tutte le sue sfaccettature. Dalla scuola del preside Skinner, decadente e poco moderna, all’organo della polizia capeggiata dal colonnello Winchester, preoccupato più dei suoi donut che della sicurezza dei cittadini fino alla figura del sindaco Quimby, che cerca di fare il proprio interesse sottomesso alla mafia italiana di Tony Ciccione.
Non si può inoltre non citare il ricco e avaro imprenditore Montgomery Burns, proprietario della centrale nucleare in cui Homer stesso lavora. Il ritratto è quindi quello di una società tanto marcia quanto – purtroppo – reale. I Simpson hanno visto la censura in Gran Bretagna, Venezuela, Argentina, Cina e Giappone, mentre in Russia è stato completamente bandito. Non a caso, vari critici americani hanno definito lo show come “lo spettacolo televisivo più irriverente e impertinente mai andato in onda”.
Il fenomeno Simpson arriva in Italia
Il primo ottobre 1991 I Simpson viene trasmessa da Mediaset in seconda serata su Canale 5. La serie viene ritenuta non adatta ai bambini, infatti non rientra nella fascia dedicata ai più giovani. Alcuni episodi non vengono trasmessi e non si rispetta l’ordine originale della produzione americana.
Dal 1997 la serie viene spostata su Italia 1, nella fascia dell’ora di pranzo – collocazione attuale – e diventa una delle trasmissioni di punta del canale. Nel 2003 raggiunge il canale Fox di Sky Italia, che però trasmette solo repliche perché i nuovi episodi vengono acquistati da Mediaset. Dal 2007 si alternano spostamenti della serie nella fascia oraria tra ora di pranzo e ora di cena fino al 2012, anno in cui la trasmissione serale viene definitivamente cancellata. L’anno successivo vede un triste evento per i fans dei Simpson: il celebre doppiatore di Homer, adattatore dei dialoghi e direttore della serie Tonino Accolla viene a mancare: da allora il doppiaggio è affidato a Massimo Lopez.
In Italia la serie non ha subito particolari censure, se non l’alleggerimento dei dialoghi e pochi casi come la puntata L’erba di Homer della tredicesima stagione, spostata in seconda serata (negli Stati Uniti è stata vietata ai minori di 14 anni).
Simpson nel futuro
Cosa ci si può aspettare ancora dalla creatività di Matt Groening? Verranno realizzate nuove stagioni? Certo è che la simpatica famiglia americana ha fatto ridere ma anche riflettere per anni, facendo satira sulla società americana e ironizzando su temi importanti. Dunque, ancora una volta vediamo che il genio creativo prende ispirazione proprio dalla realtà: questa satira infatti si può vedere in un’ottica più ampia, estendendola a tutta la civiltà occidentale con le sue credenze, le sue leggi e le sue abitudini.
di Camilla Ardissone
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