Festival dello Sviluppo Sostenibile: agricoltura e crisi climatica, le sfide per il futuro

La temperatura della pianura Padana è sempre più calda mettendo a rischio sempre più colture. Ma grazie a innovazione e monitoraggio lo sviluppo sostenibile anche nei campi è possibile

Di crisi climatica e sostenibilità nell’agricoltura si è discusso nel corso dell’evento del Festival dello Sviluppo Sostenibile intitolato “Agricoltura e crisi climatica. Le sfide per il futuro“, che si è tenuto presso il Campus dell’Università degli studi di Parma.

L’incontro, moderato dalla professoressa Mariolina Gulli e dal professor Andrea Summer, ha visto come ospiti l’esperto Franz-Werner Badeck, Valentina Pavan di Arpae Emilia Romagna e Matteo Piombini di Corteva Agriscience.

Le conseguenze del cambiamento climatico

Il dottor Franz-Werner Badeck, esperto sulle conseguenze del cambiamento climatico nel settore del carbonio, attualmente si occupa dei problemi legati alle piante e alla temperatura atmosferica. Badeck illustra quindi alcuni caratteri principali della materia, partendo dalla storia del cambiamento climatico: è il metereologo svedese Bert Boling, che come presidente dell’Earth Summit, cerca di sviluppare politiche comuni a livello globale creando, negli anni ’60, una cooperazione internazionale per la ricerca sul clima.

Quando la frequenza degli eventi climatici estremi aumenta, conduce a fenomeni dannosi come l’innalzamento del livello del mare, le alluvioni, il disboscamento delle foreste, le siccità, gli aumenti di calore, nuove malattie che si propagano. Lo sviluppo sostenibile, viceversa, aiuta a limitare l’ampiezza dei cambiamenti climatici. E’ importante notare che aumentare il gas metano, i carburanti fossili, non sempre portano a buoni risultati: a volte si notano delle campagne mediatiche per mantenere gli odierni status quo, vanificando le soluzioni e rallentando il futuro della transizione climatica.

 

 

Badeck dice che i rischi del cambiamento climatico, in generale, si possono sintetizzare in: spostamento delle zone agro-ecologiche e di terreni potenzialmente coltivabili, verso i poli; aumento dello stress dovuto alle alte temperature e agli eventi climatici estremi; aumento del fabbisogno di irrigazione in zone dove già oggi i bisogni sono insoddisfatti. L’esperto spiega che, dall’altro lato, nell’agricoltura è possibile un’acclimatamento grazie ad un cambio di varietà, dei dati di semina, di irrigazione e dei trattamenti agronomici.

Infine, il fenomeno di mitigazione permette in dettaglio di: aumentare i prodotti km0 e l’energia rinnovabile; ridurre i prodotti lontani importati, le emissioni di metano e il consumo di energia; chiudere i cicli materiali, ottimizzando l’uso di acqua, fertilizzanti e pesticidi.

L’Osservatorio Clima di Arpae, descrittore climatico

La dottoressa Valentina Pavan dell’Osservatorio Clima di Arpae Emilia Romagna, descrive invece il funzionamento dell’Osservatorio Clima della regione, soffermandosi sui dati e sulla loro estrapolazione al fine di monitorare e prevedere il clima. L’Osservatorio Clima è un servizio Arpae che si occupa di descrivere il clima del passato e del presente, produrre previsioni stagionali e proiezioni future, fornire servizi meteo-climatici e partecipare a studi di ricerca sugli impatti dei cambiamenti climatici.

Pavan spiega che i parametri utilizzati – quali temperatura, precipitazioni, umidità relativa, radiazioni, vento, livello idrometrico – sono necessari al fine di interpolare al meglio i dati, basati sui modelli digitali del terreno, sulle frazioni urbane, sugli indici tipografici, sulle classificazioni delle stazioni.

Se vogliamo avere un occhio sul futuro – dice Pavan – dobbiamo guardare le simulazioni“.

I dati mostrati dalla ricercatrice di Arpae, indicano che la pianura ovest dell’Emilia Romagna, rispetto a 30 anni fa, e nonostante le precipitazioni siano in media abbastanza uguali, è più calda.

L’osservatorio Clima ha un ruolo importante per gli studiosi in quanto rende possibile monitorare le risorse idriche e idrogeologiche ai fini di una corretta gestione dell’acqua, come per esempio l’utilità del servizio di allerta per le gelate improvvise, che permette di avvertire i Consorzi di Bonifica e gli agricoltori.

Un esempio concreto: l’innovazione di Corteva Agriscience

Il dottor Matteo Piombini di Corteva Agriscience interviene spiegando che la sua azienda si occupa di portare le tecnologie innovative nella filiera italiana agroalimentare, utili per portare benefici e un cambiamento dell’agricoltura verso la sostenibilità.

Ogni anno Corteva Agriscienze genera un report sull’ambiente, all’interno del quale non fa solo critiche, ma va a misurare gli imput e gli autoput prodotti, delineando anche una strategia futura. La resa, la qualità sanitaria, l’efficienza dell’uso dell’acqua, l’efficienza dell’imput nutrizione, il mais tracciato ad alta qualità, sono i criteri di selezione dell’ibrido giusto per l’azienda in cui lavora Piombini.

Per Corteva Agriscience, è importante lo studio della variabilità dei campi, ovvero un modello che si occupa del monitoraggio dei suoli, necessario alle aziende per gestire le colture, l’irrigazione, la lavorazione e la produzione, per restituire la variabilità di un apprezzamento, e per analizzare l’agricoltura, i gestire i terreni, cercando di costruire una mappa della biofertilità.

Attualmente è possibile applicare le nuove tecnologie per gestire i dati analitici in una nuova piattaforma digitale e costruire mappe di distribuzione adeguati, applicando regole economiche e matematiche, per migliorare l’impatto ambientale. Per esempio, le nuove tecnologie servono per sapere con precisione quando seminare, come seminare, le previsioni giuste, l’allerta meteo, etc.

Matteo Piombini conclude spiegando che lo sviluppo sostenibile è possibile e per questo è necessario: ” Produrre bene, produrre meglio, cercando di impattare meno.”

di Jacopo Agnesini

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