BDC riparte con “444 Linee”: una riflessione sull’oggi tra illusione e realtà

Lo spazio espositivo di Bonanni Del Rio Catalog torna con gli effetti speciali dopo lo stop causato dalla pandemia. L'ex chiesa di Borgo delle Colonne ospita fino al 1° novembre un'installazione site specific che gioca con i raggi laser per proporre riflessioni sull'umanità e la nostra società

Foto di Camilla Ardissone

È stata inaugurata lo scorso 24 settembre l’installazione immersiva 444 Linee, esposizione inserita nel contesto degli eventi di Parma Capitale della Cultura.

Curata da BDC (Bonanni Del Rio Catalog) e prodotta da Anonima Luci, la mostra vuole far immergere il visitatore in un mondo parallelo, avvolgendolo in un’atmosfera cangiante, prodotta dall’incontro tra le illusioni create giocando con i 444 raggi laser presenti all’interno della mostra e il reale dell’edificio dell’ex chiesa sconsacrata di Borgo delle Colonne. Cinque sono le opere degli artisti che hanno voluto trasmettere diverse riflessioni e messaggi, sull’uomo e la società.

Gli artisti, Stefania Kalogeropoulos e Alberto Saggia, sono i volti di Anonima Luci, uno studio di design di Milano che si occupa di lighting design, dagli aspetti più tecnici alle disposizioni ambientali per creare spazi, atmosfere e sensazioni.

 

Il viaggio in un mondo parallelo

Distribuite lungo gli interni dell’ex chiesa di Borgo delle Colonne, le installazioni puntano ad accompagnare il visitatore in una dimensione immaginaria valorizzata con l’uso di luci e suoni. L’uso delle linee rette e della geometria mirano alla perfezione assoluta, segnata dalla continua ricerca di un punto di partenza e d’arrivo in un mondo già segnato dal continuo caos degli ultimi tempi.

Stefania Kalogeropoulos e Alberto Saggia, autori di “444 Linee”.

Gli autori delle opere, Kalogeropoulos e Saggia, svelano le intenzioni: le opere installate all’interno dell’esposizione sono riflessioni astratte di alcune problematiche legate alla società odierna, a quello che capita all’uomo alle prese con i cambiamenti climatici, lo scorrere del tempo o le dinamiche relazionali. Tutte le opere sono state ideate prima della pandemia da Covid-19, ma oggi più che mai assumono un significato ancora pù profondo.

Stefania Kalogeropoulos, nata ad Atene, ha frequentato il Politecnico di Milano,ottenendo il master in Lighting Design and LED Technology. Ha collaborato con Barbara Balestreri per mostre ed esibizioni e ha deciso di proseguire con un secondo master in Exhibition Design.

Alberto Saggia, nato a Novara, si è laureato in Design Industriale al Politecnico di Milano, dopodiché ha iniziato a lavorare nell’ambito come designer per Metis Lightning realizzando progetti architettonici e residenziali, nonché lampade per diverse firme.

“Carillon”, Foto di Camilla Ardissone

Il viaggio di “444 Linee” comincia con “Carillon”, che grazie ad un sistema dinamico segnato da un elemento centrale in fase di rotazione e all’uso di specchi fissi e in movimento, riesce a dare vita a una serie di riflessioni cadenzate dal susseguirsi degli eventi e a ricreare un suono armonioso che vuole rassicurare e stimolare l’adattamento agli agenti esterni con semplicità e spontaneità.

“L’incontro”, Foto di Camilla Ardissone

L’opera “L’incontro” è data invece dal movimento di due raggi laser simboleggianti due individui: è il battito cardiaco, il suono che si veste, che si rende segno grafico attraverso una serie di molteplici riflessioni, perseguendo l’obiettivo di instaurare un dialogo segnato da conoscenza, confidenza e complicità.

Passando poi per “Effimeroeffetto”, il visitatore si ritrova in un groviglio di duecento laser montati su una rete sospesa: nata con l’idea di costruire una selva fatta interamente di fili rossi, l’opera vuole essere un momento di riflessione su una vita quotidiana ogni giorno sempre più frenetica e che ci costringe ad accontentarci di qualcosa dalla breve durata.

“Non c’è tempo”, Foto di Camilla Ardissone

Non c’è tempo” – già tra le finaliste per la sezione “Sculpture and Installation” nell’edizione 2019/2020 del Premio Arte Laguna – è realizzata da trentadue raggi laser posizionati in precisi punti che vanno a comporre i vertici di una figura geometrica, la cui struttura prende vita grazie a un sistema che permette di comunicare emozioni e pensieri tramite luci e suoni.

“Cubo”, Foto di Camilla Ardissone

Cubo” è infine un volume tridimensionale che rappresenta un sistema complesso: è la metafora della società, che prende vita da un insieme di individui alimentato da continui bisogni di interazione e relazioni interpersonali.

 Tra tecniche e scelte: come sono nate le opere

Il processo di realizzazione delle opere comincia con un’idea che deve confrontarsi con l’aspetto pratico della realizzazione stessa, e solo allora si inizia a creare. Come spiegano gli artisti, inizialmente c’è una prima parte luminosa, composta dai circuiti lavorati su misura in base all’assetto che si vuole creare, solo dopo si lavora a un supporto creato appositamente. Con l’ausilio di altri supporti viene poi retta la sorgente nella posizione più adatta, consentendo la possibilità di orientare le sorgenti luminose: spesso si tratta di sostegni che gli artisti costruiscono con l’ausilio di un software e di una stampante 3D. Nel caso delle opere dinamiche l’ausilio è quello di un software che riesca a gestire, tramite un hardware, la parte elettrica e la parte di composizione audio e luci.

Gli autori rivelano inoltre le loro scelte, talvolta determinate dalla conformazione dello spazio dell’ex luogo sacro di Borgo delle Colonne. “Trattandosi di una chiesa sconsacrata, abbiamo voluto chiudere l’abside a livello simbolico. Lo spettattore può seguire il percorso che preferisce, ma l’unica parte di passaggio forzato è il tunnel che porta all’abside accedendo da dietro. L’idea è quella di creare un ecosistema parallelo dove uno possa muoversi come farebbe liberamente nel mondo reale. – chiarisce Kalogeropoulos – Il visitatore inizialmente avverte un senso di disagio e di disorientamento, quando si immerge in uno spazio molto buio rispetto all’esterno da cui sono arrivati, fino a quando non riesce ad ambientarsi nell’oscurità. Il pavimento della navata, inoltre, è uno degli aspetti più immersivi: dà l’effetto di cavi solidi in cui si può inciampare davvero”.

Sempre gli autori ammettono che tutte le opere sono state create in occasione della mostra. Due sole sono antecedenti, “Effimeroeffetto” e “Non c’è tempo”.  Inizialmente la mostra doveva essere programmata per marzo 2020 e inoltre, qualche mese prima, avremmo dovuto esporre all’ “Arte&Laguna Prize” a Venezia; insomma, le due mostre si sono spostate di un anno e mezzo e abbiamo dovuto replicare alcune delle opere perché queste dovevano essere contemporaneamente in due posti diversi precisano.

Qualche informazione utile 

L’installazione è visitabile fino al 1 novembre, con apertura al pubblico dal venerdì alla domenica dalle 16:00 alle 20:00. L’ingresso è gratuito ma consentito solamente alle persone in possesso del Green Pass e nel rispetto delle normative anti-contagio.

di Rebecca Alessi e Camilla Ardissone 

 

Scrivi un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*