Sushi al salmone, una love story tra Norvegia e Giappone

Sapevate che il sushi al salmone c’entra più con la Norvegia che col Giappone? Tutto grazie a Bjørn Eirik Olsen

Sushi al salmone (fonte: unsplash.com)

Immaginate di essere al vostro ristorante giapponese preferito e iniziate ad ordinare: nighiri, tartare, sashimi, tutto a base di salmone perché ne siete innamorati. Peccato che vi arriva una notifica sul cellulare: il sushi al salmone non è di origine giapponese. Panico, com’è possibile? che storia è mai questa! É la pura e semplice realtà. Non ci crederete mai, ma è una storia che risale agli anni Ottanta, che ha come protagonisti un paese che non c’entra nulla con il nostro immaginario del sushi, la Norvegia e il nostro beneamato Giappone.

Che cosa ci fa un Norvegese in Giappone a vendere salmone?

Anni ‘80: la Norvegia deve risolvere una sovrapproduzione di salmone che non riesce a risolvere. Che fare? Semplice, cercare un paese in cui importare il prodotto e venderlo. Ed è così che si scopre il Giappone, terra con il più alto consumo di pesce al mondo. Ma hey Erik, abbiamo un problema: ai giapponesi non piace il salmone, né esteticamente né come sapore. Il Giappone, conoscendo solo la variante dell’Oceano Pacifico (“impuro” e ricco di batteri), non lo considerava un pesce prelibato e lo mangiava solo se ben panato e fritto. 

Come risolvere la situazione? Bjørn Eirik Olsen, a capo del cosiddetto Project Japan, cerca una via d’incontro per far innamorare i giapponesi del salmone norvegese (di gran lunga più prelibato). Inizia così una vera e propria campagna pubblicitaria, durante la quale Tokyo si riempie di manifesti di paesaggi norvegesi e, persino all’ambasciata norrena vengono serviti i primi assaggi di sushi al salmone. Peccato, però, che i primi tentativi vadano a vuoto. 

Sushi (fonte: innaturale.com)

Per la svolta epocale bisogna aspettare dieci lunghi anni: siamo negli anni ‘90 quando Olsen inizia una collaborazione con la Nichi Rei (una catena di supermercati), alla quale vende le prime 5000 tonnellate di salmone ad un cifra ridicola, a patto che il pesce venga posizionato sugli scaffali in maniera visibile. 

Ed è così che la magia ha inizio: i giapponesi iniziano a familiarizzare con il salmone norvegese e a usarlo in cucina, fino a renderlo ingrediente portante del sushi stesso.

Sushi al salmone, un happy ending da favola?

Ebbe sì, questa è la vera storia del sushi al salmone. Avreste mai pensato ad una vicenda del genere? Soprattutto, è paradossale che l’idea sia venuta ad un norvegese. Senza Bjørn Eirik Olsen, il sushi avrebbe avuto tutto un altro sapore, oltre che ad un altro aspetto, e sarebbe rimasto a base di tonno e alghe; poco fantasioso, non vi pare?

Insomma, lunga vita al genio Olsen e alla sua idea di creare questa combo perfetta. 

Sushi (fonte: unsplash.com)

Tuttavia, la bontà del piatto ha un suo lato oscuro: infatti, quanto costa al mondo la presenza di allevamenti intensivi di salmoni norvegesi? e in termini di spostamenti, quanto inquinamento si produce per far arrivare le merci e i prodotti tra i due paesi?

Sono domande da porsi, soprattutto quando ci sono di mezzo il clima e l’inquinamento globale.

Ma questa è un’altra storia.

di Erika V. Lanthaler 

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