Walter Madoi in mostra a Parma: i bozzetti di un progetto incompiuto per il muro di Berlino

In occasione della rassegna Around Bansky, alla Pinacoteca Stuard fino al 6 marzo sono esposti i quattro disegni preparatori di Madoi che la famiglia aveva donato al Comune di Parma

Alla Pinacoteca Stuard fino al 6 marzo, in occasione della rassegna Around Bansky, eventi e performance dedicati alla street art, saranno esposti quattro disegni preparatori di Walter Madoi.

Il progetto espositivo “Tra Est ed Ovest: un muro da dipingere. Walter Madoi (1925-1976)” è realizzato con il patrocinio del Comune di Corniglio e la collaborazione dei Parchi del Ducato, della Fondazione Isabella e Walter Madoi e del Comitato Sesta-Madoi.

L’idea nasce in seguito all’iniziativa “Muri d’Appennino”, un percorso guidato alla scoperta delle pitture murali di Walter Madoi, avvenuto lo scorso ottobre nel piccolo borgo di Sesta Inferiore di Corniglio. “Questo progetto legato a Madoi è frutto di un intenso coinvolgimento delle varie realtà provinciali: una delle scommesse e degli obiettivi più significativi di Parma 2020+21”, ha chiarito l’assessore alla Cultura e Politiche Giovanili Michele Guerra.

I bozzetti, che fanno parte della donazione che la famiglia fece al Comune di Parma nel 2002, sono il frutto della proposta di Madoi di decorare una parte del Muro di Berlino su entrambi i lati, sulla parte orientale come su quella occidentale. Ottenuto il permesso dal borgomastro di Berlino, il progetto si scontra con il rifiuto della DDR, restando incompiuto.

Gli anni in cui Madoi pensò a questo progetto, ossia la fine degli anni Sessanta, coincidevano con un periodo piuttosto caldo della Guerra fredda.

Artista del suo tempo e grande viaggiatore, Madoi percepì e fece propria la causa dell’arte d’avanguardia del tempo.

Greenberg, Pollock, Motherwell e Calder erano i membri del Congresso per la Libertà di Cultura, nato per promuovere “l’idea di libertà e autonomia individuale come difesa contro la minaccia del totalitarismo”.

Il Congresso fu sostenuto dal governo americano e dal Museo d’Arte Moderna di New York, che era attivo nel portare l’arte americana all’estero.

La rivista Life contribuì con la rubrica “Armi per l’Europa”, in cui le “armi” erano sia culturali che militari, causando la reazione del Partito comunista contro l’astrattismo americano accusato di essere “decadente” e “reazionario”.

Perciò, la Germania, vista come “campo di battaglia del confronto capitalismo-comunismo”, divenne il palcoscenico per “sventolare i risultati della ricostruzione della Germania dell’Ovest in faccia a quella dell’Est”, istituendo una mostra internazionale Documenta, a Kassel, una città a pochi chilometri da un’installazione di missili puntati sull’ Unione Sovietica.

La prima edizione di Documenta fu nel 1945. Le successive edizioni inizialmente ogni quattro anni e poi ogni cinque. Nei primi anni le partecipazioni americane evidenziarono l’importanza di Pollock e degli altri espressionisti astratti ma, in seguito, anche lo splendore commerciale della Pop art.

In un contesto così bollente e vivace, la decisione e l’azione di Madoi si distingue per il suo coraggio e il suo valore.

Arte e vita: una reazione “scomoda”

Erano anche gli anni delle contestazioni giovanili e dell’arte che chiede nuovi spazi e nuovi pubblici: un’arte pubblica come “materializzazione di un pensiero critico”. Perciò, quale miglior palcoscenico di Berlino per la denuncia di Madoi?

Le opere mettono l’accento sul tema del dolore, ponendo un’aperta critica contro chi il muro l’aveva eretto ma anche contro chi lo aveva “permesso, tollerato e tacitamente forse anche condiviso”.

Per citare Nuccio Acquarone, Madoi avrebbe presentato una novità scomoda “perché avrebbe proposto all’equazione ‘muro-rischio-morte’ l’assioma ‘muro-vita’, scombussolando tutto: interessi, ragioni politiche, odi, rancori, prove di forza e di coraggio”.

Il progetto avrebbe proposto, in un ampio affresco di quarantacinque metri di lunghezza, un bambino di età incerta, l’“infante madoiano”, protagonista di tante sue opere, creatura da poco al mondo ma già senza speranza, in cui “bene e male bisticciano e si compenetrano”, al centro dell’affresco, solo con sé stesso, tra adulti che si amano e che si odiano.

In questo studio la pittura di Madoi evoca un forte accento simbolista, di marca munchiana, ed espressionista: i colori della tavolozza sono alternativamente cupi e chiari; il disegno è sintetico ma il contorno delle figure è pesante.

Esprime con grande forza il tema del disagio esistenziale, “di una disperazione quasi metafisica dell’uomo”, che, come l’opera di Munch, è tesa a dare un quadro dell’esistenza non uniforme, ma “dialettico”. L’esistenza è vista come conflitto di due forze opposte: vita e morte, solitudine e amore, distruzione e generazione.

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