L’amor di Patria: per i fratelli Klitschko un altro round da combattere

Con la nascita del conflitto in Ucraina molti sportivi, soprattutto pugili, hanno deciso di abbracciare le armi e difendere la loro Nazione

Vitali Klitschko durante gli scontri in Ucraina (Ansa)

“Sono convinto che sopravvivremo, staremo in piedi e saremo in grado di mostrare la nostra forza e il nostro spirito”. Si apre così il discorso ai cittadini che il sindaco di Kyiv, Vitali Klitschko, ha tenuto insieme al fratello dopo il primo attacco russo. Entrambi campioni mondiali dei pesi massimi, oggi tornano a combattere contro un nemico più grande, la Russia, che da più di una settimana sta creando tensioni in tutto il mondo.

Se il nome dei fratelli Klitschko è sulla bocca di tutti per le loro vittorie nella boxe, oggi a prevalere sulla scena è la loro scelta di arruolarsi in difesa dell’Ucraina.

La politica dei fratelli Klitschko

La storia – soprattutto politica – dei fratelli Klitschko inizia negli anni 2000. È l’11 Dicembre del 2004, Mandalay Bay Resort di Las Vegas, Vitali Klitschko deve difendere il titolo WBC contro Danny Williams (UK). Calzoncini neri con bande arancioni Vitali, cappello arancione Wladimir, all’angolo, al fianco del fratello. Entrambi hanno fatto una scelta politica, con quel colore: arancione come il partito di Yushenko. Alla fine dell’incontro Vitali dedicherà la sua vittoria a tutti coloro che credono nella democrazia ed esprimerà il suo completo sostegno a Yushenko.

Un mese prima, nel novembre del 2004, si sono tenute le elezioni presidenziali in Ucraina. Il periodo elettorale inizia nel peggiore dei modi. Viktor Yushenko, infatti, candidato democratico filoccidentale, nel settembre del 2004 viene avvelenato: nel suo sangue vengono trovate tracce di diossina e il candidato resta sfigurato in volto.

A fine scrutinio il vincitore è Yanukovich, presidente filorusso, con 49% dei consensi, ma l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa dichiara che il voto non risponde alle norme democratiche. Nel frattempo nelle piazze ucraine inizia la rivolta, tutti riconoscono Yushenko come il presidente eletto e accusano brogli elettorali. La notizia circola e ne nasce un movimento di protesta con a capo proprio Yushenko, una rivoluzione arancione. A causa del disordine, anche l’Unione Europea e gli Stati Uniti si dichiarano preoccupati e invitano gli ambasciatori ucraini di tutti gli Stati a rivedere i risultati del voto. Confermata l’irregolarità, il 26 dicembre Yushenko viene eletto presidente con il 52% dei voti e a dà inizio al suo mandato fino al 2010.

Nonostante la carriera pugilistica, Vitali inizia il suo percorso in politica e diventa consigliere di Yushenko per poi tentare due volte di essere eletto sindaco di Kyiv, nel 2006 e nel 2008, riuscendo nell’intento soltanto nel 2014 per poi essere rieletto in un secondo mandato. 

Nel 2013, prima di diventare sindaco, insieme al fratello Wladimir, Vitali appoggia e guida le proteste di Euromaidan e la rivoluzione che porta alla caduta di Yanukovich, da presidente, accusato questa volta di corruzione. Con il termine Euromaidan si fa riferimento ad una serie di violente manifestazioni pro-Europa che si sono tenute principalmente a Kyiv tra la fine del 2013 e il 2014, proprio in piazza Indipendenza (in ucraino Majdan) della città.

Rivoluzione arancione
Il presidente Yushenko con Julija Tymošenko durante la campagna elettorale

Le proteste iniziarono nella notte del 21 novembre, in seguito alla decisione del governo ucraino di sospendere l’accordo di libero scambio con l’Unione Europea in cambio di relazioni economiche con la Russia. Oltre alle numerose richieste di dimissioni del governo, la folla accusò di corruzione, di abuso di potere e di violazione dei diritti umani gli organi di governo e le manifestazioni si protrassero oltre il 18 febbraio 2014, giorno in cui fortissimi scontri causarono oltre 100 morti, tra i quali anche alcuni agenti di polizia.

Le proteste portarono alla deposizione, a fine febbraio, del presidente Yanukovich, sostituito prima ad interim da un governo provvisorio filo-occidentale, e poi nel maggio 2014 all’elezione di Porosenko.

I fratelli Klitschko hanno sempre sostenuto una politica pro-Europa, ma soprattutto molto ostile alle mire egemoniche della Russia, sostenendo tutti i movimenti ucraini europeisti. L’entrata dell’Ucraina nell’Unione Europea, secondo Vitali Klitschko, significherebbe dare l’opportunità al Paese di promuovere la vera libertà e la vera democrazia, lontana dal pericolo russo. Il 16 novembre 2015, Vitali viene rieletto, per la seconda volta, sindaco della città di Kyiv.

Lo scoppio della guerra e la decisione di arruolarsi

Il 24 febbraio 2022, Vitali e suo fratello Wladimir hanno annunciato la decisione di arruolarsi per la difesa dell’Ucraina dall’invasione russa. Insieme a loro, tantissimi civili ucraini non hanno abbandonato il Paese pur di resistere all’avanzata russa.

Da giorni i due fratelli rivolgono appelli quotidiani all’Europa e soprattutto a Berlino, continuando a chiedere sostegno per il loro popolo, per la democrazia e per la pace dell’Europa. Diverse le parole di avviso verso i russi e i bielorussi, che sono stati invitati più volte a condannare la guerra e a restare a casa. Insieme al fratello, oltre a combattere, si è recato spesso in metropolitana, dove migliaia di cittadini si sono rifugiati per scappare dalle esplosioni e sta gestendo anche la creazione di diversi hub per fornire agli abitanti cibo, vestiti e generi di prima necessità.

Klitschko Majdan
Vitali Klitschko durante le proteste in piazza Majdan (Reuters)

Secondo alcune fonti, i fratelli Klitschko sarebbero finiti in una lista nera del presidente Putin, assieme al presidente ucraino Zelens’kyj. Negli anni precedenti, sia Vitali che Wladimir, infatti, non hanno fatto mancare il loro disappunto e disprezzo nei confronti del Cremlino.

In buona compagnia

Ma i fratelli Klitschko non sono gli unici ad avere a cuore la propria Nazione. Negli scorsi giorni è giunta la notizia che sia Vasiliy Lomachenko che Oleksandr Usyk, entrambi ex pugili, sono rientrati in Ucraina per combattere per il proprio popolo. La benedizione sulle loro decisioni è arrivata addirittura anche da Tyson Fury, grande avversario di Wladimir Klitschko, che in una intervista ha appoggiato le scelte dei suoi colleghi e ha affermato che avrebbe fatto lo stesso per il proprio popolo.

Oleksandr Usyk, campione dei pesi massimi, è rientrato in Ucraina da Londra, anteponendo l’amore per il suo paese alla possibilità di rigiocare il match contro Anthony Joshua. “Sono qui per fare il mio dovere di ucraino. La mia carriera viene dopo. Ora devo lottare contro Putin per la libertà del mio paese” ha detto alla CNN, aggiungendo “Non voglio uccidere ma potrei non avere scelta”. Lomachenko, invece, è tornato invece dalla Grecia e si è arruolato nel battaglione di difesa territoriale Belgorod-Dnestrovsky, come ha comunicato il sindaco della città, Vitaliy Grazhdan.

di Mattia D’Annucci

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