Aung San Suu Kyi veramente libera: da Parma petizione e spettacolo

UN CAVILLO LE IMPEDISCE DI DIVENTARE PRESIDENTE DELLA BIRMANIA: IL MONDO SI MOBILITA

Aung San Suu Aung.San (1)Kyi, premio Nobel per la pace e leader della Lega nazionale per la Democrazia, il partito che in Birmania lotta contro la dittatura militare, ha bisogno dell‘aiuto di tutto il mondo.

“L’attuale Costituzione Birmana – spiega Albertina Soliani, ex-senatrice e fondatrice dell’ Associazione parlamentare di amicizia italo-birmana – varata dai militari nel 2008, vieta a chi abbia spostato una persona o abbia figli di cittadinanza straniera, di candidarsi alla presidenza del Paese.”

Alle elezioni che si terranno quest’anno sarebbe eletta presidente con assoluta certezza se non fosse che Suu Kyi è vedova di Michael Aris, studioso inglese di cultura tibetana e professore a Oxford, e madre di due figli, cittadini inglesi.

“La Costituzione contiene altre norme a favore dei militari – continua l’ex senatrice -: indipendentemente dal risultato delle elezioni, il 25% dei seggi in parlamento spetta di diritto ai militari. Aung San Suu Kyi ha bisogno dell’appoggio di tutto il mondo e per questo è stata creata una petizione internazionale ad hoc.”

IL MONDO PER SUU KYI – ‘Aung San Suu Kyi veramente libera: cambiamo la Costituzione birmana’, è il nome della petizione online promossa dall’Associazione per l’Amicizia Italia Birmania di Parma. Tra i primi firmatari Desmund Tutu, premio Nobel per la Pace, l’ex calciatore Roberto Baggio, Peace Submit Award, Sandra Zampa, deputata e presidente Associazione Parlamentare ‘Amici della Birmania’, Giuseppe Malpeli, presidente dell’Associazione per l’Amicizia Italia-Birmania, Valeria Fedeli, vicepresidente del Senato della Repubblica, Ivano Dionigi, rettore dell’Università di Bologna, e altre personalità del mondo culturale e politico. La petizione sarà consegnata a Thein Sein, capo del governo Birmano, per chiedere che venga modificato l’articolo 59 (f) che di fatto impedisce ad Aung San Suu Kyi di candidarsi presidente. La petizione è internazionale: le firme che verranno raccolte in Italia si sommeranno a quelle delle campagne gemelle che si stanno creando in altri paesi del mondo. Per firmarla anche tu, clicca qui.

L’OPINIONE PUBBLICA PER CAMBIARE LE REGOLE – Figlia di Aung San, eroe dell’ indipendenza Birmana ucciso in un attentato, Suu Kyi entra attivamente in politica nel 1988, anno di forti contestazioni al regime militare che è al potere dal 1962. Nonostante il successo elettorale ottenuto dalla Lega per la democrazia nel 1990, i militari non hanno riconosciuto la validità delle elezioni e Aung San Suu Kyi è stata condannata agli arresti domiciliari. Dopo essere stata liberata nel 1995, viene arrestata nuovamente nel 2000 per poi essere liberata definitivamente nel novembre del 2010. Dal 2012 Aung San Suu Kyi è in Parlamento e gode di un sostegno popolare enorme.  

La Soliani racconta che in Birmania Aung San Suu Kyi  si sta battendo per la modifica della Costituzione raccogliendo più di 5 milioni di firme; sa che il governo birmano è molto sensibile all’opinione pubblica internazionale e piccoli ma graduali passi verso una democratizzazione della vita del Paese  – compresa la sua liberazione – sono in parte merito delle pressioni fatte dalla comunità internazionale. “Aung San Suu Kyi ha chiesto di trovare altre vie rispetto alle sanzioni economiche finora applicate perché, seppur efficaci, impoveriscono un popolo già molto in difficoltà: la petizione è una risposta concreta a questa richiesta.”

IL TEATRO PER RICORDARE LA BIRMANIA- A rimarcare ancora una volta il legame che esiste tra Parma e il premio Nobel per la pace, è ‘Vita agli arresti di Aung San Suu Kyi‘, rappresentazione teatrale voluta dalla Associazione per l’Amicizia Italia Birmania, in collaborazione con il  Teatro al Parco, in sala sabato 21 febbraio. Un lavoro nato dalla penna del regista-scrittore Marco Martinelli e dall’attrice Ermanna Montanari della compagnia del Teatro delle Albe di Ravenna.

Un’opera che prende avvio dal pensare alla Birmania e alla sua potenziale vicinanza, o meglio, dalla sua non distanza dall’Italia: “Non c’è nessun altro posto in Italia e in Europa che sia vicino a Suu come lo è Parma, e a cui lei sia molto vicina. Questo spettacolo è una bomba atomica”, commenta Albertina Soliani invitata a salire sul palco dopo i fragorosi e meritati applausi per attori e regista al termine della rappresentazione. Due ore e trenta minuti in cui luci, musiche, monologhi, testimonianze, proiezioni originali in bianco e nero, date e fotografie raccontano in tappe principali la storia della vita di Aung San Suu Kyi così come quella politica e sociale della Birmania. “E’ una storia verissima, non c’è una sola cosa che non sia vera, e con questo spettacolo avete ampliato enormemente non solo la conoscenza, ma anche il sentimento e l’animo del popolo birmano; una cronaca fortissima di tutti gli ostacoli di varia natura che Aung  San Suu Kyi deve ancora combattere: è finita ma non è finita”, dichiara l’ex senatrice alla compagnia.

“L’idea era quella di rappresentare alcune figure che lottano per mantenere la bellezza del mondo“, spiega Ermanna Montanari, così simile all’eroina birmana per i suoi tratti orientali che non poteva che essere lei a rappresentarla sul palco. “Sentivamo il bisogno di una figura ‘bella’, al cui passaggio si potesse odorare l’aria”, ricorda l’attrice, che confida: “Ogni volta che porto sul palco questo personaggio per me è un onore, ma al tempo stesso terribile: sto facendo una figura viva, anche se ce la siamo inventata, anche se l’abbiamo ricostruita e ce la siamo immaginata a vivere e a convivere con i propri fantasmi”. Una sfida, dunque, sia a livello personale che recitativo per Montanari, ‘costretta’ ad imporsi un equilibrio misurato e un sorriso costante – forma di saluto e di accoglienza in Oriente – che le hanno fatto sperimentare sul paloscenico anche un diverso modo di respirare.

delegazione birmaniaL’ASSOCIAZIONE PER L’AMICIZIA ITALIA BIRMANIA- La petizione e lo spettacolo teatrale sono solo alcune delle attività svolte dall’associazione, realtà nata a Parma grazie al coinvolgimento diretto di Giuseppe Malpeli, il presidente, Albertina Soliani e altri cittadini. L’associazione si propone di creare ponti che possano reggersi su legami forti tra i due popoli per aiutare la piena instaurazione della democrazia nel Paese, in particolare  ha contribuito in modo determinante al conferimento della cittadinanza onoraria di Parma nel 2007 ad Aung San Suu Kyi  e soprattutto alla sua visita nel 2013. “Il fatto che lei sia voluta venire in Italia e a Parma in particolare – racconta ancora Albertina Soliani – è segno che il nostro lavoro cominciato in silenzio 10 anni fa ha dato i suoi frutti, si è costituito un legame di amicizia reale.”

L’associazione ha anche organizzato una delegazione civile di 40 persone che, lo scorso dicembre, è andata  in Birmania. Lo scopo è stato quello di portare una rappresentanza della società civile italiana a contatto con la popolazione del Paese per ribadire l’amicizia e tessere legami di reciproco aiuto e conoscenza. Ricevuta da medici, politici,volontari, agricoltori ed altre personalità birmane, la delegazione è stata accolta a casa di Aung San Suu Kyi dove le è stata cantata l’aria ‘Va’ pensiero’. “E’ stato molto emozionante essere ospiti nella casa dove è stata rinchiusa per 17 anni. Con molta semplicità Aung San Suu Kyi  ci ha offerto della torta e ha ascoltato il nostro coro apprezzandolo molto nonostante nessuno di noi sia un professionista, si tratta veramente di una donna umile e gentile, dotata tuttavia di una forza straordinaria”, commenta Piero Arganini uno dei membri della delegazione.

 

di Adriano Arganini, Francesca Gatti, Andrea Cammarata

1 Commento su Aung San Suu Kyi veramente libera: da Parma petizione e spettacolo

  1. Leopoldo Sarli // 5 marzo 2015 a 10:18 // Rispondi

    c’era anche l’Università di Parma nella missione dei 40 a Yangoon per incontrare Aung San Suu Kyi. Il sottoscritto e la professoressa Lorella Franzoni, in rappresentanza del CUCI e quindi della nostra Università, hanno portato alla “Signora” (così viene chiamata dal popolo Birmano Aung San Suu Kyi) i saluti del Rettore e le hanno donato la penna d’oro simbolo dell’Ateneo. Spero di tornare presto in Birmania, questa volta con gli studenti dell’Università di Parma, per portare avanti con il CUCI progetti di cooperazione in collaborazione con la Signora divenuta nel frattempo capo del Governo.
    Leopoldo Sarli

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