Stefano Manici, il re della montagna “cresciuto a pane e moto”

IMBATTIBILE DA QUATTORDICI ANNI

manici stefano motoQuattordici volte sul primo gradino del podio nel Campionato Italiano Velocità in Salita, il motociclista nevianese Stefano Manici è il re della montagna. Dal 2009 detiene il record d’imbattibilità nella sua categoria, la Naked 650. Uno sport, il suo, le cui origini sono abbastanza recenti: è il 1959 quando la Federazione Motociclistica Italiana istituisce il primo Campionato Italiano della Montagna, che si disputa sotto forma di cronoscalate su strade pubbliche. Dopo il grande successo iniziale, negli anni Ottanta il campionato subisce un calo d’interesse per poi riconquistare il pubblico negli ultimi anni. Dal 2010 viene cambiato il nome in Campionato Italiano velocità in Salita.

LA PASSIONE PER LE MOTO – In casa Manici la moto è sempre è stata una grande passione. Passione condivisa con tutta la famiglia: “Mio padre e mio zio mi hanno trasmesso questa passione – racconta Stefano Manici – e io sono cresciuto a pane e moto”. La prima gara, ricordo indelebile, Manici l’ha corsa nel 1992 a Sanremo: all’epoca era appena diciottenne e già gareggiava con moto di grossa cilindrata (750cc). Il talento già si vede, il campione italiano si posiziona quarto a pochi millesimi dal podio. “E’ stata la conferma che le moto erano la mia vita – continua – e da quel momento non ho più smesso. Dopo qualche gara avevo già conquistato il mio primo podio”.

MANICI RACING TEAM – Dal 1999 il nevianese ha una squadra tutta sua, la Manici Racing Team, che gestisce insieme alla moglie: “E’ una bella soddisfazione perché la nostra è un’associazione dilettantistica che funziona bene, anche se nell’ultimo periodo trovare gli sponsor è sempre più complicato per colpa della crisi”. La moto che utilizza in gara è la Triumph 675, la stessa da tre anni a questa parte. Nonostante i ripetuti successi, Manici non si è montato la testa e il rapporto con i suoi colleghi motociclisti è positivo: “Credo che il rispetto sia fondamentale. Io non do mai niente per scontato, anzi penso sempre che posso migliorarmi e che devo stare attento perché gli altri possono battermi”. Una teoria questa, che visti i risultati, si rivela essere ottima; “nel mondo delle moto, spiega il campione italiano, non bisogna mai sentirsi imbattibili perché quando uno parte convinto di vincere è la volta buona che non lo fa. Prima di una gara, quando l’adrenalina è sempre alle stelle non mancano i rituali scaramantici: “Io – svela – faccio sempre una corsa a piedi; scarica tensione e mi porta fortuna.” Singolari, invece, le emozioni del pre-gara del pilota parmense che spiega: “Prima della partenza vado in tranche, mi viene una sensazione di sonnolenza; pochi istanti prima del via invece mi sento come una molla pronta a scattare.”

manici stefano motoSEMPRE IN PISTA – Durante l’inverno non si disputano gare: “In questo periodo non utilizzo la moto :non avrebbe senso! Ma cerco di tenermi in forma facendo qualche corsa a piedi ed iniziando ad allenarmi in previsione delle gare a marzo”. Pur essendo gare brevi (non superano i cinque minuti a pilota), a livello mentale sono faticose perché impegnano per giornate intere, spesso sotto il sole cocente che con una tuta di pelle, non è di certo una pacchia. L’età conta relativamente: “Non posso dire che conta del tutto perché altrimenti dovrei smettere: ho visto gente gareggiare fino a cinquant’anni. Occorre quindi cambiare l’allenamento rispetto a quando si ha vent’anni”.
Stefano che gareggia nella categoria Naked, inizierà il campionato a giugno con sei gare comprendenti cinque trasferte tra cui una doppia a Spoleto. Agosto sarà il mese più impegnativo poiché il nevianese gareggerà a Frosinone, Bologna e di nuovo a Spoleto.
Nel corso degli anni Stefano ha continuato a conciliare il lavoro con la sua passione; stessa cosa per la vita privata: è sposato con due figlie. “Lavorando la soddisfazione è doppia,come doppio è anche l’impegno. La mia famiglia mi segue sempre e questo è fondamentale perché altrimenti non avrei gli stimoli giusti e la spinta per continuare”.

LE GARE PIU’ IMPORTANTI – Ci sono due gare che rimarranno sempre tra i ricordi indelebili di Stefano: la prima è la Castione Bazzano del 2007, la seconda è la cronoscalata di Sondrio nell’aprile 2001. “Nella Castione Bazzano – spiega – corro sulle strade di casa. Dal punto di vista del percorso è più facile, perché sono le strade in cui sono cresciuto, ma l’emozione è doppia rispetto ad una gara normale; al bordo della strada ci sono i tuoi amici che fanno il tifo per te ed è bellissimo”. L’edizione del 2007 aveva un sapore speciale, perché intitolata al fratello Alessio – anche lui motociclista – scomparso in uno scontro frontale con Alan Pedrona durante le prove del percorso di Pieve di Teco (Imperia) il 3 giugno 2000: “Vincere quel trofeo nel 2007, nel memorial per Alessio è stato indimenticabile. Era una gara come le altre del campionato, ma per me aveva un significato particolare”. Inizialmente, dopo l’incidente mortale del fratello, Manici abbandona le corse in moto, nonostante anche in quell’anno fosse primo in classica nella categoria 1000cc. Dopo due mesi decide di iscriversi alla classica Sillano Ospedaletto: “Sono andato alle prove del sabato, poi alla sera sono tornato a Neviano dato che la gara non era distante. Di solito prima delle gare sono tranquillo, ma quella notte non ho chiuso occhio; mi domandavo se stavo facendo o no la cosa giusta. Non me la sono sentita e al mattino dopo non ho gareggiato”. In quel momento Stefano ha pensato di aver chiuso davvero con le moto, poi l’inverno ha portato consiglio e lenito il dolore della perdita di Alessio e ad aprile ha deciso di riprovarci. “Mi sono iscritto alla cronoscalata di Sondrio. L’ho fatto per vedere di capire cosa diceva la mia testa. Quella mattina sono salito in moto ed è stato come se non fossi mai sceso”, racconta. La famiglia gli è sempre stata vicina nelle sue scelte, condividendole e accettandole: “Ho capito – spiega – che smettere di correre, non avrebbe riportato in vita Alessio. La vita è fatta di attimi; quando sono in moto cerco sempre di stare attento, di non cadere, di non farmi male, ma poi è il destino a decidere per noi. Mi dispiace per mia mamma – conclude – perché capisco quello che prova ogni volta che mi vede caricare la moto sul furgone, ma alla fine so che anche lei ha capito che questa è la mia passione e non mi ostacola perché vede che sono felice”.

manici stefano motoSE TORNASSI INDIETRO – “Se ho rimpianti? Forse l’unico cruccio è che ho corso quasi sempre in salita.” Nel 1993 Stefano aveva provato anche a gareggiare su pista guadagnandosi qualche podio.Un infortunio alla spalla però lo aveva demoralizzato e  gli impedito di dedicarsi maggiormente al circuito.”Non averci provato mi manca però allo stesso tempo mi rendo conto che sono quello che ha vinto più titoli nella mia specialità. Forse se avessi intrapreso un’altra strada non avrei avuto le stesse soddisfazioni”.

di Chiara Corradi, Marco Tucci, Elisa Zini

 

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