59,9 motivi per dire NO alla soglia minima POS

Tra le primissime mosse dell'attuale Governo si fa strada l'introduzione di una soglia minima per il pagamento tramite POS. Ma perché?

Nei giorni scorsi è emersa la volontà del Governo di porre la soglia minima per pagamenti elettronici a 60 euro tagliando fuori, così, la stragrande maggioranza delle spese quotidiane.

Dopo anni di obbligo per esercenti e professionisti di accettare pagamenti tramite POS, senza però sanzioni di nessun genere in caso di rifiuto (rendendo – di fatto – l’obbligo nullo), si era finalmente giunti all’introduzione di sanzioni a fine Giugno 2022, con il decreto legge 36 (una base di 30 euro a cui si sarebbe aggiunto il 4% della transazione rifiutata).

Nonostante ciò, negazioni e rifiuti non hanno tardato a farsi sentire: erano comunque molti i commercianti a non accettare pagamenti con carte, molte anche le notizie riguardo una certa strafottenza verso le sanzioni. Non hanno quindi tardato le prime eccezioni introdotte dal Governo: il direttore dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, Marcello Minenna, aveva annunciato che “i tabaccai saranno esentati dall’obbligo di accettare pagamenti con carta di credito per quanto riguarda i tabacchi e i valori bollati” nel corso del T2000 in Tour, il salone dei prodotti e dei servizi per la Tabaccheria. Una notizia che ha suscitato la soddisfazione della Federazione italiana tabaccai. 

Possiamo sollevare un punto a riguardo: facendo un giro di varie tabaccherie (a Parma e non) risulterà evidente come, infatti, questa sembri essere la categoria più avversa ai pagamenti digitali, contestando i costi di gestione per le transazioni – che normalmente sono piuttosto basse in questo tipo di attività – ma che non sono poi tanto diverse da quelle di un bar; è meno frequente che un barista si rifiuti di far pagare un caffè col POS. Marco Barbieri, segretario locale di Confcommercio aveva a tal proposito lanciato un appello alle banche chiedendo di agevolare le piccole realtà proprio nelle commissioni su piccoli importi.

La maggiore digitalizzazione dei sistemi di pagamento, come scontrino e fattura elettronici, rende possibile anche per le piccole realtà dotarsi di sistemi per gestire meglio la propria attività ed è dunque difficile inquadrare la mossa del Governo di creare un tetto minimo sotto il quale non è obbligatorio l’uso del POS.

Contro il provvedimento si è schierato il Codacons: Le ripercussioni più pesanti saranno quelle subite dagli utenti che, se vorranno acquistare tabacchi o marche da bollo, saranno costretti a ricorrere al contante. Per tale motivo invitiamo i tabaccai a consentire, nonostante la circolare dell’Agenzia, i pagamenti con Pos in favore di quei cittadini che ne faranno richiesta”.

Perché  dunque il Governo non intende insistere sulla tracciabilità dei pagamenti? La domanda sorge spontanea, anche perché un rapporto di MedioBanca indicava la possibilità di tagliare significativamente le commissioni sulle transazioni tramite POS per evitare impatti negativi sul mondo bancario. Anche tra i collaboratori del Presidente Meloni – che la accusano di agevolare gli evasori fiscali – c’è qualche incertezza.

Il segretario del Pd Enrico Letta, seguito dai 5 Stelle, parla di “un invito all’evasione”. La Premier sta, però, agendo con prudenza: la legge dovrà comunque essere approvata da Bruxelles che potrà anche introdurre eventuali modifiche. Il via libera comunitario è necessario in quanto questo provvedimento rientra negli impegni sottoscritti nel PNRR e perché Bruxelles aveva in passato incentivato l’uso di carte e bancomat per ridurre l’evasione fiscale, per la quale siamo tra i primi nel Continente.

Questo è uno dei nodi centrali da sciogliere nella proposta di legge, così come quello riguardante il tetto all’uso del contante: anche su questo tema l’Europa era già intervenuta invitando ad abbassare la soglia, tanto da prevedere che a Gennaio 2023 scendesse da duemila a mille euro. Il governo Meloni ha invece intenzione di alzare il limite a cinquemila euro: non esiste una norma europea che vi fissi una quota, così come per il POS.

Ma in tutto questo: noi nativi digitali, la cosiddetta ‘generazione del futuro’? Mi è parso giusto e scontato provare a dare una risposta. Non esco quasi mai di casa con una quantità di soldi contanti che superi i pochi centesimi e, fino a qualche giorno fa, mi aspettavo di poter gestire le mie spese tranquillamente con la carta. L’unico ostacolo realmente percepito restava quello delle tabaccherie con cui mi è capitato di scontrarmi più volte (ovviamente non sono l’unica e Parma non è di certo l’unica città incriminata).

Molti dei miei coetanei concordano che non disporre più di questa certezza sia un passo indietro in termini di innovazione, specie rispetto alle aspettative verso la società attuale. Perché, detto francamente, ci aspettiamo una vita resa più comoda da tutti i progressi che il nostro tempo ha portato.

È, oltretutto, doveroso rimarcare l’importanza e gli investimenti di banche e app ideate ad hoc nell’assicurare il servizio di pagamento via smartphone (come ApplePay e simili) che non sarà più possibile usare in ogni occasione, data la natura di tipo digitale, applicabile solo al POS. Con il boom dei pagamenti in digitale, sul mercato sono proliferati istituti di moneta elettronica che offrono, sotto forma di App, una carta di pagamento e una serie di servizi aggiuntivi – inclusi o da acquisire – come cashback, modalità per proteggere e invogliare i consumatori nei loro acquisti.

La reazione non può che essere durissima anche da parte delle associazioni dei consumatori: la manovra è percepita come uno schiaffo statale ai consumatori che cancella in un solo colpo otto anni di battaglie in favore degli utenti.

Se parliamo invece degli aspetti tecnici e burocratici della faccenda, resta comunque un punto interrogativo: se si teme per i comportamenti illeciti in campo fiscale, allora perché tagliare via una mossa sensata come quella presa da Draghi nel voler sanzionare chi, in fin dei conti, si rifiuta di fatturare?

Credevo questi miei interrogativi fossero condivisi anche da persone più grandi, ma con mia sorpresa, ho appreso tutt’altro. Gli ‘adulti’ sono piuttosto indifferenti alla manovra, non hanno forse mai realmente accettato di dover cambiare le loro abitudini di acquisto, che avvenivano per lo più in contanti, e questo cambio di rotta non sembra disturbarli.

Scavando un po’ più a fondo, emerge da parte loro – in alcuni casi – il timore di essere controllati dallo Stato nei loro investimenti. Che sia lo stesso per i commercianti? Si deve ammettere che i proprietari di attività solitamente non sono propriamente giovani adulti – anche se il trend si sta lentamente invertendo. Forse questa convinzione è condivisa anche dal nuovo Premier?

Stando alle ultime notizie, inoltre, La Banca d’Italia ha bocciato alcune misure contenute nella legge di bilancio 2023. Il capo servizio struttura economica di Bankitalia, Fabrizio Balassone, ha sostenuto che le disposizioni in materia di pagamenti elettronici risultano in opposizione alla modernizzazione del Paese, che rientra negli obiettivi centrali del PNRR. La manovra sembrerebbe non lottare a favore dell’evasione fiscale e metterebbe in pericolo milioni di utenti che utilizzano la moneta digitale. Alle considerazioni di Balassone si è affiancata la Presidente dell’authority dei conti pubblici, Lilia Cavallari, sostenendo che “Con il tetto al contante a cinquemila euro si rischia di frenare i vincoli che contribuiscono a contrastare il riciclaggio e l’evasione fiscale”.

La risposta del Governo Meloni non si è fatta attendere: in tarda serata il sottosegretario all’attuazione del programma, Giovanbattista Fazzolari, ha attaccato Banca Italia per il suo “racconto distorto”. “Esprime la visione delle banche private da cui è partecipata” ha affermato il Senatore.

Resta il fatto che qualunque sia la personale posizione dei collaboratori dell’attuale Governo, questi debbano innanzitutto provvedere alla guida di uno Stato nel modo più efficace ed efficiente, eppure sono molte le incongruenze che sorgono da questo avanzamento di cambio programma. Si crede davvero che una decisione simile possa agevolare l’economia italiana? O si stanno favoreggiando le attività commerciali a scapito degli acquirenti?

di Pradama Caputo

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