Alex Schwazer e il doping: la lunga battaglia per la verità
Una docuserie che parla di traguardi, vittorie ma anche di un cammino pieno di umiliazione, sofferenza ma soprattutto voglia di riscatto
Il caso Alex Schwazer, docuserie di quattro episodi che ripercorre la tragedia che ha visto protagonista il marciatore azzurro, è finalmente approdata su Netflix il 13 aprile. Un documentario diretto da Massimo Cappello che mostra allo spettatore un’incredibile vicenda sportiva e giudiziaria che ha coinvolto Alex Schwazer, tra positività al doping, confessioni ma anche menzogne.
Dal doping alla squalifica: una storia vera
Schwazer alle Olimpiadi di Pechino del 2008 vince l’oro olimpico in una delle sfide più dure di sempre, la 50 km di marcia, vittoria che fa battere il cuore a tutti gli italiani. Il 6 agosto 2012, alla vigilia delle Olimpiadi di Londra, Schwazer, durante un controllo della WADA (World Anti-Doping Agency, l’Agenzia mondiale antidoping), viene trovato positivo all’eritropoietina (EPO, un ormone glicoproteico che regola la produzione di globuli rossi), che ne attesta la positività al doping. Da mito dello sport italiano, considerato come il marciatore più forte, in poco tempo viene bollato come sportivo dopato.
Schwazer nella docuserie ammette di aver iniziato, prima di essere risultato positivo al test antidoping, uno scambio di e-mail con il medico Michele Ferrari, assumendo il nome fittizio di Alfred Reiner. Tra i due era nata un legame, alla cui base ci saranno incontri segreti, che poi conduce Schwazer in un vero e proprio tunnel da cui è difficile uscirne. Ferrari e il medico Francesco Conconi svolgeranno un ruolo molto importante nello sviluppo del doping in ambito internazionale, già a partire dagli anni Ottanta, tra emotrasfusioni, steroidi al fine di colmare il gap con gli Stati Uniti e la Russia.
La positività viene confermata da Schwazer stesso durante una conferenza stampa, in cui ammette di aver fatto uso di eritropoietina “per essere competitivo come gli altri”, soprattutto come i Russi. Dichiarazione che gli costerà caro: una squalifica di 3 anni e 6 mesi.
Nonostante Schwazer abbia ribadito nella conferenza di aver deciso da solo di doparsi, è stata coinvolta anche la fidanzata di quegli anni, la pattinatrice azzurra Carolina Kostner. Quest’ultima non fu risparmiata dal Tribunale Nazionale Antidoping che, infatti, decise di squalificarla per 1 anno e 4 mesi e mille euro di multa, accusandola di complicità e omessa denuncia nella positività dell’ex fidanzato. Una sentenza non condivisa dalla Kostner, che avrebbe detto: “Sono molto amareggiata e delusa, ma sono determinata ad andare fino all’ultimo grado di giustizia. Andrò fino al Tas di Losanna”.
Schwazer nel 2015 torna ad allenarsi sotto la guida di Sandro Donati, allenatore italiano di atletica leggera e noto per le sue battaglie contro il doping. Una ripartenza che farà sognare Schwazer, il cui unico obiettivo sarà la partecipazione all’Olimpiade di Rio de Janeiro. L’8 maggio 2016 a Roma vince la 50 km di marcia con 3 ore e 39 minuti. Il 22 giugno 2016 la Gazzetta dello Sport però rivela la nuova positività del marciatore. Questa volta, Schwazer non ammette di essere colpevole, sostenendo la manipolazione dei risultati al controllo antidoping effettuati dalla IIAF (International Association of Athletics Federations, o Federazione internazionale dell’atletica leggera). Il 10 agosto 2016 arriva la condanna, in cui il TAS (Titolo AntiStreptolisinico) decreta una squalifica di 8 anni.
Dopo la sentenza, si inizierà a parlare di analisi alterate con l’obiettivo di squalificarlo e di mettere fine alla sua carriera sportiva.
Un complotto bidirezionale: danneggiare Schwazer ma anche il suo allenatore Donati. Nel febbraio 2021 Schwazer è stato assolto dal GIP del Tribunale di Bolzano, che si è mostrato a favore dell’archiviazione del procedimento penale a suo carico per non aver commesso il fatto. Il GIP si è scagliato contro l’Agenzia mondiale antidoping e la Federazione internazionale di atletica leggera dicendo: “Lo scrivente ritiene accertato con alto grado di credibilità razionale che i campioni di urina prelevati ad Alex Schwazer il primo gennaio 2016 siano stati alterati allo scopo di farli risultare positivi e dunque di ottenere la squalifica e il discredito dell’atleta, come pure del suo allenatore Sandro Donati” (per approfondire al seguente link).
Nonostante sia stata inoltrata la richiesta di annullamento della squalifica da parte di Schwazer, il tribunale della Confederazione elvetica di Losanna l’ha respinta, confermando gli 8 anni ed escludendolo definitivamente dalla partecipazione alle Olimpiadi di Tokyo 2020.
Cosa fa oggi Alex Schwazer?
Schwazer pensava che Kostner sarebbe stata la donna della sua vita, fino a quando lei non decise di lasciarlo dopo che era stata ritenuta sua complice. Nella vita di Schwazer è arrivata Kathrin Freund con la quale ha avuto due figli. L’addio di Kostner è stato difficile per lui, soprattutto in un momento già così delicato. “Un’altra sconfitta, ma la vita è piena di sconfitte”, così avrebbe detto Schwazer, ribadendo quanto sia stato male, sebbene poi abbia conosciuto nuove persone che gli sono state vicino come la moglie Freund.
Schwazer afferma che: “Oggi sono felice, ho una famiglia, sono un uomo migliore e più completo dopo tante legnate […] Kathrin è una donna unica, e non lo dico tanto per dire, sfido qualsiasi moglie a sopportare quello che ha sopportato. Quando era incinta di mio figlio ero contento, ma avevo in testa le Olimpiadi di Rio, e sono partito. Non mi ha mai fatto pesare niente”.
Nonostante siano stati infranti molti dei suoi sogni, Schwazer si reputa una persona felice e fortunata, “da cinque anni alleno i podisti amatori, sia qui in regione sia online, sportivi da tutta Italia: li seguo personalmente e quotidianamente […] non ho un desiderio particolare, forse che le cose proseguano così come vanno, che i miei figli crescano bene, questo mi basta” (vedi qui).
Probabilmente rivedremo Schwazer in gara dall’8 luglio 2024, quando scadrà la sua squalifica.
di Patricia Iori
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