L’inedita funzione del GDR. Alla scoperta di sé stessi attraverso l’immaginazione

Il Gioco Di Ruolo come strumento di educazione psico-emotiva

Il GDR (Gioco di Ruolo) è un concetto molto distante dalla percezione diffusa che lo vedeva come un’attività riservata a una nicchia ristretta di “eletti”, spesso stigmatizzati, bullizzati e marginalizzati dai canoni della società. Si riteneva che chi lo praticasse fosse strano, peculiare.


Per lungo tempo, il GDR ha rappresentato un modo per sfuggire dalla realtà, un tentativo di fuggire da un mondo troppo difficile per persone troppo sensibili, che non riuscivano a farcela. Tuttavia, oggi il GDR si rivela uno strumento che non solo permette a chi lo pratica di sviluppare nuove abilità, sia creative che manuali, ma ha anche favorito la nascita di un’intera nicchia economica dinamica e potente, capace di generare milioni di introiti ogni anno (solo D&D, secondo BusinessWeekly nel 2023, ha fatturato circa 500 milioni di dollari). Un esempio di questa crescita sono le numerose fiere culturali, eventi e organizzazioni che organizzano tornei di GDR.

Mille potenzialità

Il GDR non è solo una realtà ludica, ma ha anche innumerevoli effetti sui tratti psico-fisici di chi vi partecipa. Un esempio di come il GDR venga utilizzato in ambito terapeutico ed educativo è il progetto curato dalla Dott.ssa Elena Leoni, psichiatra, dalla Dott.ssa Diletta Finocchi, psicologa, dalla Dott.ssa Michela Riva, psicoterapeuta, e dal Dott. Luca Landucci, psicologo.
Il loro progetto si concentra principalmente su ragazzi autistici e con doppia eccezionalità. Questi ragazzi hanno trovato nel GDR uno strumento estremamente utile per l’educazione psico-fisica, soprattutto per affrontare difficoltà specifiche che si riscontrano in particolari ambiti della loro vita. La chiave del progetto è la possibilità di mettere in pratica sé stessi in contesti più sfidanti attraverso il gioco, interpretando ruoli diversi all’interno di un mondo fittizio ma reale, altamente regolato. Questo permette di mettersi alla prova e fare esperienza di situazioni reali (ricreate e sicure), affrontando dinamiche relazionali, le conseguenze delle proprie azioni di fronte agli ostacoli e la possibilità di prendere decisioni.
Com’è possibile che, dopo tanto tempo, il GDR non fosse ancora stato considerato uno strumento utile per aiutare persone neurodivergenti?


Sicuramente l’impatto culturale e sociale del GDR e di tutto il mondo cosiddetto “nerd” rispetto ai canoni della società è molto cambiato negli ultimi anni, grazie a un’evoluzione dei pregiudizi e a nuove dinamiche sociali. Inoltre, la crescente sensibilizzazione e le scoperte scientifiche sulle neurodivergenze hanno contribuito a questo cambiamento.


Oggi, con gli strumenti giusti, è possibile affrontare dinamiche che rappresentano un problema per alcune persone. All’interno di strutture narrative costruite ad hoc, è possibile sperimentare la propria creatività.

Perché giochiamo

Il gioco è un istinto primordiale dell’essere umano, ed è presente nelle prime fasi di sviluppo. Richiede funzioni cognitive per essere praticato. Le neurodivergenze, le cui caratteristiche sono oggi meglio comprese, non rendono i giocatori “meno” o “più” capaci, ma li portano ad avere un differente approccio mentale all’interno di una determinata dinamica, che può essere percepita in modo diverso dagli altri.


Il gioco rappresenta un ottimo modo per mettersi alla prova in dinamiche simili alla vita reale, per confrontare i propri modi di pensare, agire, decidere, percepire ed esperire emozioni proprie e altrui. Questo vale per chiunque, ma diventa particolarmente terapeutico per coloro che hanno difficoltà ad affrontare determinati aspetti della vita sociale e privata, come la percezione dell’empatia, la presa di decisioni, l’uscita dai propri schemi.


L’empatia è un aspetto particolarmente allenato durante il GDR. L’interpretazione di un personaggio permette di spogliarsi temporaneamente della propria identità (pur rimanendo se stessi) ed entrare nei panni di un personaggio fittizio, che però è “reale” all’interno del contesto narrativo.


Questa pratica richiede un certo livello di immedesimazione e plasticità. L’interpretazione implica la comprensione della rete sociale del personaggio, che deve comportarsi di conseguenza, non in base ai giocatori che lo interpretano, ma secondo le relazioni del personaggio con gli altri nel gioco. In questo senso, le dinamiche relazionali diventano importanti e il gioco può influire positivamente sulla vita reale.

Alcune regole per domarli

Non ci sono rischi nell’utilizzo del GDR come strumento terapeutico, poiché per ogni gruppo di giocatori ci sono psicologi, psichiatri e professionisti che guidano, regolano e supervisionano ogni fase del gioco.
Le regole sono un elemento fondamentale del GDR, poiché stabiliscono chiaramente cosa è permesso e cosa non lo è all’interno della finzione. Le regole garantiscono che il gioco sia sicuro sotto ogni aspetto, in particolare quello psicologico ed emotivo. Servono anche a rassicurare i giocatori, facendo loro sapere che la finzione narrativa è una fase chiusa, che può essere interrotta in qualsiasi momento in caso di necessità.
Se durante il gioco emerge un problema emotivo o una sfida troppo pesante, è possibile interrompere il gioco, uscire dalla narrazione e prendersi una pausa. Come un tasto “Pause” ma nella vita reale. Tornando ad essere se stessi e abbandonando temporaneamente il personaggio, si può riflettere su cosa abbia generato il problema, su quali emozioni siano state coinvolte e lavorare su di esse insieme al terapeuta.

Per tutti i gusti

Esistono diversi tipi di GDR, tra cui i tradizionali giochi da tavolo e i LARP. Dungeons & Dragons è il più famoso.


I LARP sono quelli maggiormente trattati dal gruppo della Dott.ssa Elena e del Dott. Luca, in quanto sono esperienziali, adattabili anche a bambini e arricchibili con vari concetti che possono includere insegnamenti di diversa natura. Non solo i giocatori sperimentano una manualità e un’immersione totale nella scena narrativa e sociale del gioco, ma ciò diventa un’opportunità per affrontare direttamente difficoltà della vita quotidiana.


I LARP sono particolarmente utili per affrontare il disturbo post-traumatico da stress e altre dinamiche legate a svantaggi socio-culturali. Le applicazioni dei LARP e dei GDR sono infinite. Possono rappresentare anche una fase “ponte” tra la condizione pregressa e l’effettiva terapia, soprattutto per quei pazienti che si rifiutano di intraprendere una terapia psicologica, a causa di paure o pregiudizi.


Un aspetto molto positivo del GDR come terapia è la creatività. All’interno di un contesto strutturato, i giocatori hanno libertà di espressione, sebbene siano sempre guidati dalle regole prestabilite. Le conseguenze delle varie espressioni comportamentali sono contestuali alle dinamiche e soggettive per ciascun individuo, come nella società reale, ma all’interno di un ambiente sicuro e regolato.
Ogni sessione di gioco è gestita da un “master” che organizza la campagna e scrive le quest. Sebbene esista una linea narrativa prestabilita, gli imprevisti e le deviazioni dalla trama principale sono possibili e frequenti.

La storia stessa può cambiare completamente grazie agli interventi e alle decisioni dei personaggi, il che fa riflettere sul ruolo della creatività in contesti liberi ma altamente strutturati. Oggi si parla molto della carenza di creatività tra i giovani, legata a contesti socio-culturali ed educativi, che spingono verso attività passive anziché creative.


Il GDR a scopo terapeutico è ancora agli inizi, ma offre potenziali risvolti positivi infiniti. Non solo è particolarmente rilevante per persone che affrontano disagi socio-culturali, economici o fisici, ma è anche utile per le persone neurodivergenti. Grazie al GDR, i giocatori possono interpretare e comprendere meglio gli aspetti della loro neurodivergenza, scoprire i propri punti di forza e lavorare su di essi per migliorare la propria vita. Rielaborando e riorganizzando la propria identità, possono viverla serenamente all’interno della propria cerchia sociale.

1 Commento su L’inedita funzione del GDR. Alla scoperta di sé stessi attraverso l’immaginazione

  1. Da neurodivergente e giocatrice di ruolo da oltre un decennio approvo ogni parola, ma soprattutto che si parli di più dei grandi benefici di quello che troppo spesso viene bollato come hobby escapista di nicchia e nient’altro.

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