Aula Tsunami occupata: occasione di crescita o causa di tensione?

TRA ACCUSE DI MOLESTIE, VANDALISMI E DISTURBO, BOTTA E RISPOSTA TRA CHI CONVIVE NEL CHIOSTRO DI LETTERE

 TsunamiDa due anni ormai l’aula vicino alla Biblioteca Paolotti del Chiostro di Lettere è stata occupata e rinominata Aula Tsunami. Da chi e perché?

Il 10 ottobre 2013 il Collettivo Tsunami ha organizzato una festa al chiostro: “La porta era aperta e abbiamo occupato – racconta Gianmarco, del Collettivo Tsunami -. Ancora adesso noi non abbiamo le chiavi, sono in mano alla gestione aule che ci apre la porta ogni mattina”.
Secondo quanto riportano Gianmarco, Giuseppe e Giulia, quell’aula veniva usata all’incirca 2 ore la settimana per le lezioni e, durante il resto del tempo, utilizzata liberamente come aula studio. “Volevamo creare un contesto accogliente per gli studenti, un posto dove condividere saperi critici – dice Gianmarco -. Volevamo cambiare il concetto di occupazione, vedendola come una liberazione. Non abbiamo occupato per noi ma perché diventasse utile per la collettività”. I muri sono stati coperti da murales colorati, all’interno dello spazio sono stati collocati divani, sedie, una libreria e una postazione internet che si collega alla rete dell’università.

“Organizziamo seminari, assemblee, dibattiti, presentazioni di libri oppure chiamiamo docenti a discutere con gli studenti sui temi più attuali” spiega Giuseppe.
I ragazzi dell’Aula Tsunami sono famosi soprattutto per i pranzi del mercoledì e per le feste notturne che organizzano a volte nel chiostro. Per i primi, il Collettivo si avvale dell’aiuto di Oltregas, circuito che riunisce produttori della zona che mirano a rendere consapevole il consumatore di ciò che mangia; l’offerta è libera e i soldi vengono reinvestiti per i pranzi successivi oppure destinati ai produttori che hanno offerto le vivande. Per quanto riguarda le feste, invece, non viene richiesto alcun permesso per la vendita di alcolici o per lo svolgimento dell’evento.”La burocrazia crea immobilismo, non finisci mai di chiedere autorizzazioni. La festa può sembrare una stupidaggine mentre per noi costituisce una rivendicazione” spiega Giuseppe. Anche in questo caso il denaro raccolto viene destinato a vari progetti, tra i quali La Paz, squadra di calcio multiculturale che gioca nel campionato Uisp. “Una volta abbiamo fatto una festa per aiutare degli studenti che sono venuti da noi dicendo di non riuscire a pagare le tasse – racconta Giulia -. Ci siamo fatti mostrare i documenti, perché non è che diamo soldi a caso, e a coloro che avevano seri problemi economici abbiamo devoluto l’incasso della serata”.

Nonostante il Collettivo Tsunami sostenga di lavorare per tutti gli studenti, sono nate lamentele che riguardano non solo l’occupazione dell’aula ma anche alcuni episodi accaduti nel corso di questi due anni.

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Le prime a lamentarsi della situazione sono le bibliotecarie che convivono tutti i giorni con i frequentatori dell’aula occupata, tra musica e l’odore impregnante di spinelli. “Tutti hanno diritto ad avere un posto dove svolgere le proprie attività, ma quello non è adatto”. All’interno dell’aula, infatti, è posto il quadro elettrico che comanda le luci del chiostro: “Non ci sono stati danni ma è un motivo in più perché non stiano lì, senza contare che molti utenti della biblioteca, studenti e docenti, si sono lamentati. Quando vado a chiedere di abbassare la musica sono gentili e lo fanno subito, ma dovrebbero capirlo che in questo modo disturbano lo studio“. Il loro desiderio è che il Rettore si attivasse per trovare ai ragazzi dell’Aula Tsunami un altro luogo, più indicato, e che quell’aula tornasse ad essere utilizzata per svolgere le regolari attività didattiche: “Anche se fosse, quanto costerà ridipingere i muri e sistemarla? E’ un danno anche quello” afferma la bibliotecaria. Il Collettivo Tsunami replica dicendo di aver cercato di disturbare nessuno: “Abbiamo chiesto ad alcuni ragazzi che ci hanno detto di non sentire nulla mentre studiano all’interno della biblioteca. Capiamo che le bibliotecarie sentano di più e che ne siano infastidite.” afferma Gianmarco. La musica, secondo quanto riportano i ragazzi del Collettivo, viene trasmessa solo nel periodo primaverile e durante l’ora di pranzo “per alleviare gli animi dopo ore di lezione”.
Se a mettere musica, tuttavia, fosse RadiorEvolution, la radio degli studenti universitari di Parma, dovrebbe chiedere permessi su permessi. “Quando avevamo fatto radio nel chiostro, avevamo avuto un po’ di problemi perché ci era stato detto che i volumi erano alti e che disturbavamo lo svolgimento delle lezioni nelle aule adiacenti – racconta Francesco Bandini, station manager di RadiorEvolution -. Da quel maggio 2014 non abbiamo più fatto richiesta per quello spazio. Capita che in zona Aula Tsunami ci sia della musica, ma effettivamente a volumi più bassi di quanto facevamo noi. Se questo non crea disturbo alle lezioni potrebbe essere un’opzione valida per tutte le realtà universitarie che lo ritengano opportuno”.

“Non devono andarsene per forza: se le loro attività aiutano la vita universitaria a crescere ben venga, ma non devono creare situazioni di disagio”. A parlare è Enrico Gulluni, rappresentante Udu. “Certo – continua – ci sono modi e modi per ottenere degli spazi universitari e noi non condividiamo l’occupazione”. Con Udu non ci sono mai stati grossi problemi, a parte gli ultimi avvenimenti riguardanti la sporcizia trovata nei locali delle rappresentanze universitarie l’11 febbraio. 12742408_1733557036930552_3766011873133660464_nIl mercoledì precedente si è svolto come di consueto il pranzo sociale al Chiostro, organizzato dall’Aula Tsunami. La mattina dopo sono stati ritrovati piatti, posate di plastica e resti organici, verosimilmente provenienti dal pranzo del giorno prima, nell’aula destinata a Ssu e nel corridoio davanti alla porta di Udu e Student Office. Le tre associazioni studentesche hanno forti sospetti sul Collettivo Tsunami che invece nega fermamente: “Sarebbe come tirarci la zappa sui piedi, non lo avremmo mai fatto” afferma Giuseppe.

“Sono resti del pranzo organizzati da loro. Nessuno è stato visto ma i sospetti è ovvio ci siano” sostiene Guglielmo Agolino, coordinatore di Ssu.
Gli scontri più accesi si sono avuti proprio con Sinistra Studentesca Universitaria: “Siamo stanchi – continua -, stanchi di subire minacce, di subire insulti. Abbiamo raggiunto il limite e confidiamo nelle istituzioni universitarie perché tutto ciò non accada più“. Secondo loro tutto è nato quando la loro associazione ha sostenuto Loris Borghi come rettore: questo ha fatto sì che venissero considerati ‘servi del potere’. Agolino racconta di atti intimidatori accaduti ad alcuni rappresentanti, come ad Edoardo Pastorino, rappresentante di Lettere. “Un giorno sono entrati in 15 nella nostra sede e c’erano 3 nostre rappresentanti, 3 donne. Hanno cominciato a dire ‘Palpiamo la fidanzata di Pastorino’. Poi non hanno fatto nulla ma prova ad immaginare 15 uomini contro 3 donne quanta paura possono fare”.
“I loro gesti prevaricanti – aggiunge proprio Edoardo Pastorino – la loro aggressività e i loro modi di fare li rendono una sorta di ‘avanguardia fascista‘ del 2016. Sono uguali a quelli che dicono di detestare, a mio parere.”.
La versione dei fatti raccontata dal Collettivo Tsunami è differente: un ragazzo che si trovava di fronte all’aula occupata ma che non fa parte del Collettivo si è rivolto alla fidanzata di Edoardo Pastorino chiedendo “Posso toccarti le tette?”. “Noi abbiamo ripreso quel ragazzo – aggiunge Gianmarco – e gli abbiamo detto di chiedere scusa immediatamente alla ragazza e poi siamo andati alla sede di Ssu quando abbiamo saputo che loro avevano scritto al rettore accusandoci di molestie. Abbiamo detto loro di smetterla di diffamarci ma non avevamo intenzione di fare paura a nessuno”.
AulaTsunami04I rappresentati di Ssu raccontano poi di una pagina Facebook creata per insultarli e che sarebbe riconducibile ai ragazzi del Collettivo Tsunami. Uno dei rappresentanti, dopo essere passato davanti ad una manifestazione delle Sentinelle in piedi, ha scritto sul suo profilo personale di facebook una frase nella quale si dichiarava contrario le adozioni gay. Pochi giorni dopo è stata creata una pagina sul social network che dichiarava omofobi tutti gli appartenenti a Ssu. A parlare è ancora Agolino: “Hanno preso le foto che avevamo usato per le elezioni e le hanno modificate: alcune avevano un sedere al posto del viso, altre peni in eiaculazione sulla faccia. Quelli che commentavano erano tutti dei loro. Chi altro poteva averla creata?” In seguito, la pagina è stata cancellata dopo le sollecitazioni esercitate sulla polizia postale. Tuttavia i ragazzi dell’Aula Tsunami negano l’accaduto: “E’ la stessa cosa del pranzo. Einstein disse ‘perché un topo dovrebbe costruire una trappola per topi?‘” cita Giuseppe.
“All’inizio utilizzavamo l’indifferenza perché sono solo quattro sfigati – continua Agolino – i loro insulti sono per noi medaglie perché vuol dire che facciamo bene il nostro lavoro, abbiamo considerazione zero di loro”. Secondo Ssu, comunque, possono continuare a restare nell’aula se si aprono al dialogo e se cessano gli atti minatori nei confronti degli esponenti dell’associazione. Un dialogo che sembra difficile perché “abbiamo visioni completamente diverse, però non abbiamo mai chiuso la porta in faccia a nessuno” riferisce Giulia del Collettivo Tsunami.

Il rettore non ha mai interferito con l’occupazione e il Collettivo sostiene di comunicare con le istituzioni universitarie ogni qual volta organizzino un evento importante oppure per portare avanti istanze particolarmente sentite dagli studenti come la questione del nuovo Isee. Lo stesso lavoro che svolgono le rappresentanze universitarie “ma – afferma Gianmarco – noi non vogliamo essere eletti: intanto votano pochissimi studenti, quindi non è una vera legittimazione; in secondo luogo la democrazia rappresentativa non funziona, noi vogliamo cambiare le cose dal basso”.
“Quarantacinque anni fa occupavo anche io – replica il prof. Luigi Allegri, direttore del Dipartimento Lass -, ma un conto è un’occupazione volta a creare aggregazione sociale, un altro sono le provocazioni, il disturbo e il danneggiamento“. Al Dipartimento risulta che in questi due anni non c’è stato alcun tipo di attività volta a creare un tessuto connettivo tra gli studenti mentre risultano le accuse di provocazioni sessiste a carico del Collettivo. “Il Dipartimento comunque non può intervenire perché è tutto nelle mani del Rettorato. Comunicazioni delle loro attività? Non con me. Io non sono mai stato contattato”.

 

di Silvia Moranduzzo

2 Commenti su Aula Tsunami occupata: occasione di crescita o causa di tensione?

  1. Io spesso vado a sedermi ai tavolini dell’Aula Tsunami. Devo dire che per quanto riguarda la musica e il frastuono mi sembra tutto un po esagerato, è sempre molto tranquilla. Invece per gli odori di spinello, è vero, ma bisogna dire che ci sono sempre stati nel chiostro, ben prima dell’Aula Tsunami e mi sembra provengano da un po tutte le direzioni ;) . MI sembra che questo articolo ingigantisca il problema, insomma mi sembra sempre così tranquilla l’aula Tsunami.

  2. Onestamente un’aula occupata la vedo come un’aula in meno per tutti coloro che pagano, profumatamente, le tasse in questo ateneo. Passandoci davanti ogni giorno non vedo altro che spinelli, spinelli e…spinelli. Reputo una capatina delle forze dell’ordine necessaria in quei casi, magari si farebbe un pò di pulizia.
    Inoltre, questo voler ricondurre tutto a psicosi fasciste è abbastanza banale. La civiltà va al di là della fazione politica, se la politica esiste ancora.
    Venendo da un altro ateneo sono rimasta sconcertata da una cosa del genere, arrogarsi il diritto di occupare un bene comune per trascorrere lo giornate tra uno spinello ed un altro.
    Vergognoso oltre che incivile.

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