Il papa e lo spettro del gender

IL PONTEFICE SI AVVICINA AI GAY, MA SOTTO LA SUPERFICIE È APERTURA O CHIUSURA MENTALE?

Poster di sarcasmo sulla fantomatica ideologia gender ar

di Alessandra Rizzoli |

‘Il papa accoglie i gay’ è uno dei titoli con cui, la mattina del 3 ottobre 2016, giornali e tv hanno esordito. Se due giorni prima chiara era stata la denuncia del pontefice contro “la cattiveria che si fa con l’indottrinamento della teoria del gender”, sono state sufficienti poche ore perché alle parole di accusa ne venissero aggiunte alcune pregne del conforto ormai tipico di papa Francesco: “Io ho accompagnato persone con tendenze e anche pratiche omosessuali”. Per chi se lo stesse chiedendo, la risposta è no, non sono bastate a rimediare alle prime.
Questo articolo non è il luogo adatto a dilungarsi nell’analisi della scelta di linguaggio da parte del papa, ma vuole intervenire almeno per quanto riguarda il contenuto del suo discorso e l’oggetto della sua accusa.

Non è una novità che il rapporto tra Chiesa e movimenti Lgbti sia sempre stato teso. Ma la sensazione dilagante, ancora di più dopo l’ultima uscita di papa Francesco, è che non si tratti soltanto di opinioni differenti, ma anche di cecità e di una imperdonabile ignoranza – nel senso etimologico del termine – in merito al tema affrontato.
Per quanto riguarda l’approccio della Chiesa alle tematiche Lgbti, sembrano esistere due scuole: quella di chi elogia i passi avanti dei vertici del cattolicesimo nell’avvicinamento alla comunità omosessuale e transessuale e quella di chi reputa che questi progressi siano talmente pochi e miseri da non meritare nemmeno una discussione.
Dato che, come ci insegnano i latini, la virtù sta nel mezzo, a questo punto sarebbe auspicabile imboccare una terza strada: quella della comprensione reciproca tra persone Lgbti e Chiesa cattolica. Ma il prerequisito fondamentale di questo mutuo avvicinamento è che l’irragionevolezza venga bandita dalle trattative.

Papa Francesco ar

Uno dei problemi alle radici della mancata comprensione reciproca è che la Chiesa appare cieca. Finge di non vedere che la teoria del gender è uno spettro e, in quanto tale, non esiste.
È una leggenda metropolitana, esiste alla stregua dell’uomo nero sotto il letto. Ma, purtroppo, la bufala della teoria del gender è molto più pericolosa. A differenza di quella che vede protagonista l’uomo nero, che spaventa i bambini, essa smuove un timore atavico dell’adulto: il terrore che a rimetterci siano i suoi figli, i più piccoli, gli inermi.
Se il papa si avvicinasse un poco al fulcro della teoria che tanto allarma lui e molti altri, si renderebbe conto della sua vacuità. Non esiste nessuna ideologia gender, nessun tentativo di deviare o convertire i bambini in ciò che non sono, nessun complotto ordito da una fantomatica lobby nemica della famiglia tradizionale. Non è altro che frutto di una visione parziale, che strumentalizza e piega ai propri giudizi atteggiamenti e azioni volte all’inclusione. Esistono invece gli studi di genere, quelli sì. Ed esistono il desiderio e la necessità di educare le nuove generazioni a non discriminare il prossimo.

L’educazione al genere nelle scuole deve esistere. Serve a insegnare ai bambini a essere se stessi e a evitare la formazione degli stereotipi di genere, il dilagare del bullismo, la nascita di disagio e del senso di inadeguatezza fin dall’infanzia. Serve a promuovere l’inserimento e l’integrazione di chi, a causa di una o più delle innumerevoli, meravigliose, imprevedibili sfumature che ci rendono umani, si colloca nella gigantesca parentesi dei diversi.
Educare le nuove generazioni al rispetto per la diversità, in ogni sua forma, significa porre le basi per un mondo più comprensivo, solidale e giusto, dove ad ognuno venga riconosciuto il proprio posto. Perchè non pretenderlo? Possibile che un fantoccio assurdo come quello della teoria del gender possa giungere a spaventare persino il pontefice, che della comprensione e della solidarietà è l’emblema?
Chiediamoci che cosa succederebbe ai bambini, se nessuno li informasse del loro diritto di essere diversi, unici. Cosa succederebbe al bambino a cui piace vestirsi di rosa, ma anche a quello sovrappeso o dagli occhi a mandorla? Cosa succederebbe all’adolescente che è intrappolato in un corpo che non sente suo, ma anche a quello dalla pelle scura o dall’accento straniero? Cosa succederebbe al figlio di genitori divorziati, single o omosessuali?

Generi e controversie arÈ possibile che ancora oggi sia necessario ricordare che né l’omosessualità né la transessualità possono essere insegnate, impartite, addirittura imposte? Possibile che la paura di ciò che per sua natura è alieno da una presupposta normalità spinga ancora così tanti a credere a ciò che viene detto e non a ciò che viene comprovato?
Numerosi studi di stampo psico-pedagogico a favore di una scuola inclusiva sono stati condotti e pubblicati, ma questi sforzi sembrano non essere ancora abbastanza per convincere i genitori più timorosi e mal informati a sforzarsi di comprendere. Comprendere, non solo ascoltare le parole dei terroristi del pensiero. E ancora non sembrano abbastanza per persuadere papa Francesco, il pontefice che chiede scusa ai gay e fa impazzire i media, che farebbe meglio a scegliere con maggior cura le proprie fonti. Le persone Lgbti sono troppo abituate a essere bistrattate, per non riconoscere la fragilità delle sue promesse di accoglienza.

Papa Francesco aspira a incarnare lo spirito di riforma e apertura della Chiesa. Nei suoi tre anni e mezzo di mandato ha sospinto vessilli di benvenuto che nessun pontefice aveva mai innalzato prima. Amichevole e sicuro, diretto ma semplice, si propone come un innovatore pronto a concedere una buona parola e a tendere la mano a chiunque, non importa di quale peccato si sia colpevoli. Dal suo primo discorso alle azioni quotidiane, ha dimostrato di saper arrivare al cuore di molti senza fatica.
Ascoltando i suoi avvertimenti riguardo a un’immaginaria ideologia gender, però, è difficile non chiederselo: com’è possibile che una personalità tanto promettente sia disposta a lasciarsi frenare dalla paura di uno spettro?

 

1 Commento su Il papa e lo spettro del gender

  1. “Uno spettro si aggira per l’Occidente: lo spettro del gender”

    L’incipit del Manifesto di Marx si addice molto ad evocare questo strano spettro che è l’ideologia del gender, non è un caso poi che siano stati proprio i cristiani a riconoscerlo per primi (il perché è semplice, le religioni organizzate hanno un’ideologia forte da contrapporre e quindi riconoscono un’ideologia alternativa quando la incontrano).

    Due considerazioni, una sull’ideologia di gender vera e propria e un’altra sugli studi di gender (genere).

    In cosa consiste questo “spettro” che è l’ideologia del genere? E’ un insieme di assunti indimostrati che in poche parole affermano che il sesso biologico e il comportamento sessuale sono fra loro slegati e che i comportamenti diversi fra uomini e donne che osserviamo nella storia sono frutto solo di stereotipi socioculturali e di strutture di potere. Da questo discende che la polarità maschio-femmina si frantuma in mille sfumature (e addirittura un qualcosa di indeterminato o fluido) a seconda delle rappresentazioni-inclinazioni particolaristiche di ciascuno. In chi aderisce a questi assunti nasce l’esigenza di fin da piccoli i bambini da questi stereotipi promuovendo quelle mille sfumature quando ancora l’identità del bambino non è ancora formata, si contesta la necessità pedagogica del padre e della madre e si dichiara che sentirsi qualcos’altro dal proprio corpo non è un problema perché ognuno è libero di autodeterminarsi e di definire il proprio sé (processo che non si riduce solo alla sfera sessuale, già c’è chi si sente un bambino nel corpo di un adulto o chi si sente un cane/gatto nel corpo di un umano e ci viene spiegato da questi ideologi che non c’è niente di cui preoccuparsi).

    Per quanto riguarda gli studi di genere, chi ha studiato un po’ di epistemologia sa bene che un qualsiasi studio “scientifico” si avvale, per essere interpretato, di alcune teorie esplicative e che queste teorie poggiano su un paradigma che ne definisce i punti saldi. Chi contrappone queste ricerche all’ideologia ignora proprio che molti di questi studi si collocano proprio nel solco di questo paradigma/ideologia che è figlia dal femminismo radicale (Simone de Beauvoir, Monique Wittig) e dal neomarxismo di Francoforte (Herbert Marcuse, Erich Fromm).

    Per chi ancora nega l’esistenza di questo spettro, invito a vedere questo documentario dai toni leggeri ma assolutamente fondato dal punto di vista scientifico sul caso norvegese, dove questa ideologia ha messo piede ben prima che in Italia:

    https://www.youtube.com/watch?v=2qx6geFpCmA

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