‘Nano-No-Pain’, il cerotto intelligente per la lotta al dolore cronico

FINANZIAMENTO DA 225.000 EURO PER IL PROGETTO DI RICERCA TARGATO UNIPR E CNR-IMEM

Ricerca-MedicaAncora un volta, nel campo della ricerca, l’Università degli Studi di Parma si contraddistingue per un progetto innovativo. In collaborazione con il Cnr-Imeml’Istituto dei Materiali per l’Elettronica e il Magnetismo del Centro Nazionale delle Ricerche coordinato dal professor Salvatore Iannotta, il progetto ‘Nano-No-Pain’ vanta tra i coordinatori dell’università il professor Guido Fanelli, il dottor Massimo Allegri e il dottor Dario Bugada. Nato dal centro nazionale congiunto per lo studio e sviluppo di nuovi materiali, Biogenap, il lavoro si pone l’obiettivo di realizzare  un cerotto intelligente e tecnologicamente avanzato per la lotta al dolore cronico. Grazie a un finanziamento di 225.000 euro della Regione Emilia-Romagna e di un’azienda privata, il lavoro sarà espressione della sinergia di competenze e conoscenze della ricerca italiana.

‘NANO-NO-PAIN’, LE NUOVE FRONTIERE DELL’ECCELLENZA PARMIGIANA – “Il progetto ‘Nano-No-Pain’ consiste in un cerotto innovativo da mettere sulla ferita, il quale rilascia il farmaco su richiesta del paziente -spiega Allegri-; il cerotto è collegato con un transistor tale per cui ogni volta che si manifesta il dolore nel decorso post operatorio, attraverso sistemi abbastanza complessi, è rilasciato il farmaco”. Il progetto, che prenderà il via tra due mesi su impulso del Cnr, si struttura su una fase in vitro e una in vivo, con conseguente sperimentazione su animali. Centrale sarà, oltre all’utilizzo di sistemi nanotecnologici con nuovi sensori bioelettrici, “l’identificazione di nuovi protocolli terapeutici clinici per migliorare i mezzi tradizionali utilizzati. L’obiettivo -prosegue Iannotta- è sviluppare dispositivi attivati elettricamente, una ‘strisciolina’ di polimeri con vescicole attaccate su scala nanomicrometrica. Gli impulsi di tensione serra bassi -continua- non interferiscono con i processi biologici e sono aperti a comando o attraverso il controllo stesso del dolore.” La strada da fare è ancora lunga e, come afferma il professor Fanelli, “il progetto di sviluppo non è un’idea, ma è in fase avanzata di elaborazione grazie a una partnership tra Centro Hub di terapia del dolore, Regione Emilia-Romagna e un’industria privata che ne acquisirà i diritti di commercializzazione, utilizzati sulla parte di sviluppo del progetto.”

TECNOLOGIE ALL’AVANGUARDIA – Parte integrante però è anche la collaborazione con Cnr-Imem, “un’eccellenza di ricercatori con competenze teoriche, con i quali noi come centro Hub per le terapie del dolore abbiamo unito le nostre conoscenze cliniche, dal punto di vista chimico di validazione del protocollo terapeutico” ammette Fanelli. nanotecnologieLa nanotecnologia e l’approccio micrometrico e sub-micrometrico hanno permesso di lavorare su scala nanomicrometrica. “Dimensioni piccole come il nano -spiega Iannotta- permettono di localizzare e rilasciare il farmaco dove serve, senza che sia disperso. Lo scopo è agire dove il dolore nasce: sulle terminazione nervose scoperte dalla ferita viene messo il cerotto, collegato all’esterno mediante l’elettronica.” I risultati sono evidenti: “Grazie al cerotto intelligente, si riduce la quantità di medicine usate con continuità sul paziente, ma soprattutto sono somministrate localmente. Dopo pochi giorni dall’intervento, l’oggetto con spessore microscopico e larghezza di pochi millimetri, si sfila al lato della ferita.” afferma Iannotta. Oltre alle dimensioni, l’apertura delle vescicole è controllata elettronicamente , il cerotto non rilascia materiali che provocano problemi biologici localmente e non aderisce alla ferita, ma è inglobato e inerte: così, nel tempo non rimane memoria del dolore.” Il trattamento del dolore -ammette Fanelli- ha bisogno di alta tecnologia e materiali molto complessi. È un lavoro sinergico, un duplice scambio di know-how al servizio del paziente“. Anche gli effetti a lungo termine sono evidenti, come spiega il dottor Allegri: “Trattare il dolore significa agire sull’infiammazione e guarire prima. Una persona che subiva un’operazione e stava 8 o 10 giorni in ospedale, adesso dopo 2 giorni va a casa. Inoltre, il dolore è immunosoppressore perchè toglie le difese immunitarie e controllarlo -prosegue- riduce il rischio di sviluppare cronicità. La terapia del dolore non è un elemento di umanità, ma un elemento medico da conoscere e saper gestire.”

DOLORE CRONICO: CAUSE E CARATTERISTICHE – “Non bisogna pensare al dolore cronico solo come al dolore che rimane a lungo, ma è una malattia a tutti gli effetti. Oltre a essere molto frequente, circa il 20% della popolazione ne soffre -afferma il dottor Massimo Allegri-, non deve essere collegato necessariamente al tumore, solo per il 5% c’è correlazione”. Dolore cronicoI tipi più diffusi di dolore cronico sono “mal di schiena, dolore osteoarticolare, dolore legato al diabete, neuropatie e malattie che si manifestano con frequenza, determinando un progressivo peggioramento sia della qualità che della quantità della vita” aggiunge Allegri. Altra caratteristica del dolore cronico riguarda la durata e i soggetti interessati. “Il dolore cronico moderato-severo dura oltre tre mesi, dipende e aumenta con l’età. Colpisce in egual modo sia uomini che donne, ma cambiano le localizzazioni, anche se la prevalenza è femminile oltre i 50 anni” spiega il professor Fanelli. Un altro elemento importante e spesso trascurato, oltre all’incidenza sociale e collettiva, riguarda l’aspetto economico: “Il dolore cronico ha un costo intorno al 2,3 % del Pil, quantificabile in giornate di assenza dal lavoro, costi diretti e indiretti -prosegue Fanelli-; negli Stati Uniti, il costo sociale del dolore è di 600 miliardi di dollari all’anno.” Le terapie del dolore sono una disciplina relativamente nuova, ma già da 30 anni operano per diagnosticare il meccanismo che genera il dolore e il trattamento farmacologico o chirurgico da eseguire. I terapisti del dolore sono soprattutto anestesisti, ma anche neurologi e, dal 2010, esiste anche una normativa in materia, come sottolinea il dottor Allegri: ” La legge 38/2010, sancisce il diritto per ogni cittadino a essere trattato se ha dolore cronico e declina che ogni ospedale, oltre ad avere una terapia del dolore mirata, provveda alla cura del paziente.”

FONDI E NUOVI PROGETTI: IL FUTURO DELLA RICERCA PASSA DA PARMA – Dinamismo, professionalità, esperienza e innovazione: questi gli elementi al servizio della ricerca, oltre a un’equipe ampia ed eterogenea. “Il nostro team di lavoro conta 10 persone pagate con fondi di ricerca -spiega Allegri-, tra cui specializzandi entusiasti, ricercatori del Cnr, anestesisti, medici e biologi molecolari. Abbiamo una struttura anglosassone, molto giovane: il più anziano ha 44 anni”.

Un altro progetto che ha destato l’attenzione è Nanopalma needle’, “un ago intelligente con microtransistor, ovvero un biosensore innovativo lungo l’ago per creare un sistema che vada a ledere i nervi” spiega Fanelli. Con la collaborazione tra il Royal College di Londra e Imem, “è controllabile wireless e sappiamo dove si trova il sensore sfruttando le potenziali elettriche per posizionare l’ago vicino al nervo. L’ago li registra e si interfaccia mandando un’onda elettrica -aggiunge Fanelli-: così il nervo non trasduce l’impulso doloroso e lo si inganna.” Dal punto di vista delle tecnologie, “nell’ago saranno integrati sensori che si interfacciano con i neuroni: sono piccoli e possono essere inseriti sulla punta dell’ago, guidandolo per raggiungere il dolore. Dopo che è stata attivata la radiofrequenza, possono misurare elettricamente i segnali che ricerca-scientifica-medicail nervo produce.” Gli ingredienti del progetto sono sicuramente successo, efficacia e durata nel tempo: “È un trattamento sostenibile in cui diminuiscono le criticità dell’operatore perché l’ago diventa guida strumentale per scaricare la dose di frequenza giusta. Inoltre, -aggiunge Iannotta- la dispersione della radiazione deve essere circoscritta all’area interessata e localizzata attraverso focalizzatori.” Un sistema accurato e indicato per il mal di schiena e i dolori articolari che ha destato l’attenzione dell’azienda americana Liard per un eventuale finanziamento a sostegno del lavoro di ricerca.

Tanti anche altri nuovi progetti in fase di elaborazione: ” Oltre a ‘Nano-No-Pain’ e ‘Nanopalma Needle’, stiamo lavorando a un progetto europeo che ha vinto 6 milioni di euro. In parallelo – dichiara Allegri- stiamo conducendo studi di genetica e genomica per predire chi sviluppa dolore o quali siano gli effetti collaterali da farmaci. Infine – conclude-, stiamo lavorando a una nuova tecnica omica metabolomica con i dipartimenti di biologia dell’università.Tante le idee da elaborare nei prossimi 5 anni  perchè “il dolore è una disciplina trasversale a molti campi medico scientifici, ma anche umanistici -conclude Allegri-. Nel nostro centro di ricerca abbiamo anche filosofi che concentrano l’attenzione su un aspetto spesso trascurato, ovvero la filosofia del dolore. L’anno scorso, il rettore  ha definito Parma ‘università senza dolore’, in cui si organizzano percorsi di istruzione su come trattarlo anche in discipline non strettamente mediche”.  Ricerca, innovazione, professionalità e conoscenze sono il denominatore comune dei progetti, ma il punto di partenza è semplice, secondo il dottor Allegri: “Non bisogna mai dimenticare che il dolore interessa tutti, senza nessuna distinzione.”

di Francesca Bottarelli

1 Commento su ‘Nano-No-Pain’, il cerotto intelligente per la lotta al dolore cronico

  1. Dott. Ubaldo Riccucci // 4 novembre 2019 a 11:53 // Rispondi

    Buongiorno, sono un terapista del dolore e gradirei saper qualcosa di più su questa tecnologia che al momento (anche se l’articolo risale al 2017) non viene presentata da alcun dealer.
    Grazie

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