Cassa d’espansione sul Baganza: il progetto non va bene?

IN REGIONE LA CONSIGLIERA LORI SOLLEVA DEI DUBBI IN MERITO ALL'IMPATTO AMBIENTALE

CASSA BAGANZA 300X200Nel marzo scorso è stato presentato il nuovo progetto per la cassa di espansione del torrente Baganza. Dopo l’alluvione del 13 ottobre 2014 sono in molti a pensare che sia un’opera fondamentale per evitare che si ripeta un evento simile, tanto che è stata inserita nel programma Italia Sicura contro il dissesto idrogeologico. Attualmente la Conferenza dei Servizi sta valutando l’impatto ambientale (Via), ma già dai mesi scorsi sono stati sollevati dei dubbi, tra cui un’interrogazione regionale della consigliera Pd Barbara Lori del 22 settembre 2017. Ma in cosa consiste questo progetto e perché è tanto controverso?

IL PROGETTO – La nuova cassa di espansione del torrente Baganza si estende, secondo il progetto definitivo, su un’area di circa 860 mila metri quadrati che coinvolge i comuni di Parma, Collecchio, Felino e Sala Baganza. Può contenere fino a 4,7 milioni di metri cubi d’acqua grazie ai due invasi che raccolgono complessivamente un bacino di 68 ettari, ovvero circa un terzo della capacità della cassa di espansione del Parma. Tre soglie in calcestruzzo ne consentono la regolazione idraulica e le arginature hanno un’altezza stimata tra 1 e 16,22 metri. La prima soglia serve a regolare il flusso d’acqua anche in condizioni normali e, nel caso di piena, riempie il primo invaso. La seconda vasca, collegata alla prima da un’altra soglia, si allaga in caso di necessità e fa defluire l’acqua verso valle, attraverso il letto del fiume, usando la terza e ultima soglia. L’opera è necessaria per la messa in sicurezza del nodo idraulico Parma-Colorno, da sempre riconosciuto tra i cinque critici della pianificazione del Bacino in Emilia Romagna.

COSA NON CONVINCE? – Barbara Lori, consigliera regionale per il Pd, si chiede se non sia possibile ripensare alle dimensioni dell’opera e usarla per una duplice utilità: sia come cassa d’espansione che come riserva di acqua per far fronte ai periodi di siccità. Oltre a questi due aspetti, i dubbi riguardano anche l’impatto con la zona, essendo molto vicino sia all’abitato di Casale e Felino che alla pedemontana, ed interventi più a monte assenti nel progetto. Nel comunicato stampa del 21 settembre si legge: “E’ sicuramente prioritario giungere, in tempi brevi, alla realizzazione di un’opera che dia garanzie per la tutela dell’intero territorio. […] Restano, nonostante l’entità dell’opera (55 milioni di euro) aperte alcune problematiche, a partire dalla messa in sicurezza  dei territori a monte dell’invaso […]. Occorre inoltre segnalare che nel progetto non si fa cenno Barbara Lori e Elisa Leonidel tratto di collegamento della pedemontana e di un utilizzo plurimo della cassa di espansione in risposta ai prolungati periodi di siccità e a favore delle produzioni agricole”. Anche la sindaca di Felino, Elisa Leoni, preme sugli interventi da fare a monte della cassa d’espansione: “Le mie perplessità non sono riguardo all’opera che consideriamo necessaria per la messa in sicurezza di Parma e Colorno e ci rendiamo conto della responsabilità. Quello che abbiamo sempre contestato è il fatto che alla luce degli eventi accaduti nell’ottobre del 2014, i quali hanno fatto registrare una grande fragilità anche a monte dell’asse del torrente, avremmo voluto che ci fosse stato fin da allora una progettazione esecutiva per la messa in sicurezza di tutto il torrente” dichiara la sindaca. Il progetto resta fondamentale, ma non può essere limitato solo a questo: “Riteniamo che mettere in sicurezza solo Parma città sia come fare un lavoro a metà”, afferma Elisa Leoni, sottolineando però che: “È vero che i lavori sono stati fatti in questi anni, non sappiamo ancora quanti ne manchino. Una cosa che faremo è la verifica su quali punti si debba ancora intervenire.

comune parma cassa baganzaCHI CONTROBATTE – Per la questione ambientale bisognerà aspettare il parere della Conferenza dei Servizi. Per quanto riguarda, invece, il possibile utilizzo della cassa come riserva idrica per i periodi di siccità, l’Assessore Alinovi risponde così: “Penso che sia una cosa priva di senso. La Direttiva alluvioni prevede che le casse di espansione debbano essere sempre vuote“. Se usata in quel modo, la sua capacità verrebbe limitata e potrebbe essere inefficace in caso di emergenza. “Se quando arriva la piena la cassa è colma d’acqua, come facciamo a trattenerla? Bisogna distinguere i bacini idrici che servono per trattenere e irrigare dalle casse di espansione che servono ad arginare e rilasciare immediatamente l’acqua” sottolinea Alinovi. La segreteria dell’Assessore regionale alla difesa del suolo e della costa, Paola Gazzolo, commenta dicendo: “La cassa di espansione è una delle priorità su Parma e per questo la Regione ha posto con forza il tema anche a livello nazionale. È in corso una valutazione di impatto ambientale e questo significa che tutte le osservazioni, comprese anche quelle di cui si è fatta portatrice la Consigliera Lori nell’interrogazione alla giunta, saranno analizzate all’interno di quella procedura”. Al momento non si può sapere quale sarà l’esito della Via:”Vediamo qual è la valutazione che daranno i tecnici della proposta oggetto della valutazione e delle osservazioni che sono state presentate e poi la giunta prenderà l’ultima decisione” conclude la segreteria dell’Assessore regionale Gazzolo. A quel punto la questione sarà solo politica.

di Carlotta Pervilli e Emma Bardiani

1 Commento su Cassa d’espansione sul Baganza: il progetto non va bene?

  1. Serioli Giuliani // 14 gennaio 2020 a 9:23 // Rispondi

    La Lori non sa di cosa parla, la cassa d’espansione deve restare sempre vuota. Forse non ne è al corrente? Il problema della risorsa acqua c’è comunque, soprattutto nelle falde sotterranee. Per questo è molto più logico fare tracimazioni controllate delle piene nei territori agrici ai lati tramite sfioratoi nelle segnature.

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