Piacenza- ennesimo arresto per maltrattamenti in pochi mesi. Ancora una volta determinanti sono i filmati: prove risolutive o causa di disordine?

Lo scorso 14 novembre, a Piacenza, sono state arrestate in flagrante due maestre della scuola primaria Vittorino da Feltre. Le docenti di una classe terza, da tempo sospettate di richiami considerati troppo aggressivi, sono state fermate dalle prove raccolte grazie alle riprese delle videocamere, installate dopo le segnalazioni partite poco dopo l’ inizio dell’ anno scolastico, ma che non convincono i genitori dei bambini.

Risale al mese di ottobre l’ inizio delle indagini, avviate grazie ad una catena di richieste che parte proprio dall’ aula. L’ insegnante di sostegno di uno dei bambini finiti nel mirino delle due maestre della classe terza in questione, aveva fatto pervenire le sue rimostranze nei confronti di alcuni comportamenti tenuti dalle docenti – una piacentina di 45 anni e una cinquantottenne di origine cosentina- alla preside dell’ istituto, la quale ha immediatamente provveduto a mettersi in contatto con gli inquirenti per l’ avvio delle indagini e, soprattutto,  del monitoraggio della vita in classe.

Gli Agenti della Polizia Municipale hanno, nelle ultime settimane, assistendo a scene di trattamenti umilianti e talvolta violenti nei confronti degli alunni, analizzato il materiale proveniente dalle registrazioni, tra le quali il coordinatore delle indagini, il sostituto procuratore Antonio Colonna, ha riferito di un episodio in cui una delle insegnanti, a fronte dell’ incapacità di un bambino di eseguire quanto richiesto, cerca di infilargli un ciuccio in bocca, mentre gli altri compagni ridono di lui. Ben al di la di sporadici scatti d’ ira o delle consuete, anche se poco gradevoli, urla, insomma, ma reazioni spropositate che sfociano spesso nella violenza: ci sono stati episodi di schiaffi e un caso in cui un bambino è stato fatto cadere dalla maestra che lo ha strattonato dallo zaino che aveva in spalla. La scena determinante: una mattina un bambino viene preso per il mento e gli viene sollevata la testa sotto gli occhi delle telecamere. A questo punto l’ intervento e l’ arresto. Un archivio di situazioni immortalate che sembrano permettere di decretare senza troppe remore un giudizio di colpa.

Ma questo non è il primo caso di arresto di operatrici dell’ infanzia nel piacentino nel 2017; risale infatti al mese di maggio un altro episodio di accusa e processo. Sempre due maestre, questa volta dell’ asilo Nido Farnesiana. Ma ciò che più di tutto rende affini le due vicende è che, anche in questa occasione, sono state le telecamere ad incriminare le maestre, che sono però già state liberate, anche con revoca dell’ obbligo di firma.

Il secondo episodio in pochi mesi, che ha suscitato un enorme eco mediatico e dato adito ad un dibattito nella comunità degli insegnanti, ma anche in quella dei piacentini in generale. Ma non è solo la cittadina emiliana a fare da teatro a questo genere di scandali, pare anzi che stia diventando sempre più frequente assistere a questi episodi di violenze in strutture istituzionali e sociali. Nelle riflessioni sul tema, un’ attenzione particolare è stata riservata dagli esperti alla questione delle telecamere come mezzo per la prova alle accuse, denominatore comune delle due vicende.

Matteo Rancan, consigliere regionale della Lega Nord, è intervenuto sulla questione, in merito a quest’ ultimo avvenimento  sottolineando come la possibilità di fare affidamento a registrazioni audio o video sia determinante per l’ incriminazione e il provvedimento agli arresti, mettendo in luce come per il partito sia un’ urgenza l’ idea di intervenire sulle normative in campo di privacy, che ne limitano l’ utilizzo. “Violenza sui minori a Piacenza: servono telecamere di sicurezza nei luoghi frequentati dalle categorie sensibili, come le scuole. La Lega chiede da tempo di rivedere la legge della privacy per andare in questa direzione.”, ha twittato Rancan. La proposta ha in qualche modo un sapore di Grande Fratello puntato sulle vicende delle classi e sulla stessa linea d’ onda è quanto dichiarato da Salvatore Pizzo, coordinatore della Gilda degli Insegnanti di Piacenza e Parma, che parla addirittura della possibilità di rendere pubblici tramite i media i materiali ottenuti tramite il monitoraggio, per sensibilizzare la comunità in campo di lotta alla violenza.

Il presupposto da cui partono questi interventi è sicuramente una considerazione di totale affidabilità di questo tipo di prova, che invece pare non convincere alcuni dei genitori degli alunni della Vittorino da Feltre, che in una lettera si dicono estranei a quanto emerso dalle indagini e incapaci di credervi e dichiarano che continuano a mantenere la stima dei confronti delle due maestre, che da due anni conoscono e guidano a dovere i loro figli.

La stessa cosa è avvenuta in occasione dell’ episodio di maggio; alcuni genitori, non solo non si capacitavano delle accuse, ma avevano sostenuto la difesa e perorato la causa della dimostrazione dell’ innocenza delle due donne.

Un quadro che appare abbastanza confuso: tanti focolai dello stesso fenomeno, un allarmismo da parte delle forze dell’ ordine, altissimo tasso di interesse da parte delle istituzione e dei media nei confronti della questione, genitori preoccupati, genitori che smentiscono, bambini che subiscono, bambini sereni ed, infine, una classe di insegnanti e dirigenti scolastici paralizzati dai questi shock che investono il mondo della scuola. Si parla sempre di più del calo di efficienza del sistema dell’ istruzione, ma forse non si tratta tanto dell’ aumento del divario tra le nozioni previste dai programmi e quelle effettivamente apprese dagli alunni, ma più che altro di una mancanza di equilibrio e serenità all’ interno delle scuole stesse e, di riflesso, nella società tutta.

C’è da chiedersi, in tutto questo oceano di perplessità, che ruolo hanno e possono avere i nuovi metodi investigativi e di monitoraggio e quanto siano efficaci. Se effettivamente possono essere considerati una prova certa dei maltrattamenti, è impensabile non tenerli in considerazione, nonostante la consapevolezza della loro esistenza costituisca un’ inibizione per gli operatori, ma a quanto pare non sempre risultano convincenti o capaci di sradicare la fiducia personale. Quello che è certo è che ancora una volta sono gli scolari in primis a fare le (ulteriori) spese di queste questioni delicate.telecamera

1 Commento su Piacenza- ennesimo arresto per maltrattamenti in pochi mesi. Ancora una volta determinanti sono i filmati: prove risolutive o causa di disordine?

  1. Precisiamo che la nostra richiesta di diffondere i video non riguarda la generalità delle attività scolastiche, essa è relativa alla specifica vicenda giudiziaria della scuola “Vittorino da Feltre” di Piacenza, in merito alla quale gli inquirenti ritengono di aver raccolto materiale audiovisivo che sarebbe utile a sostenere la loro ipotesi accusatoria. Siccome riteniamo che molti gesti possano essere equivocati specialmente da chi non è un professionista del settore scolastico, vorremmo vedere pubblicamente quali sarebbero le violenze di cui vengono ritenute responsabili le nostre colleghe. Facciamo inoltre presente che le autorità giudicanti, a differenza di quelle inquirenti, non hanno ritenuto necessario mantenere qualsivoglia tipo di misura cautelare.
    Spesso, successivamente alle conferenze stampa indette da chi rappresenta l’accusa, è capitato che in sede giudicante, lontano dal clamore mediatico suscitato dalle indagini, fatti di questo tipo si siano sgonfiati alleggerendo molto le responsabilità delle persone indagate.
    Salvatore Pizzo
    Coordinatore della Gilda degli Insegnanti di Piacenza e Parma

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