Addio alle edicole? Sopravvivere con più prodotti e servizi non basta

ANCHE PARMA NELLA CRISI CHE CONTA 13MILA SERRANDE ABBASSATE, "MANCA QUALITA' NEI GIORNALI E INTERESSE NEI LETTORI"

quotidianoUn tempo era considerata un’abitudine recarsi la mattina all’edicola più vicina e acquistare un quotidiano per informarsi e iniziare la giornata con un momento di riflessione sulle notizie. Oggi, complice i tempi che cambiano e l’avvento di tecnologie sempre più all’avanguardia, questa sana abitudine rimane, per la maggior parte delle persone, un caro ricordo. Nell’ultimo decennio la diffusione di smartphone e tablet ha portato a una rivoluzione nel mondo dell’editoria, attraendo i grossi gruppi editoriali a investire su questo nuovo tipo di medium a discapito della carta stampata; il giornale online è molto più rapido da consultare, è quasi sempre gratuito e fruibile in ogni momento della giornata. A pagare il prezzo più alto di questa ‘rivoluzione tecnologica’ è stata la categoria degli edicolanti, che hanno visto le proprie vendite di giornali calare drasticamente del quasi 50% negli ultimi 15 anni. Ciò ha portato dal 2001 al 2016 alla chiusura di 13mila edicole, secondo i dati diffusi dallo Snag (Sindacato Nazionale Autonomo Giornalai), riducendo così di un terzo le edicole aperte, rimaste meno di 28mila.
Una vita sempre più frenetica, il cambiamento delle abitudini di consumo del ‘prodotto informazione’ e, non ultima, la questione economica sono tra le principali cause responsabili di questa situazione, secondo i diretti interessati. “La gente non ha più tempo per leggere il giornale, per questo si affida a internet – esordisce Luca Zamboni, titolare dell’edicola in viale Partigiani d’Italia -. Tanti fattori hanno portato a questa crisi, tra i principali credo vi sia una questione economica e anche la poca differenziazione dei quotidiani odierni“, aggiunge.
Vari edicolanti condividono questa linea: i troppi quotidiani presenti producono un’informazione appiattita e non sempre di alta qualità, a causa del sempre più scarso capitale investito nella carta stampata a fronte dei costi. Tuttavia, nonostante il futuro non sia roseo, il giornale cartaceo non dovrebbe scomparire perché necessario a offrire quell’approfondimento sulle notizie a cui l’online non arriva. “Fondamentale sarà ritornare a produrre giornali con contenuti, non ci saranno mai i lettori di un tempo ma si potrà dire di avere un’informazione di qualità“, conclude Zamboni. Secondo Ugo Castellani, edicolante di piazzale Maestri, il problema è dato dal poco interesse dei giovani verso l’informazione approfondita. “Le persone tra i 20 e i 30 anni non comprano più giornali, preferiscono leggere le notizie in modo generico su internet, ma non approfondiscono”, afferma. La società che cambia è quindi alla base di questa crisi.

CENTRO25353487_10213002081704605_718266654_o VS PERIFERIA – Se fino a 15 anni fa ottenere una postazione di vendita di giornali nel centro città era considerato un vantaggio, adesso la situazione sembra essersi ribaltata. “Un tempo la piazza era il fulcro della vita cittadina – ricorda con rammarico il titolare dell’edicola in piazza Ghiaia -. Tutti, giovani e non, passavano di qua, c’era più possibilità che comprassero, adesso il massimo che riesco a vendere è la rivista di cucito per le nonne”.
Nonostante sia un fattore secondario, l’allontanamento della gente dal centro cittadino è un dato da non sottovalutare, soprattutto perché l’acquisto in edicola è spesso accompagnato da un particolare componente: il capriccio. Vai dal macellaio e ‘già che ci sei’ prendi un gioco per il bambino; ti incontri con gli amici al bar e ‘già che ci sei’ compri una rivista. Adesso questo è sempre più difficile, perché per procurarsi i beni di prima necessità non si va più in Ghiaia, si va all’Esselunga, o al Centro Torri. Raramente ci si reca in edicola per un reale bisogno, anche perché ogni ipermercato ha un angolo dedicato ai giornali, le riviste e quant’altro.
Se alla concorrenza dei centri commerciali si aggiunge quella delle altre edicole vicine, ciò che succede è evidente: “In periferia hai più possibilità di vendere, perché magari sei l’unico in tutto il quartiere” – sostiene la titolare dell’edicola Dalla Giovanna Paola in strada della Repubblica, – “Qui invece siamo già in quattro lungo la stessa strada, quello che trovi qua lo trovi anche là. Non esiste più la varietà di prima, non si può nemmeno parlare di competizione”. Di conseguenza, anche crearsi una clientela fissa diventa un’impresa.
Per andare incontro al cliente e alle sue nuove esigenze, molti edicolanti stanno adottando il sistema degli ordini e consegne a domicilio, altri cercano di ampliare l’offerta includendo servizi che esulano dalla tipica attività di un’edicola: una possibilità però che non tutti hanno, sia in termini economici (ottenere i permessi è difficile e costoso) che per questioni di spazio materiale. “Ho visto delle edicole esporre materiale migliore del mio, prodotti di cui io non posso disporre perché non ho spazio”, commenta a proposito Ombretta Mezzocchi, titolare dell’edicola alla Crocetta. “Nonostante ciò – aggiunge – non lascerei mai questa posizione per una più centrale. Qui almeno la gente può passare in macchina, prendere qualcosa e andare, mentre in centro, se non sei residente, non lo puoi fare”. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, è la periferia l’habitat più “favorevole” alle edicole. Nel centro, ormai, è diventato sempre più comune trovare serrande perennemente abbassate, piazzette vuote e chioschi chiusi. Come quella solitaria torretta accanto al Teatro Regio.

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ALTERNATIVE DI VENDITA E NUOVI SERVIZI – A Parma il numero di edicole chiuse sta salendo vertiginosamente, per questo molti esercizi commerciali si interrogano sulle possibili soluzioni da adottare per riuscire a sopravvivere. In tempi recenti un’edicola che offre ai consumatori solamente giornali e riviste ha una aspettativa di vita limitata. Ecco che allora sempre più edicolanti decidono, dopo una verifica sulle licenze, di specializzarsi nella vendita di vari prodotti multisettoriali. Attraverso questo è possibile incrementare le vendite e ottenere un maggior ricavo, anche in funzione delle onerose tasse in vigore come, per esempio, il contributo per l’occupazione del suolo pubblico. Oltre alle alternative di vendita più comuni, tra cui giocattoli e riviste di vario genere, recentemente il mondo dell’editoria ha adottato diverse strategie per arginare la crisi. Puntando alla modernizzazione delle vendite per le edicole, nell’ottobre scorso, a Roma è stato firmato un protocollo di intesa tra l’Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani) e la Fieg (Federazione Italiana Editori Giornali) basato sullo sviluppo di un sistema di erogazione di servizi: ciò rende possibile, per esempio, prenotare una visita medica o un certificato dal proprio edicolante di fiducia. Ma non tutti lo ritengono un passo risolutivo, come rileva a questo proposito Zamboni: “Non sono d’accordo con queste alternative, non danno certezza economica e non risolvono il problema della crisi che stiamo vivendo”.

 

di Andrea Ferri e Giulia Giunta

2 Commenti su Addio alle edicole? Sopravvivere con più prodotti e servizi non basta

  1. Io venderei l’intera filiera delle edicole agli editori diventando così loro dipendente scaricando su di loro i nostri costi di gestione delle attività ormai quasi in pareggio con i pochi introiti rimasi. Premetto che ciò che a noi viene dato al 18%di sconto in abnonamento postale arriva anche al 70% . gli editori POSSONO PERMETTERSI di tenere in vita il settore terminale della filiera editoriale senza la quale i loro prodotti sono inutili xché al supermercato pochi vanno solo per il giornale come in edicola .

  2. Domenico Andrighi // 29 dicembre 2018 a 13:52 // Rispondi

    io invece un edicola vorrei acquistarla

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