Parma, città europea? Tra “carte in regola” e sintomi di “decadenza”

DALL'ANALISI DI MOSCONI, UN DIALOGO SULLA CITTA' VISTA DA GUIDO BARILLA E DAL RETTORE ANDREI

Parma è una città che può definirsi europea? Sì,”ha tutte le carte in regola”secondo voci autorevoli, ma occorre lavorare su diversi aspetti, per lo sviluppo di una nuova cultura sociale, economica e ambientale fondata in primis sul ruolo delle istituzioni.
Il quesito e le considerazioni innescate sulla città sono state lo spunto di partenza dell’incontro di presentazione del libro ‘Viaggio in Italia- Racconto di un paese difficile e bellissimo’ che il 21 marzo alla libreria Feltrinelli di via Farini ha visto dialogare il rettore dell’Ateneo di Parma Paolo Andrei, il presidente del gruppo Barilla Guido Barilla e il professore di Economia industriale Franco Mosconi,  nonché autore del capitolo su Parma del volume monografico della rivista il Mulino e Dario di Vico inviato del Corriere della Sera. Il libro descrive un viaggio in sessanta città italiane condotto nel 2017 e, parlando di Parma, cerca di dare una risposta sulla sua vocazione di città europea. 

3 CARDINI: STORIA, INDUSTRIA E ISTITUZIONI –  “L’Emilia Romagna è una regione che ha molte eccellenze, basti pensare all’antica via consolare, la Via Emilia. Parma grazie ad essa dovrebbe sottolineare la sua vocazione europea” afferma Franco Mosconi aprendo la presentazione. Alla domanda sul considerare Parma una città europea o meno “non ci può essere una risposta univoca” spiega l’autore che, nel capitolo del volume ha articolato la questione in 3 punti principali: la celebrazione delle vestigia del passato come le ricchezze storiche di cui gode la città; le grandi imprese presenti che interpretano il rinascimento manifatturiero e portano agiatezza e prosperità per la società; infine le istituzioni europee.
Parlando del patrimonio artistico monumentale, la città offre molto secondo Mosconi. Al viaggiatore che arriva a Parma alla stazione dei treni e si dirige in centro “gli sembra come d’esser in un fazzoletto di terra in cui incontra il complesso della Pilotta con la Galleria nazionale, il teatro Farnese, il museo archeologico e la Biblioteca Palatina, successivamente il Teatro Regio e la basilica di Santa Maria steccata. Verso il Duomo troviamo la cattedrale, il Battistero e il Palazzo vescovile e, in una strada che congiunge questi luoghi, c’è la Camera della Badessa affrescata dal Correggio, con i suoi affreschi che molti intenditori considerano una delle massime espressioni del rinascimento italiano.”
Facendo invece riferimento all’aspetto economico, Mosconi parla di “un indicatore molto robusto che ha 3 pilastri”: 4 distretti industriali che generano un flusso di export imponente. Esempio ne sono le due uniche multinazionali Emiliano-romagnole nella manifattura, due delle pochissime in Italia. Secondo pilastro economico è la presenza di molte medie imprese, 500 delle quali si trovano solo sulla Via Emilia, sul totale di circa 4000 in tutta Italia. Terzo pilastro le fabbriche vere e proprie. “Oggi non girano più solo le merci ma anche le fabbriche. C’è una presenza di grandi capitali in circolazione che non vengono più investiti in borsa bensì nella creazione di fabbriche“.
Dal punto di vista delle istituzioni europee a Parma è presente la sede dell’Efsa, elemento che contribuisce a farne una città europea dato l’insediamento sul territorio tangibile di una importante istituzione europea comunitaria. Altro fattore istituzionale da tener presente, quello legato al ruolo dell’istruzione, incarnato al massimo livello dall’Università di Parma, ateneo tra i più antichi d’Italia.
Solidamente basata su tali punti, la risposta del professor Mosconi, non può che essere positiva: “Parma possiede tutte le carte in regola per poter essere considerata una città europea.”

BARILLA: “PARMA IN DECADENZA, OCCORE UNA RINASCITA” – A spiegare il suo punto di vista, interviene in secondo luogo uno degli esponenti più importanti dell’ambiente parmigiano, nonché industriale di grandissima fama, Guido Barilla, per il quale la città rappresenta non solo il luogo in cui lavora, ma anche l’ambiente in cui vive e in cui è inserito da uomo, da padre e da cittadino. “Proprio l’altro giorno – spiega Barilla- riflettevo sul modo in cui ogni giorno mi vedo coinvolto in questa città, da un lato come simbolo del marchio di ciò che rappresento per il mio lavoro, dall’altro come persona che la vive quotidianamente. Se la parte che mi vede protagonista in termini di cultura e di gastronomia non fa che rendermi giorno per giorno più orgoglioso di quanto è stato costruito, avverto invece, da cittadino parmigiano, l’enorme decadenza che Parma sta conoscendo in questi ultimi anni.” Una Parma in preda al degrado, al deterioramento, alla noncuranza. Queste le parole dell’industriale, termini dai quali traspare delusione e, ancora di più, malessere e disagio. Un disagio forse causato da una concomitanza di diversi fattori, quali la caduta dei modelli sui quali la città si reggeva in passato, gli stessi che avevano contribuito a risollevare Parma nel periodo successivo alla Guerra. Tali furono, nell’opinione di Barilla, la Chiesa, il partito comunista e gli industriali, forze che avevano avuto un grande ruolo all’interno del processo di risalita. Oggi questi schemi sono saltati e a far fronte all’attuale situazione dovrebbero essere in primo luogo le istituzioni, le quali rappresentano, in un certo modo, la struttura della società. E’ necessario stabilire ordini, educare la città ed i suoi abitanti, adottare nuove direttive che possano concorrere allo sviluppo di una cultura sociale, economica e ambientale. “Solo così- prosegue Barilla- sarà possibile avviare quella che potrebbe essere definita una rinascita di Parma. Ma per farlo è necessario operare concretamente, lavorare su ciò che può assicurare miglioramenti al territorio, a partire dalla scuola fino ad arrivare alla sicurezza. Occorre utilizzare più energia, un’energia e una forza che deve vedere tutti partecipi, nessuno escluso. Partire e ricominciare dal basso, nonché dalla città stessa, questa la soluzione.”

IL RUOLO DELLE ISTITUZIONI E DEI GIOVANI – A continuare nell’ottica di una necessaria sinergia per la città è il rettore dell’Università di Parma, Paolo Andrei, le cui parole d’ordine sono “fare sistema” e “gioco di squadra“. Partire dal basso e collaborare, questo il modo per portare Parma ad una futura rinascita ed assicurarle il nominativo che merita di ‘città europea’. Alla domanda se Parma si possa davvero considerare tale, il rettore ritiene prima necessario chiedersi quali siano gli elementi che contribuiscono a rendere grande una città a livello qualitativo, domandarsi in che misura e secondo quali parametri si possa affermare che gli abitanti di un determinato territorio stiano effettivamente ‘bene’. “Quando ci si interroga su quesiti di questo tipo – sottolinea il rettore – è fondamentale non dare nulla per scontato. Spesso accade, infatti, che le tematiche sociali, questioni che dovrebbero ricoprire il primo posto nella scala di importanza, non siano oggetto di principale attenzione e preoccupazione da parte di coloro i quali dovrebbero occuparsene. Ed è qui – prosegue Andrei – che risulta necessario chiarire il ruolo delle istituzioni e chiedersi se Parma, aspirando ad essere una città europea, possa essere considerata prima di tutto una città universitaria“. Molti studenti, italiani e non, non hanno le possibilità di potersi permettere un luogo in cui dormire, risorse per spostarsi dal luogo d’origine e frequentare regolarmente le lezioni universitarie, così come alla maggior parte dei ragazzi stranieri non sono concesse le condizioni per potersi integrare all’interno della società.  Se si vuole davvero progredire, fare un passo in avanti e annoverare Parma fra le città europee, risulta allora doveroso assicurare ed offrire ai giovani nuove opportunità, un modo affinché essi possano mostrare le loro potenzialità e sognare un futuro migliore. “Dare spazio, nonché speranza ai giovani, sono loro a costituire la principale fonte di ricchezza della nostra città ed è proprio su di loro che Parma è chiamata ad investire. Solo così potrà essere considerata una città universitaria a livello non solo italiano ma europeo.” E’ all’interno di tale contesto che ‘Parma capitale della cultura 2020‘ rappresenta l’occasione per poter finalmente, riprendendo le parole del rettore, “fare sistema e diventare uno strumento per realizzare il gioco di squadra, cosa che a Parma risulta spesso difficile, ma che ora ha tutte le carte in regola per poterlo attuare.”

LA RELAZIONE MILANO-PARMA- Un ultimo spunto ad essere proposto riguarda la relazione Parma-Milano sottolineata in particolare dal giornalista Dario Di Vico, che ritiene che “non ci può essere una città europea che non abbia alcun legame con Milano”. “Tale unione – aggiunge il giornalista – potrebbe rappresentare un importante punto di rinascita per Parma.” A mettere in luce il ruolo fondamentale che ricopre il capoluogo lombardo all’interno dell’Europa sono anche Andrei e Barilla, che riconoscono le rilevanti potenzialità che tale legame potrebbe garantire. “Per poter essere europei è necessario essere integrati in realtà europee – afferma l’industriale. Collaborazione e unione sono due parole chiave indispensabili, caratteristiche senza le quali un’azienda non può essere ‘grande’.”  Oggi, a nostro vantaggio, abbiamo la tecnologia che, se utilizzata opportunamente può offrire una visione complessiva del mondo, può portare ad abbattere le barriere ed i confini che ancora dominano non solo il territorio geografico, ma anche la nostra società, ponendoci le condizioni per poter diventare europei.

 

di Nicole Bianchini e Rim Bouayad

1 Commento su Parma, città europea? Tra “carte in regola” e sintomi di “decadenza”

  1. Ottimi spunti di riflessione su ciò che si può fare per rendere una città competitiva e all’altezza di competere con altre realtà.

Rispondi a Paola Annulla risposta

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*