Stupro vip: lo spettacolo deve andare avanti

LA SPETTACOLARIZZAZIONE DELLA VIOLENZA SESSUALE

Entrate entrate signore e signori, benvenuti nel circo degli astuti editori.
Accendete la tv, leggete il giornale, dove ogni cosa raccontata vale.
Questo è il palcoscenico mediale del 21esimo secolo, dove le notizie di cui si parla sono soprattutto quelle che fanno ascolti. Ma – vi starete chiedendo – quali sono le cose che la gente ascolta di più? Violenza: omicidi, stupri, aggressioni. E poi pettegolezzi: vita, morte e miracoli dei personaggi famosi. Provate allora a pensare a cosa succede se solo si uniscono le due cose. Ad esempio, Cristiano Ronaldo che stupra una ragazza. O ancora meglio Asia Argento che viene accusata di stupro, dopo aver denunciato di esserne vittima. Ed ecco che il successo è assicurato.

Sfortunatamente ogni giorno ci troviamo di fronte a casi di persone che subiscono violenza sessuale, eppure dopo poco tempo le notizie vengono dimenticate. Sono troppe le vittime di stupro, troppe per poterle ricordare tutte. Ma attenzione, c’è sempre un’eccezione alla regola. Quando lo stupro diventa spettacolo, lo spettacolo non può che andare avanti. Ed è così dunque che giornali, telegiornali e trasmissioni non perdono l’occasione di parlare di abusi, se gli abusatori o gli abusati sono vips. Ridotto a pettegolezzo e gettato nell’arena dei leoni mediatici, anche lo stupro è diventato uno spettacolo. Spettacolo in cui spesso si rischia di perdere di vista quello che dovrebbe essere il reale scopo di una denuncia: la ricerca di giustizia e non di ascolti.

Ma se pensavate che fosse finita qui vi sbagliavate. Lo stupro si è fatto spettacolo anche sul web ed è diventato in poco tempo protagonista social, soprattutto con l’hashtag #metoo. Diventato virale dopo il caso Weinstein, ha iniziato a portare a galla migliaia di storie di denunce per violenze sessuali. Se inizialmente però esso nasce – sulla spinta di un movimento femminista – per incoraggiare le vittime di violenza a farsi avanti, oggi è diventato una moda virtuale.

Usando Ritetag – un tool che analizza i dati statistici degli hashtag sulle varie piattaforme online – notiamo infatti come #metoo sia uno dei più indicati se si vuole ottenere visualizzazioni. Cercando l’hashtag, lo indica tra quelli hot del momento e consiglia di utilizzarlo se si vuole essere visti. Cosa significa questo? Significa che è più facile per un aspirante scalatore virtuale sfruttare l’hashtag per farsi notare. E così anche un movimento che nasce con il migliore degli intenti rischia di essere ridotto a strumento di popolarità.

Tutto ciò comporta sicuramente dei rischi. Il primo è quello di una banalizzazione dello stupro. Parlare di un tema così importante esattamente con le stesse modalità con le quali si parla di cosa si è mangiato o di cosa si indossa, può portare alla sottovalutazione del fenomeno della violenza. Oggi è sufficiente un post per dirsi vittima, così come è sufficiente un post per dire in quale ristorante si mangia. Il rischio quindi è di far perdere di valore la denuncia di stupro nel mare magnum dei prodotti social.

Il secondo rischio è quello di una strumentalizzazione dello stupro. Rispetto ad altri reati l’abuso sessuale è più difficile da dimostrare, dunque spesso non è facile verificare se le accuse che viaggiano veloci sui social siano effettivamente reali. Questo certamente può essere uno stimolo per chi cerca visibilità ma non ha nulla da dimostrare, o per chi vuole inabissare la reputazione di qualcun altro accusandolo di essere uno stupratore o ancora per chi è in cerca di denaro. Non sempre possiamo essere certi della veridicità delle denunce, ma possiamo sicuramente essere certi del boom mediatico che queste provocano.

Cosa ci guadagna una persona a fingersi vittima di stupro? Per natura umana l’uomo tende a provare empatia per chi soffre ed è spinto ad aiutare le persone deboli o vittime di abusi. Fingersi stuprati non è da tutti, certo, ma c’è chi ne ha fatto un buon modo per ottenere la solidarietà e l’attenzione altrui, cosa che in questi tempi diventa sempre più importante. Parlare di stupro quindi è un modo ‘facile’ per accumulare ascolti, like o followers, passando sopra o meglio pestando il dolore delle vittime reali. Ad andare di moda quindi non è lo stupro in se, ma il vittimismo, legato a un continuo bisogno di attenzione. Ecco dunque i nuovi scalatori virtuali, che spettacolarizzano lo stupro in cerca di seguaci invece che di giustizia.

Ma ricordate, siamo noi che permettiamo a questo spettacolo di andare avanti.

 

di Yara Al Zaitr