Elisa Adorni: la sua corsa alla conquista del deserto del Negev

INTERVISTA ALLA RUNNER PARMIGIANA REDUCE DALLA MARATONA DI 80 KM IN ISRAELE

Elisa Adorni, trentasettenne parmigiana, è stata selezionata, insieme ad altre 4 ragazze, tra 320 candidate per partecipare alla ‘Donna Moderna Negev Adventure‘: una maratona di 80 chilometri  divisa in 4 tappe che si è snodata dal nord al sud del deserto israeliano. La manifestazione è frutto di un progetto organizzato da Donna Moderna in collaborazione con l’Ufficio Nazionale Israeliano del Turismo, nato per “stimolare le donne a sfidare i propri limiti, a tirar fuori le proprie risorse e potenzialità, in tutti i campi, dalla vita privata al lavoro”, come ha spiegato la direttrice del settimanale Annalisa Monfredi. “L’attività fisica è un’ottima palestra per allenare la nostra determinazione, perché ci mette subito di fronte ai limiti del nostro corpo e ci insegna che, con disciplina e passione, possiamo superarli”.

COS’HA SPINTO ELISA AD AFFRONTARE QUESTA AVVENTURA? – Elisa Adorni è dottoressa in architettura, fisioterapia e scienze motorie. Dopo alcuni anni di lavoro come architetto tra Rabat e Damasco, ha deciso di ritornare nella sua città natale, dove ora lavora a contatto con gli anziani in programmi di prevenzione legate all’attività fisica. La grande passione per la corsa e la curiosità di visitare un posto nuovo l’hanno spinta a partecipare alle selezioni e a cimentarsi in questa grande avventura.
“Tre anni fa, dopo un brutto infortunio al perone, ho iniziato con la corsa trail (in ambienti naturali) – racconta – e quindi questa mi sembrava un’ottima opportunità sia per il tipo di percorso, che per l’occasione di visitare un posto nuovo e affascinante come il deserto israeliano”. L’iniziativa fungerà probabilmente da apripista per una maratona che si dovrebbe svolgere annualmente in Israele. Uno dei tanti eventi organizzati dal Paese mediorientale (che ha ospitato la partenza del Giro d’Italia da Gerusalemme nel 2018, gli Europei di basket del 2017 e varie maratone) che così sta cercando, attraverso lo sport, di mostrare la parte migliore di sé. “All’inizio era più un gioco – prosegue Elisa – ho pensato che non mi sarebbe costato nulla mandare la candidatura, ma quando a settembre mi è arrivata la conferma ho avuto alcuni momenti di esitazione, subito fugati dal fatto che mi sentivo fisicamente preparata per affrontare una sfida del genere. Un motivo di scetticismo riguardava il fatto che fosse una competizione esclusivamente al femminile e che saremmo state sempre insieme per una settimana, ma alla fine è andata benissimo e si è creato uno splendido rapporto tra tutte noi, che spero continuerà a lungo”.

Nessuna paura nel recarsi in Israele? Elisa risponde senza esitare: “La gente mi chiedeva se fossi preoccupata, se avessi timori, ma io non ne ho mai avuti, e a posteriori posso confermare che è stata un’esperienza assolutamente fantastica. Probabilmente l’Ufficio del Turismo israeliano ha voluto organizzare questo evento esclusivamente per le donne proprio per dimostrare che anche cinque donne sole, in mezzo al deserto, non si debbano sentire minimamente in pericolo.”

Un ruolo determinante, nella sua scelta tra le varie candidate, l’ha avuto il curriculum di Elisa: la 37enne, infatti, ha già ottenuto dei risultati abbastanza importanti nella 10 km o nella mezza maratona. In quest’ultima disciplina in particolare ha un tempo di 1:21:01, ad una decina di minuti dal record italiano della specialità. Inoltre, aveva già alle spalle numerose esperienze di trial running a lunga distanza, così come le altre ragazze selezionate. La preparazione alla corsa è stata costante e abbastanza dura. “Correvo tutti i giorni dai 10 ai 18 km, con un ritmo non elevatissimo ma costante. Il mio è stato più un allenamento di quantità che di qualità. Mentalmente, invece, ero già preparata in quanto abituata alle lunghe corse, anche in solitaria.”

LE EMOZIONI DELLA CORSA NEL DESERTO – Le buone sensazioni di Elisa sono state confermate anche durante le varie prove: “La prima tappa l’abbiamo affrontata con molta calma, durante la seconda abbiamo accelerato per non perderci il tramonto – ricorda con aria sognante – mentre nella terza non pensavo di avere le gambe ancora così fresche e, complice il fatto che fosse una tappa di montagna, cioè il mio terreno preferito, sono andata molto veloce arrivando per prima. Non ho mai avuto alcun problema fisico, se tralasciamo una scivolata il primo giorno che mi è costata una sbucciatura al ginocchio – svela sorridendo. L’unico momento di difficoltà l’ho avuto proprio durante la terza tappa – continua – quando a 6 km dall’arrivo mi sono accorta di essere rimasta con poca acqua, sotto un sole cocente, ma alla fine sono riuscita a gestirla bene e ad arrivare al traguardo senza troppe difficoltà”. Una maratona nel deserto – come quello del Negev, poi, tra crateri, valli e canyon – è sicuramente un’esperienza non tradizionale, sia dal punto di vista fisico, ma soprattutto dal punto di vista emozionale. “Non era la prima volta che vedevo un deserto: sono stata nella Death Valley e ho fatto degli scavi in qualità di architetto a Damasco, ma è stato molto diverso, è stata tutta un’altra cosa viverlo mentre correvo piuttosto che attraversarlo mentre stavo comodamente seduta sul sedile di una jeep. Particolarmente emozionante la parte in cui siamo passate dentro un cratere, ti sentivi veramente minuscolo al ‘suo’ cospetto. Sono delle sensazioni difficili da spiegare che mi porterò sempre nel cuore. Per questo durante gli ultimi chilometri dell’ultima tappa ho cercato di godermi a pieno il momento, i paesaggi, i panorami.”

Scenari e città visti non soltanto con gli occhi di una sportiva, ma anche con quelli da architetto. Infatti, come già anticipato, Elisa era stata a Damasco, prima dello scoppio della guerra, per partecipare ad alcuni scavi archeologici. “Le città che abbiamo visto, soprattutto Gerusalemme, erano abbastanza simili a Damasco dal punto di vista tecnico e architettonico, dunque c’è stata una leggera deformazione professionale; ho ricominciato a notare gli archi, gli intagli delle pietre…devo ammettere che mi ha ricordato, con una certa nostalgia, gli anni di lavoro a Damasco.”

RITORNO ALLA NORMALITÀ – Il ritorno alla vita di tutti i giorni dopo un’esperienza del genere non è stato esattamente semplice. “Sono rientrata domenica sera a Parma (il 4 novembre, ndr) con il buio e la pioggia e il giorno dopo mi aspettava subito il lavoro, una tristezza… ma d’altra parte ero felice di ritornare perché amo il lavoro che faccio e avrei rivisto il mio compagno dopo una lunga settimana.” L’impresa di Elisa tra l’altro non è passata inosservata, c’è stato un grande sostegno da parte della città sia prima che durante l’avventura in terra israeliana. “Prima della partenza ho incontrato il vicesindaco Marco Bosi che ha voluto fare una foto insieme e augurarmi buona fortuna. Inoltre ho fatto delle interviste per dei giornali e tantissime persone mi hanno scritto sui social per sostenermi. I miei folllower sono aumentati in maniera esponenziale nel giro di pochi giorni.” Una partecipazione che è stata apprezzata anche dagli organizzatori dell’evento, soprattutto dall’Ufficio del Turismo Israeliano che ha reputato interessante e affascinante il grande supporto che è stato rivolto alle atlete.

Archiviata la sabbia del deserto israeliano, Elisa punta dritto verso il prossimo obiettivo: “La maratona di Firenze a fine Novembre, dove ritroverò Eleonora (una sua compagna di viaggio in Israele). Non ho fatto una grande preparazione ma sono curiosa di provare in quanto sarà la mia prima maratona su strada. Come ulteriori obiettivi per il futuro mi piacerebbe continuare a fare questo tipo di gare, un po’ più spericolate – continua sorridendo – e per chiunque volesse sponsorizzarci siamo disposte a correre anche nei ghiacci del Nord Europa”, fa sapere la runner. In conclusione lancia un appello sull’importanza dell’attività fisica, a prescindere dall’età. “Io lavoro con degli anziani nell’ambito riabilitativo, dunque credo fortemente che non è mai troppo tardi per avvicinarsi all’attività fisica“. E se lo dice una runner che ha appena completato una maratona di 80 km nel deserto… c’è proprio da fidarsi!

di Pierandrea Usai e Beatrice Matricardi

1 Commento su Elisa Adorni: la sua corsa alla conquista del deserto del Negev

  1. Grazie!!! che bell’articolo!!

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