Cinque corti in dieci mesi: all’Edison il cinema degli studenti

PRESENTATI I CORTOMETRAGGI DELLA SECONDA EDIZIONE DEL CORSO DI ALTA FORMAZIONE IN "CINEMA DOCUMENTARIO E SPERIMENTALE"

Si è conclusa la seconda edizione del corso di alta formazione in Cinema documentario e sperimentale” e per l’occasione lunedì 4 febbraio sono stati presentanti al cinema Edison i cortometraggi realizzati dai 18 studenti. I corti proiettati, cinque in totale, sono l’esito del lavoro svolto al Distretto del Cinema nei 10 mesi di durata del progetto, durante i quali i partecipanti hanno potuto approfondire le loro conoscenze nell’ambito del documentario, sia da un punto di vista teorico che pratico.

IL CORSO – Nato da una collaborazione tra la Cineteca di Bologna e il CAPAS dell’Università di Parma, grazie anche al supporto della Regione Emilia Romagna, del Fondo Sociale Europeo e del Comune di Parma, il corso inaugurerà a marzo la sua terza edizione, visti gli ottimi riscontri delle due precedenti. “Tra poco saremo all’inizio del terzo ciclo – spiega l’assessore alla cultura Michele Guerra durante la serata conclusiva del corso – È un’avventura che sta maturando di anno in anno, un’avventura che continua ad avere anche un buon credito presso le persone che si iscrivono per tentare di entrare nei posti che il corso mette a disposizione”. È previsto infatti un numero massimo di 18 frequentanti, selezionati tenendo conto dei requisiti richiesti dal bando di concorso e dei risultati di un successivo test scritto e di un colloquio orale. Gli studenti vincitori potranno usufruire di borse di studio che consentiranno loro di seguire gratuitamente le 730 ore di didattica previste: “Questi sono veramente gli investimenti pubblici in formazione di cui c’è bisogno e che premiano il merito”, sottolinea l’assessore Guerra in un post a riguardo pubblicato sulla sua pagina Facebook.  Dal punto di vista dell’insegnamento, il corso si articola in due sezioni: “La prima parte è quella più teorica – spiega Stefano Cattini, tra i tutor che hanno collaborato – Sono previste lezioni in aula, tenute da diversi docenti, che possono essere registi, montatori, fonici, produttori o altri professionisti del settore. La seconda parte invece, è quella del ‘project work‘, finalizzata alla creazione di un corto documentario da parte dei ragazzi, e prevede lezioni pratiche, in cui si organizza il lavoro e si fanno ad esempio riprese o montaggio video”. Aspetto preminente del corso, è dunque quello di fornire ai partecipanti la formazione e gli strumenti necessari per farsi strada anche nel mondo del lavoro: “Tra i ragazzi che hanno partecipato alla precedente edizione del corso – continua l’assessore Guerra durante la serata di lunedì 4 febbraio -alcuni sono riusciti poi a lavorare in produzioni di un certo livello, dimostrando che le capacità acquisite possono essere spese autonomamente fuori, attraverso strade diverse”. Sul medesimo aspetto torna anche Sara Martin, coordinatrice del corso, che conclude la presentazione della serata rivolgendo un augurio agli studenti per l’avvenire:  “È emozionante essere di nuovo qui così numerosi per vedere gli esiti di questo corso che è stato molto impegnativo, molto faticoso, ma al contempo pieno di grandi soddisfazioni. Ci auguriamo tutti che i progetti finiti che verranno presentati stasera possano essere l’inizio di un futuro molto bello e positivo per i ragazzi che hanno intrapreso questo percorso”.

I DOCUMENTARI REALIZZATI – I ragazzi e le ragazze partecipanti hanno lavorato suddivisi in gruppi, ognuno dei quali ha potuto scegliere autonomamente l’argomento da trattare e le modalità d’esecuzione, sempre con il supporto e i consigli di professionisti del settore audiovisivo. Il primo tra i lavori proiettati, è stato ‘Costante Selvaggio‘, di Leo Canali, Dalila Longo e Stelios Koukiasas. Si tratta di un corto molto musicale, che racconta, anche attraverso la lettura di poesie, il percorso del Parma, come si legge nella sinossi: “Costante selvaggio racconta un torrente dalla sua sorgente fino alla foce. Segue lo scorrere dell’acqua catturando paesaggi visivi e sonori, metafore dell’eterno evolversi delle cose, del trascorrere di tutto ciò che ci circonda”. Il secondo documentario presentato è stato invece ‘La città è tranquillissima‘, di Teresa Manduca, Federico Pevere, Michela Sartini e Julien Zaccardi. Protagonista della narrazione è Paolo, un pensionato dell’Oltretorrente che, assieme ad altri abitanti del suo quartiere, ha deciso di contrastare il fenomeno dello spaccio di droga nella sua zona, scendendo in strada e affrontando direttamente coloro che si dedicano a questa attività.

È stato proiettato in seguito ‘Montagne Blu‘, di Vera Dallavalle, Francesco Dejaco, Emma D’Orto e Giovanni Perolo, toccante cortometraggio girato a Bergamo sul tema dell’Alzheimer e del ricordo.  La storia raccontata è quella di Maurella, ricoverata in una casa di riposo. Dalle finestre della sua camera la donna osserva le montagne che tanto amava percorrere in bicicletta prima di ammalarsi, rivivendo in parte la serenità che provava pedalando nella natura. Per questo motivo, la famiglia decide di provare una terapia sperimentale non farmacologica chiamata ‘Cyclette virtuale’, che prevede l’utilizzo di un percorso video e, appunto, di una cyclette per rievocare in Maurella i ricordi di quei momenti così felici. Il quarto lavoro presentato è stato invece ‘Oniricon‘, di Marco Balestri, Francesca Trentadue e Jacopo Orlo. Il corto prende ispirazione dall’omonimo libro illustrato di Federico Fellini, in cui il regista era solito disegnare i sogni che faceva durante la notte. L’idea iniziale era quella di ricreare alcune di queste illustrazioni girando scene ad esse ispirate, ma nel corso delle riprese, a detta dei ragazzi che vi hanno lavorato, hanno cominciato a verificarsi eventi e coincidenze strane, e proprio su questi avvenimenti si è deciso di spostare il focus. Tra cali di corrente improvvisi, registratori impazziti e sedute spiritiche improvvisate, il risultato è un cortometraggio estremamente divertente che strizza l’occhio al mondo del paranormale, pur mantenendo sempre una vena ironica.

Il quinto ed ultimo documentario è stato infine ‘Polvere di Mare‘, di Ali Beidoun, Flavia Mazzarino, Maria Chiara Morolli e Mattia Napoli. Ambientato sulla spiaggia di Bellaria, racconta la storia di un cinema abbandonato e di un vecchio deposito di barche accanto ad esso. Il custode di questo spazio, Marcello, racconta i tempi passati e le storie della sua famiglia, accrescendo la sensazione di nostalgia evocata dalle scene girate.

LE ESPERIENZE DEGLI STUDENTI –  Giovanni Perolo, tra i creatori di ‘Montagne Blu‘, parla della sua esperienza: “L’intero complesso del corso è stato molto formativo, dalla A alla Z, dagli aspetti più tecnici a quelli magari più filosofici: ci siamo chiesti ad esempio che cosa voglia dire realizzare un documentario e quali implicazioni etiche questo comporti. Per quanto riguarda invece i miei progetti futuri, ho intenzione di utilizzare il documentario che abbiamo realizzato per fare domanda al centro sperimentale di cinematografia”.  Anche Ali Beidun, che ha lavorato a ‘Polvere di Mare‘, racconta quali sono state le sfide più complesse che ha dovuto affrontare nel corso delle lezioni: “All’inizio eravamo un po’ sparsi nella classe. Ognuno voleva fare cose più sue e personali, quindi abbiamo dovuto raggiungere dei compromessi per mettere d’accordo le varie opinioni e questo nel cinema secondo me non va fatto, perché se fai compromessi il film non va da nessuna parte. Quando un film deve piacere a tutti va a finire che non piace a nessuno. Ritengo che questa sia stata la difficoltà maggiore”. Nonostante le complessità legate al raggiungimento di una visone comune durante la realizzazione del documentario, Ali sembra essere rimasto ugualmente soddisfatto dell’esperienza complessiva, e continua: “Credo che questo sia un corso molto buono per i principianti, che non hanno ancora maturato un’esperienza significativa nel mondo del cinema. Per chi ha già un’esperienza pregressa in questo ambito si tratta forse di un corso semplice, che ha però dei punti molto interessanti, ad esempio le occasioni di incontro con tanti registi e produttori. Io di origine sono libanese quindi questo fa parte anche del mio viaggio in Italia, volevo scoprire un po’ il mondo del cinema e qui ho conosciuto persone belle e interessanti che lavorano in questo settore”. Allo stesso modo Francesca Trentadue, tra i realizzatori di ‘Oniricon‘, sembra essere entusiasta degli insegnamenti ricevuti: “Riguardo alle persone che hanno tenuto i corsi e le lezioni, sono stata molto contenta perché sono professionisti del settore e ognuno di loro ci mostrava una visione particolare del cinema, non solo inerentemente a quello che avevano fatto loro, ma proprio nel documentario che a loro deputava. Ho apprezzato molto anche la libertà che un po’ ci è stata data e un po’ ci siamo presi nel creare: ci è stato permesso di osare“. Della stessa idea Marco Balestri, collega di Francesca in ‘Oniricon‘: “Una delle cose più utili di questo tipo di corsi, secondo me, è che conosci altre persone che condividono le tue passioni. Alcuni di noi avevano già avuto esperienze in questo ambito, altri stanno studiando, altri ancora come me non avevano mai fatto niente dal punto di vista pratico e sono semplicemente degli appassionati di cinema. Credo che il corso mi abbia dato una buona opportunità proprio per mettere le mani in pasta. Sono molto soddisfatto anche della proiezione finale, perché c’è stata una reazione molto forte da parte del pubblico ed è stato un momento davvero emozionante per noi”.

Le iscrizioni per la nuova edizione sono ancora aperte: c’è tempo fino al 5 marzo. Per partecipare alla selezione è necessario presentare la domanda d’iscrizione sul sito della Cineteca di Bologna (www.cinetecadibologna.it/formazione) e sulla pagina web del Capas (Centro per le Attività e le Professioni delle Arti e dello Spettacolo) (http://www.capas.unipr.it).

di Gabriele Sani