La Disney è politically correct: i film classici con censura o avvertenze

DISNEY+ DECIDE DI RIFLETTERE SUI PROPRI CONTENUTI E SPUNTANO LE AVVERTENZE PER PRESENZA DI STEREOTIPI O MESSAGGI SBAGLIATI

 

Dopo la morte di George Floyd, le manifestazioni Black Lives Matter attive in tutto il mondo, la rimozione di Via col vento dal canale HBO MAX, anche The Walt Disney Company, meglio conosciuta come Disney, decide di fare un passo indietro e di riflettere su tutti i contenuti che la sua nuova piattaforma Disney+ offre.

Ecco cosa appare ora in apertura di alcuni dei classici distribuiti sulla piattaforma, che contengono scene razziste per gli standard odierni: “Questo programma include rappresentazioni negative e/o maltrattamenti di persone o culture. Questi stereotipi erano sbagliati allora e sono sbagliati adesso. Piuttosto che rimuovere questo contenuto, vogliamo riconoscerne l’impatto dannoso, imparare da esso e stimolare la conversazione per creare un futuro più inclusivo insieme. Disney si impegna a creare storie con temi ispiratori e ambiziosi che riflettano la ricca diversità dell’esperienza umana in tutto il mondo. Per saperne di più sull’impatto delle storie sulla società, visita www.disney.com/StoriesMatter“.

Tra i film finiti nel mirino delle critiche troviamo: Dumbo (1941), Peter Pan (1953), Lilli e il Vagabondo (1955), Il libro della giungla (1967), Gli Aristogatti (1970).

Ma qual è il problema? Alcune scene di questi film sono state ritenute irrispettose, discriminatorie e razziste.

I film incriminati

In Dumbo, ad esempio, un gruppo di corvi che aiutano il protagonista ad imparare a volare presentano delle voci nere stereotipate. Il corvo principale si chiama Jim Crow con un riferimento a una serie di leggi segregazioniste dell’epoca nel sud degli Stati Uniti. I corvi infatti sono un omaggio ai Ministrel Show, spettacoli in cui attori bianchi con il volto dipinto di nero impersonavano delle versioni caricaturali degli schiavi neri. Ve ne eravate mai accorti?

Nel 1953 con Peter Pan, invece, gli indiani chiamati “pellerossa” – oggi termine offensivo e razzista – vengono rappresentati come dei selvaggi vestiti con abiti barbari, inclini a usanze primitive e con una lingua incomprensibile. Ammettetelo, questa volta vi siete indignati davvero…

Nel film Il libro della giungla, del 1967, Re Luigi l’orangotango è stato interpretato come una caricatura degli afroamericani.

Non si salva proprio nessuno: in Lilli e il Vagabondo ad essere vittima di uno stereotipo offensivo furono i cinesi. I cinesi?? direte voi. Sì, proprio loro. Due gatti di razza siamese chiamati Si e Am si divertono a distruggere la casa intonano la celebre canzone Siam Siamesi con accento cinese. Consapevoli del contenuto provocatorio, nel recente remake live action la Disney ha sostituito i due siamesi con dei gatti di razza Devon Rex, eliminando il finto accento cinese. Per non parlare della scena del canile in cui i cani incarnano gli stereotipi dei Paesi da cui provengono le loro razze, come Pedro il Chihuahua messicano.

Anche per Gli Aristogatti l’accusa è la stessa. Shun Gon, il gatto siamese della banda ha viene rappresentato con gli stereotipi della nazionalità cinese.

Questi sono solo alcuni piccoli episodi all’interno dei film Disney. Naturalmente bisogna tenere conto del contesto storico in cui sono stati prodotti i film finiti oggi nel mirino della politically correct: parliamo di opere figlie di un’epoca storica totalmente diversa, con ideali e obiettivi molto distanti da quelli che viviamo oggi.

E poi bisogna ammettere che, nella maggior parte dei casi, un bambino non si sofferma sul significato sottinteso delle scene incriminate, per il quale è richiesta una conoscenza e una logica che non ha ancora sviluppato.

Insomma, Si e Am sono sempre stati dei semplici gatti dispettosi e odiosi, non certo la rappresentazione del popolo cinese. Un bambino difficilmente va oltre al significato che oggi viene attribuito a tutte queste scene Disney.

Inserire il messaggio all’apertura, poi, sottolinea come in realtà la Disney sia sempre stata cosciente dei messaggi sbagliati e spesso mai del tutto percepiti dagli spettatori e solo oggi ritenuti “razzisti e offensivi“. Forse perché a volte diamo per scontato che ormai il razzismo appartenga al passato senza renderci conto degli episodi quotidiani che affermano con sprezzante amarezza che le discriminazioni e le intolleranze razziali esistono ancora.

Ciononostante, l’inserimento del messaggio sopra citato è innegabilmente giusto. Perchè? Perchè serve non solo a sensibilizzare sempre di più gli spettatori per ciò che andranno a vedere, ma funge anche da tutela per la Disney che eviterà così di ricevere critiche negative e di perdere il proprio pubblico. Inoltre questa iniziativa, presa da un’industria mondiale come la Disney, è fondamentale dato che coinvolgerà ovviamente sempre più aziende.

E poi, come dimenticare… i film Disney hanno accompagnato intere generazioni. Il loro obiettivo non si limitava all’intrattenimento: lo scopo era lasciare un messaggio profondo e simbolico. I film finiti nel mirino delle critiche e ritenuti offensivi sono gli stessi che ci hanno insegnato a credere in noi stessi, ad avere fiducia nell’umanità, ad avere rispetto, ad amare chi è diverso da noi. La Disney ci ha insegnato ad essere forti, a combattere per i nostri ideali, a superare le nostre insicurezze, ci ha insegnato il valore della parola OHANA. Ci ha insegnato a crescere! E proprio per questo l’iniziativa assume ancora più valore.

L’intento di fondo è sempre stato quello di creare dei film che avessero una morale, degli ideali, che aiutassero i più piccoli – ma non solo – a trovare la loro strada nella quotidianità. Dobbiamo tener presente che i cartoni animati hanno un target principalmente costituito da bambini che, per capire meglio come funziona il mondo, hanno bisogno di vedere ciò che è sbagliato per riconoscerlo.

E’ quindi necessario che la Disney, ritenuta un medium perfetto per comunicare con i più piccoli, lanci messaggi di rispetto e di accettazione. Inutile dire che non sarà il messaggio d’apertura anti-ingiustizia a salvare il mondo, ma forse questa piccola azione contribuirà a formare meglio le nuove generazioni. Perché lo scopo principale della Disney da sempre è quello di dare delle lezioni di vita. Un po’ come le favole di Esopo.

Se nel 2020 ci troviamo ancora a parlare di razzismo, di non inclusione e discriminazione di certo non è colpa della Disney: vi è un problema di fondo e forse anche un’ipocrisia universale alla quale ci siamo uniti senza riflettere, un’ipocrisia che ci induce a credere che il razzismo non domini più questa società, che faccia parte del passato, che non esistano più discriminazioni e che siamo tutti propensi ad accettare chi è diverso da noi. Non è così.


E poi quello della Disney non è solo un politically correct qualsiasi: è anche giusto sottolineare che nel corso degli anni si è impegnata a rappresentare sempre di più la società odierna, eliminando quasi del tutto riproduzioni stereotipate di minoranze o etnie (esempi sono il film Zootropolis, la creazione nel 2009 di una nuova principessa di colore, oppure la scelta di Halle Bailey per il live action de La Sirenetta).

Si parla quindi di una comunità che pian piano sta riflettendo sugli errori commessi in passato cercando di rimediare e di sensibilizzare sempre più persone. Proprio per questo il passato non deve essere cancellato o censurato poiché esso è fondamentale per apprendere passo dopo passo la nostra evoluzione sociale con la speranza di non ripetere i nostri errori.

Come sottolinea la stessa Disney: “Non possiamo cambiare il passato, ma possiamo riconoscerlo, imparare da esso e andare avanti insieme per creare un domani che oggi possiamo solo sognare.”

 

di Sara Diana 

2 Commenti su La Disney è politically correct: i film classici con censura o avvertenze

  1. PAOLO DAVIDE // 24 maggio 2021 a 20:50 // Rispondi

    Ho visto quei film ed ero un bimbo,e allora proprio non ricordo di essere stato colpito in negativo ma ricordo.Un bambino difficilmente va oltre al significato che oggi viene attribuito a tutte queste scene Disney.oggi come allora.ecco mi fermerei qui. A mio giudizio mi pare ridicolo. Allora anche tin tin di herge e anche altri fumetti dell’epoca andrebbero censurati.biancaneve anche coinvolta e il principe ma se era la parte più bella della storia!Mi pare esagerato.

  2. nostra evoluzione sociale?

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