Giovanni Ferraguti: il fotografo che non smette di cercare storie

Quando il lavoro del fotografo non va mai in pensione: intervista al fotoreporter parmigiano

Esistono diversi modi per raccontare una storia: alcuni preferiscono cantarla, altri scriverla, altri ancora la dipingono, c’è chi trova più facile danzarla, Giovanni Ferraguti ha scelto di fotografarla.

Del resto quella per la fotografia è una passione che lo accompagna da sempre. Fin da quando, da ragazzino, giocava in cortile con gli amici e pensava a quanto fosse bello poter immortalare quei momenti.

Così, alla fine della terza media, dopo la promozione scolastica, Giovanni chiede a sua mamma in regalo una macchina fotografica per poter finalmente iniziare a raccontare storie. Non sono “racconti” inventati, ma immagini di vita vera. E da quel momento inizia il “lavoro” di quello che diventerà un grande fotografo di Parma e non solo.

“Volevo fare il fotoreporter. Che l’avessi fatto in piccolo o in grande non importava. Io volevo fotografare il mondo con la macchina fotografica” racconta Ferraguti. Insegue e raggiunge il suo sogno con tenacia, riuscendo anche a superare l’esame di Stato da giornalista a Roma. E quel “mondo” è soprattutto quello della sua città, Parma.

Giovanni Ferraguti  ha lavorato infatti per il quotidiano locale, la Gazzetta di Parma. Ma, per chi è curioso per natura, un mondo solo non basta.

macchina fotografica giovanni ferraguti

La storica macchiana fotografica di Giovanni Ferraguti

Alla Gazzetta di Parma si accosta dunque la collaborazione con l’Associated Press, una statunitense agenzia di stampa internazionale. L’abilità di Ferraguti nel conciliare due realtà così differenti consiste nel trovare notizie locali che possano interessare anche a un pubblico molto più vasto di quello della piccola realtà cittadina. Come quel 13 Novembre 1979, quando Parma è sconvolta dal crollo del Padiglione Cattani, un reparto dell’Ospedale Maggiore. Le foto di Ferraguti, che verranno pubblicate anche da numerose testate internazionali, raccontano uno dei momenti più tristi per Parma dal dopoguerra. Ventuno furono le vittime del crollo.

L’estro di questo fotogiornalista era noto e la fiducia era tale che “non mi dicevano mai ‘Fai’, ma mi dicevano sempre  ‘Vai'”.

E così a Ferraguti è concesso di andare dove lo porta la sua curiosità, il suo intuito. Correndo anche il rischio di tornare con “la borsa vuota”. Ma, attenzione: non si deve trattare di sola curiosità personale, infatti “devi partire dal presupposto che la curiosità la devi distribuire agli altri. Io osservo con i miei occhi e cerco di spiegare agli altri che questa è una notizia” spiega il fotografo.

Forse sono due le qualità che lo aiutano a conquistarsi belle storie: rispetto ed empatia.  “Ci vuole molto rispetto di chi hai davanti, qualsiasi lavoro tu faccia”. Il rispetto per non invadere la sfera più intima di chi si fotografa e l’empatia per stabilire un contatto, un dialogo con questa persona. Mettere a proprio agio chi si fa ritrarre è un buon modo per ottenere storie autentiche.

Fondamentale secondo Giovanni è “essere autocritici, aiuta molto. Di errori ne ho fatti anche io, li fanno tutti, ma l’importante è non difenderli”.

Una lunga carriera…

Giovanni Ferraguti durante la sua carriera vive 14 anni a Nizza, poi però, Parma col suo fascino da sirena, lo richiama a sé.

Ci saranno rimasti momenti, posti e persone da fotografare ancora nella sua città? Ferraguti sembra esserne convinto: “Ci sarà pur qualcosa che non ho ancora visto”. Ma anche osservare una stessa cosa da angolazioni differenti, spesso, ci fa scoprire dettagli che a un primo sguardo non avevamo notato.

Ce lo insegna Van Gogh con i suoi girasoli. Ecco, forse Parma e la sua gente sono i girasoli di Giovanni.

Il fotografo rimane convinto, ancora oggi, che le opportunità non cadano dal cielo, ma vadano create e cercate perché esistono e attendono solo chi ha il coraggio di coglierle. “Bisogna essere attivi, attivi anche nella città” e ricordarsi, aggiunge, che “dal cielo cadono solo la pioggia e la neve”. Siamo noi, dunque, a dover cercare e cogliere le opportunità, non aspettare che arrivino da sole.

Scatti riusciti e scatti mancanti

Tra le storie catturate dal suo obiettivo compaiono nomi celebri in tutto il mondo, come Robert De Niro, Mina, Charlie Chaplin e Katia Ricciarelli.

De Niro in una foto scattata da Giovanni Ferraguti

Quando Robert De Niro si trovava nei pressi di Parma, nel 1974 circa, per girare il film “Novecento”, a Giovanni Ferraguti l’Associated Press affidò un particolare incarico. “Sono stato io a comunicargli che aveva vinto l’oscar. Una cosa quasi incredibile”.

Charlie Chaplin in uno scatto di Giovanni Ferraguti

“Ci sono poi, come in tutti i mestieri, i colpi di fortuna. Non ne ho avuti molti, ma qualcuno mi è capitato” e uno di questi fu l’incontro con Chaplin al ristorante La Filoma a Parma. I contatti sono fondamentali, non si può avere il controllo su tutta la città: in quell’occasione il ristoratore gli telefonò per informarlo che c’era in sala uno che “dicono sia Charlot”, e Giovanni corre a guadagnarsi lo scoop. Nello stesso ristorante fotografò anche il re di Svezia, “era fuori ad aspettare sotto la pioggia”.

Eppure c’è un nome di cui la sua macchina fotografica sente la mancanza: Maria Luigia. “Ho letto molto di lei. Ho l’impressione che sia conosciuta dai parmigiani in maniera molto superficiale. Solo come la duchessa della città. Io ne ho letto il bene e il male, le fatiche, le gioie e i dolori. La trovo una storia interessante. La sua vita sembra un romanzo ma non lo è”. Sarebbe stato bello poter immortalare con una fotografia una vita così “complessa e articolata” di cui tante cose si sanno a menadito tranne la verità.

E oggi?

Oggi Giovanni Ferraguti non lavora più per nessuna testata giornalistica, ma non si può certo parlare di pensione. Il suo è un mestiere così intrinseco alla sua persona che non finisce mai.

Non si smette mai di essere curiosi, di essere artisti, di cercare notizie. “Se ti guardi intorno sembra che io stia ancora lavorando” dice Ferraguti indicando la quantità di libri e foto che lo circondano. La passione è qualcosa che in Giovanni non è certo cessata con la fine di un contratto o con il passare degli anni.

Quando gli viene chiesto se anche oggi risceglierebbe quella carriera, se farebbe di nuovo il fotoreporter risponde con convinzione: sì. “Sono troppo affezionato a questo mestiere. Ho fatto un lavoro che mi è piaciuto e mi ha gratificato”

Un ultimo consiglio: Occhi aperti che la prossima foto-storia potrebbe essere letteralmente dietro l’angolo.

 

di Chiara Paletti

 

1 Commento su Giovanni Ferraguti: il fotografo che non smette di cercare storie

  1. Edoardo PADOVANI // 16 dicembre 2020 a 16:04 // Rispondi

    bellissimo aspetto con ansia le prossime pubblicazioni.

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