Dove finisce ciò che buttiamo? Viaggio in una fabbrica del riciclo

LA SETTIMANA EUROPEA DELLA RIDUZIONE DEI RIFIUTI

Contenitori per la raccolta differenziataGli abitanti di Parma e del parmense sono i più ‘ricicloni’ dell’Emilia Romagna. A metterlo nero su bianco sono i dati raccolti ogni anno nel ReportRifiuti stilato dalla Regione e da Arpa Emilia Romagna, in collaborazione con le aziende locali di raccolta rifiuti che da dieci anni monitorano per legge la situazione delle nove Province. In poco più di 15 anni la raccolta differenziata del parmense è salita dall’11,08% del 1997, al 19,66% del 2002 fino alla rivoluzione del sistema porta a porta avviato nel capoluogo nel 2006. Da quel momento in poi si è innestato un percorso virtuoso.
Il 2013 si è chiuso con un 56,2% su scala regionale, ovvero +2,3% rispetto al 2012, e un 63,3% per quel che riguarda il parmense. Un dato che, forte della raccolta differenziata spinta avviata in città, continuerebbe a migliorare anche nel 2014: “Abbiamo ormai toccato il 70%”,  ha affermato ai primi di novembre l’assessore comunale all’ambiente di Parma Gabriele Folli presentando la tariffazione puntale. Non vi dice niente? Eppure dovrebbe.

Si tratta di un progetto che riguarda la parte di rifiuto indifferenziato il quale, attraverso l’utilizzo di sacchi dotati di microchip, verrà quantificato andando a influire, in meglio o in peggio, sulla tariffa pagata dall’utente. Insomma: meno rifiuti produci, meno paghi.A partire da novembre, ecco che i sacchi non conformi o depositati in giorni e orari diversi da quelli definiti, non verranno più ritirati. Un post-it informativo verrà lasciato sui sacchi conferiti in modo non corretto per spiegare le ragioni del mancato ritiro e invitare all’adozione dei corretti comportamenti che permetteranno anche di evitare le sanzioni previste. La fase di misurazione sperimentale riguarda per il momento solo il Centro Storico e porterà all’applicazione della Tariffa puntuale dei rifiuti nella seconda metà del 2015.

Aspettando i microchip, oggi dove finisce il materiale che ogni giorno con accortezza separiamo e mettiamo in contenitori diversi? Dove viene portato il ‘giallo’? E la carta? E dal nostro organico nasceranno veramente i fiori come cantava De Andrè?

 

NELLA FABBRICA DEL RICICLO – Una delle aziende che si occupano di smistare e imballare i materiali è la ditta Furlotti Luigi di Torrile San Polo dove mensilmente vengono trattate 391 tonnellate di multi materiale leggero, ovvero plastica e barattolame. Non appena i camion arrivano e scaricano, i due tipi di rifiuti vengono subito separati in processo simile a ciò che accade in altre aziende per il vetro al fine di ottenere un materiale il più pulito possibile. L’obiettivo è che possa entrare nella fascia qualitativa più alta prevista dai consorzi che si occupano del materiale recuperato per farne nuovi oggetti.

La ditta Ghirardi, ad Alberi di Parma, si occupa del recupero della carta. Come la Furlotti, si è aggiudicata una gara indetta da Iren per occuparsi di trattare i rifiuti recuperati.
Ma diversamente di ciò che accade per chi lavora plastica o vetro, nel loro caso la consegna del prodotto finito non va ai consorzi. “Noi – spiega Claudio Ghirardi, il titolare – passiamo tutto a delle cartiere convenzionate, abbiamo scelto di lavorare sul mercato libero. Di aziende come questa ce ne sono 5 in tutta Italia: facciamo una selezione spinta del materiale cartaceo che arriva qui e togliamo tutto il cartone e le cartacce, disinchiostriamo la carta fino ad ottenere il de-ink. Più selezioniamo e più abbiamo la possibilità di vendere un ottimo prodotto finale, che nel nostro caso diventerà carta da giornale o carta igienica.
La ditta Ghirardi dà lavoro a ben 45 persone. Verrebbe da pensare che il settore apra al mercato del lavoro con opportunità interessanti eppure Claudio Ghirardi spiega che “la tendenza a mettere impianti sempre più tecnologici per permettere una lavorazione ottimale dei materiali non comporta un aumento della mano d’opera.”

I numeri della sua azienda: 60 container alla settimana di carta, 100mila tonnellate annue di carta trattata per essere riutilizzata. Da chi? Principalmente da altri Paesi: in Italia c’è un surplus di carta riciclata così l’80% del materiale è destinato all’export nonostante regole e controlli molto rigidi: “In dogana basta che venga rilevato durante un controllo l’1% di impurità per essere incriminati di reati ambientali che vengono paragonati ai reati di mafia”.
Per non avere guai e garantirsi maggiore competitività, tra le aziende che fanno del recupero e del riciclo il loro business spesso si crea un network per abbassare i costi e allo stesso tempo offrire un servizio migliore. E’ proprio il caso della Furlotti e della Ghirardi che collaborano per il riuso del tetrapak.

 

RICICLO VUOL DIRE RIUSO – Una collaborazione che continua anche nella Settimana Europea della Riduzione dei Rifiuti, vista la partecipazione degli stand informativi di entrambe alla mostra di riuso e laboratori sotto i portici dell’Ospedale Vecchio di sabato scorso.

di Marco Rossi, Danio Rossi, Andrea Cammarata, Andrea Bernardi

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