Il rettore Borghi: “Vi racconto la mia Università”

TRA EXPO, CARTA DELLO STUDENTE E PROSPETTIVE FUTURE

Loris BorghiUn anno di iniziative e cambiamenti. Loris Borghi racconta il suoi primi dodici mesi da rettore in una lunga chiacchierata. Mastercampus, Erasmus and International Home, nuovi spazi studio, carta dello studente, ospedale veterinario e la grande vetrina di Expo 2015: a tu per tu col rettore dell’Università di Parma, tra progetti già di successo e nuove iniziative.

Partiamo con alcuni concetti: che cosa intende per cambio di mentalità e per inizio di una nuova era?

“Storicamente, l’accademia italiana ha sempre curato abbastanza bene una doppia missione: quella della ricerca e quella dell’alta formazione. Le due cose sono strettamente connesse: un report del 2014, fatto da un’agenzia internazionale, pone al terzo posto le Università italiane in termini di produzione scientifica; gli studenti laureati in Italia, che vanno a lavorare in stati fortemente sviluppati, ottengono spesso un grandissimo successo. Questo vuol dire che noi, come Università, forniamo un prodotto buono e competitivo. Quello, però, che l’Università italiana solo recentemente ha capito, è che esiste una terza missione: mettere questo prodotto anche a disposizione del territorio esterno, partendo da quello della città dove l’Università si trova e non lasciarlo chiuso in se stesso. Diciamo che io ho voluto dare un’accelerazione a questo processo, prima di tutto collaborando con chi rappresenta la città, e poi con tutte le realtà imprenditoriali del territorio. Tutto questo prevede, inevitabilmente, un cambio di mentalità e l’inizio di qualcosa di nuovo”.

Lei ha parlato di ‘valorizzazione delle persone’. Come si valorizzano concretamente uno studente, un docente, un ricercatore?

“Questo è un bellissimo concetto. Il nostro Ateneo negli anni si è un po’ burocratizzato: non esiste più la consapevolezza di cosa significhi veramente essere universitario. Per questo, dal punto di vista etico e meritocratico, sto cercando di infondere un senso di appartenenza all’istituzione e di inserire un premio per le persone che valgono. Partendo dalle tasse, per esempio. Ho trovato un Ateneo in cui, a volte, i premi non erano dati su criteri oggettivi, ma attraverso rapporti interpersonali. Per evitarlo, stiamo rivoluzionando anche la riorganizzazione dei servizi amministrativi dell’Ateneo: abbiamo aperto dei bandi per ricoprire le posizioni di responsabilità attualmente vacanti e i candidati saranno scelti in base alle loro capacità. Chiarezza di obiettivi e responsabilità: un processo che richiede del tempo, ma sono fiducioso. Tutto questo è volto ad innalzare il livello di reputazione dell’Ateneo, e la reputazione è una cosa importantissima.”

Parlando di gestione degli spazi universitari, potremmo citare il progetto Mastercampus e l’Erasmus and International Home. Cosa può dirci al riguardo?

“Il nostro Campus si estende per 77 ettari. Non è una cosa da poco, considerando che non tutte le città universitarie possono vantare uno spazio tanto grande. Il progetto è molto ambizioso, perché prevede la collaborazione di enti privati, mirata ad incentivare la relazione tra Università e realtà imprenditoriali. Vorremo inoltre costruire dei residence al suo interno, per renderlo una sorta di quartiere abitato da studenti e docenti. L’altro punto fondamentale per innalzare il livello della nostra reputazione riguarda, appunto, gli studenti Erasmus. Quando sono arrivato, ho scoperto che l’ufficio di riferimento era poco agibile e collocato male. Il suo spostamento in Piazzale San Francesco (“WelcHome Erasmus: la casa per gli studenti stranieri a Parma) è stato un netto vantaggio per chi vi lavora e per chi usufruisce del servizio”.

E per quanto riguarda la biblioteca Paolotti e l’apertura di nuovi spazi studio?

“Intanto, la biblioteca resterà aperta fino alle 21.00 eho istituito una commissione incaricata di fare una mappatura di tutti gli spazi che abbiamo a disposizione, in modo da cercare e trovare quelli che possano essere concessi agli studenti e da loro stessi gestiti. Tutto deve avvenire attraverso un patto tra persone adulte: io metto a disposizione uno spazio, tu però non lo distruggi. Ho già avviato questo progetto al Dipartimento di Medicina, dove le aule rimangono aperte anche il sabato, autogestite dagli studenti, e mi piacerebbe farlo in tutti i Dipartimenti. Gli spazi ci sono e gli universitari non sono più ragazzini: basta fissare un regolamento, condividerlo e rispettarlo”.

Notte dei Ricercatori: quali sono state le differenze con l’evento organizzato l’anno scorso e che risultati ha avuto?

“Il programma è stato decisamente più intenso e anche più partecipato, con l’affluenza di circa cinquemila persone, molte famiglie e più sedi aperte. Insomma, la giornata è riuscita, nonostante il progetto non sia stato finanziato dalla Comunità Europea. Seguendo la logica del collegamento alla città, abbiamo deciso di aprire anche il Palazzo del Governatore, con Uniforcity e i nostri ricercatori, e la scelta è stata un chiaro segnale di dialogo: l’Università che parla alla città.”

Il progetto ‘Parma per Bernardo Bertolucci’ sta avendo il successo sperato? La città si sta dimostrando partecipe alle iniziative?

“Si, devo dire che la città ha risposto abbastanza bene. In questo caso, si sta recuperando il mondo non solo di Bernardo Bertolucci, ma di un’intera famiglia parmigiana che, a mio parere, Parma ha trascurato. L’iniziativa della proiezione dei suoi film sta avendo un grossissimo successo: de ‘Il conformista’ è stata fatta anche una doppia proiezione. C’è assolutamente partecipazione e di questo sono veramente felice. Come primo anno, posso dire di essere soddisfatto. Certo, il problema più grande rimane quello delle risorse, perché su questo siamo veramente in ginocchio. Bisogna usare tutta la fantasia possibile per riuscire a non rimanere fermi“.

Ci sono dei progetti che avrebbe voluto avviare e che, invece, non sono andati in porto?

“No, direi che gli obiettivi che avevo prefissato per il primo anno siano stati raggiunti. Non c’è qualcosa per cui possa dire ‘volevo farlo, ma non ci sono riuscito’. Sono molto soddisfatto anche della squadra che ho messo in campo: persone che si sono davvero messe in gioco, lavorando insieme per migliorare ogni singolo aspetto. C’è molto da fare, soprattutto nell’abbattimento della burocrazia nelle procedure amministrative. In futuro, modificheremo tutti gli ordinamenti dell’Ateneo secondo la logica della semplificazione. Un’altra cosa sulla quale stiamo lavorando è il livello di informatizzazione dell’Ateneo: tutto ormai passa dai procedimenti online ma per farlo bisogna avere una piattaforma e degli strumenti che funzionino. L’obiettivo è ottenere un centro trasversale di Ateneo che si occupi proprio di questi aspetti. Vorremmo creare anche un’associazione ex-alunni e amici dell’Università di Parma, che potrebbe essere un’ulteriore leva di sviluppo dell’Ateneo. Spero di fare anche questo nel 2015″.

Guardando al futuro: si è parlato di partecipazione dell’Ateneo all’Expo 2015 e del miglioramento dei rapporti con Bruxelles e l’Europa. In che modo?

“Sì, stiamo organizzando una serie di eventi di preparazione e poi un programma ben definito per i sei mesi di svolgimento dell’Expo. Sono già in corso alcune lezioni tenute al Palazzo del Governatore sulle varie realtà del territorio. Nel frattempo, abbiamo ideato dei bandi di concorso per reclutamento di persone che si occuperanno proprio del rapporto col resto dell’Europa, aspetto che porterà sicuramente beneficio al campo della ricerca”.

In cosa consisterà la carta dello studente universitario di Parma?

“Innanzitutto, sarà una carta di riconoscimento, informatizzata e di servizio. Il nuovo bando della tesoreria richiede l’impegno del futuro tesoriere di fornirci questo strumento, che noi offriremo a tutti gli iscritti e al quale verranno agganciati tutti i possibili vantaggi che uno studente può avere. Sono già in contatto con alcune grandi realtà, come Conad ed Ergo, per avere delle agevolazioni. La carta funzionerà anche come bancomat e non si esclude, peraltro, che possa diventare anche un pass di accesso alle biblioteche”.

Anticipazioni su iniziative ancora in cantiere? Qualcosa che, magari, potrebbe creare sbocchi lavorativi per gli studenti?

“Di idee ce ne sono tante. Per dirne una: il Dipartimento di Veterinaria svolge un’attività significativa di assistenza a piccoli e grandi animali. In questi giorni, stiamo ragionando sull’apertura di un ospedale veterinario e, sulla scia del rapporto col territorio, è stato dato un input per ottenere un servizio 24 ore su 24. Un ente pubblico non deve aver paura di cercare collaborazione con gli enti privati che hanno ancora interesse per l’Università. Essere restii a quest’aspetto è sbagliato, perché noi possiamo mettere a disposizione il nostro marchio universitario e loro ci possono aiutare a sviluppare delle attività. Se troveremo un partner serio e volenteroso, l’ospedale veterinario potrebbe essere qualcosa di vantaggioso anche per la città e i neolaureati. Questo ragionamento si collega ancora una volta con il progetto Mastercampus: siamo in contatto con grandi aziende che, conoscendo gli studenti prima e tramite stage, potranno avviare più velocemente il mercato. Le aziende cercano questo rapporto, che quindi va incentivato”.

Per concludere: cosa ne pensa di ParmAteneo?

“Ottima domanda. Certamente, voi studenti rappresentate una vivacità, una realtà che può aiutare fortemente l’Ateneo. La forza sta nei giovani. Le novità, le idee provengono da voi. Noi abbiamo il solo compito di agevolarvi. Da questo punto di vista, un’iniziativa come ParmAteneo è assolutamente benvenuta”.

 

di Sara Battaglia, Chiara Corradi, Silvia Feliziani, Marica Musumarra

2 Commenti su Il rettore Borghi: “Vi racconto la mia Università”

  1. antonino torresi // 4 novembre 2014 a 22:04 // Rispondi

    E’ meraviglioso a noi e’ piaciuto tanto complimenti.

  2. karim stefano akele // 7 novembre 2014 a 19:23 // Rispondi

    Promette bene..

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