Prostituzione tra via Emilia e web 2.0: l’adescamento online del cliente tipo

IL MESTIERE CHE I PARMIGIANI DISPREZZANO, COMBATTONO E RICHIEDONO

ragazza.prostituzione.articoloSotto le luci dei benzinai, nell’appartamento sopra casa, sulla schermata del nostro pc, in un centro massaggi, nel letto di un nostro conoscente: la prostituzione è quotidianità. Parma non fa eccezione: tra nuove forme di prostituzione, azioni per contrastarla e percezione della popolazione questa è la realtà che non conosciamo (o non riconosciamo).

 

MENO PROSTITUTE PER STRADA? IL TRUCCO C’E’ MA NON SI VEDE – “…..Alba di via montanara, apre la porta appena docciata, guardo su per l’altezza piu i taccazzi….azzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzz gnocche così belle (per i miei gusti) ne ho viste veramente poche nella vita”. Questo è l’inizio della recensione di una prostituta trovato su internet. Per capire l’universo nel quale essa si colloca bisogna tenere presente quanto internet abbia pesato sul modo di fruizione della prostituzione. Le tecnologie evolvono e, come ogni mercato, anche quello del sesso si adegua. E’ noto che la chiusura dei cinema a luci rosse o delle videoteche hard non è stata certo dovuta a una crisi del settore, ma al contrario ad una sua nuova gloriosa fase grazie alla diffusione dei siti pornografici gratuiti. Così accade anche per la prostituzione vera e propria. Se le strade sono forse un po’ affollate, il mercato in realtà brulica più che mai: basta cercare su Google ‘Parma sesso’ per ottenere tra i primi risultati siti che contengono inserzioni più o meno esplicite a seconda dei portali. Un annuncio pubblicato su un sito di incontri, sezione Parma, ad esempio, presenta una “nuova e bellissima ragazza orientale! elegante , dolce e molto educata.” Dopo aver dettagliato con precisione le prestazioni offerte, la ragazza promette di “realizzare tutte le tue fantasie” e garantisce inoltre ” aria condizionata in camera pulita e ordinata”. Provando a chiamare il numero indicato risponde una voce dall’accento cinese; da l’indirizzo del suo appartamento e il costo della prestazione “50 eulo tutto, 100% completo”.

Gli annunci sui vari siti sono centinaia e costantemente aggiornati. Per dare un’idea su Bakekaincontri/Parma ogni giorno sono circa 200 le ragazze, per la maggior parte straniere e giovanissime dai 18 ai 25 anni per lo più. Le italiane sono quasi esclusivamente donne mature oppure ragazze minorenni che però si offrono (apparentemente) solo per chat e giochi erotici online. Internet ha senza dubbio facilitato l’accesso alla prostituzione: non occorre più uscire di casa a scomodi orari e consumare in macchina o in hotel; si può fare la propria scelta e prenotare un appuntamento direttamente a casa della ragazza. Internet fornisce anche ulteriori strumenti ai consumatori: esistono infatti dei forum che recensiscono le ragazze che si prostituiscono. Nella categoria ‘Parma’ ci sono 5600 interventi degli utenti che formano una vera e propria comunità solidale che raccomanda le ragazze da non perdere, come quelle da evitare: “Nonostante la “ruvidezza” telefonica, volevo riprovarla […]: prendo appuntamento, vado di fronte allo scannatoio e non risponde più al telefono! Messa nei numeri bloccati (hai visto mai che mi richiamasse) e mi mozzassero l’amichetto se ci riprovo!”
Fra i tanti ‘tripadvisor del sesso‘ c’è anche chi “ha lo scopo di aiutare gli utenti a trovare maggiori informazioni che gli permettano di selezionare le migliori Escort, Accompagnatrici, Girls e Trans tra quelle che hanno pubblicato annunci online”. Viene anche fornito un glossario per orientarsi nel linguaggio che usa la comunità dei recensori, infatti con ‘social’ si indicano le chiacchiere che solitamente si scambiano con la ragazza dopo il rapporto ‘bj’ (rapporto orale), ‘bbj’ (rapporto orale senza preservativo), ‘Rai2’ (rapporto anale) ecc. Da precisare che, come per la prostituzione ‘tradizionale’, anche il mercato online è gestito da organizzazioni criminali che decidono i domicili delle ragazze e si occupano di stipulare i contratti di affitto facendo da protettori. Per citare un solo caso, un’organizzazione composta da cinesi e italiani sgominata a luglio dalla squadra mobile dei carabinieri di Rimini faceva arrivare le ragazze dalla Cina senza permesso di soggiorno e poi venivano smistate in varie città del nord tra cui anche Parma; gli organizzatori gestivano un call-center per smistare le chiamate alle varie ragazze che, in due o tre per appartamento, ‘rendevano’ fino a 6000 euro a settimana.
Come è noto in Italia la prostituzione non è reato ma lo sfruttamento, il favoreggiamento, e l’induzione sì. Ci si può chiedere come sia possibile che i vari siti che ospitano offerte di prestazioni a pagamento esplicite o addirittura i forum che mettono a disposizione strumenti per meglio destreggiarsi nel mondo della prostituzione, non siano perseguiti. Quando si tratta di soldi il mercato si muove con estrema rapidità, mentre le istituzioni sono molto più lente a dotarsi degli strumenti necessari per far rispettare la legge. Nonostante le strade un po’ più sgombre, la realtà non è certo migliorata. Il trucco c’è e si vede pure.

 

IL CLIENTE MEDIO: UN PO’ DI NUMERI – Se online i clienti delle prostitute sono molto disinvolti, d’altra parte non sappiamo identificarli nella vita reale. Chi sono dunque i clienti delle prostitute? Nel mercato della prostituzione se le ragazze rappresentano l’offerta, i clienti sono la domanda e per ogni indagine di mercato che si rispetti bisogna analizzarla con attenzione. I dati che fornisce la ‘Comunità Papa Giovanni XIII’ in collaborazione con Eurostat possono aiutare: la percentuale che in assoluto colpisce di più è che il 77% dei clienti è impegnato in una relazione sentimentale stabile, molti sono attratti da quelle emozioni forti che, si pensa, solo una prostituta sia in grado di soddisfare, richieste inconfessabili a mogli e compagne. Un 6% è attratto da un aspetto ben preciso: la possibilità di maltrattare con una certa libertà una ragazza. La solitudine è quindi solo uno degli aspetti che induce a cercare un rapporto a pagamento: appena il 23% infatti è single, e tra questi si trovano anziani, timidi o portatori di handicap, incapaci di stabilire un normale rapporto con una donna. Da sottolineare che il 21% di questi sia interessato solo a scambiare qualche parola senza che abbia luogo un rapporto fisico. Per quanto riguarda l’estrazione sociale il 56% ha un reddito medio alto e il 21% alto. E’ interessante sottolineare come una buona fetta dei clienti va dai 25 ai 39 anni (21%), il 14% è appena maggiorenne, anche se il 43% spazia dai 40 ai 55 anni e gli over 56 rappresentano il 17% del totale. Rispetto alla cadenza degli incontri la stragrande maggioranza (il 75%) frequenta prostitute ogni due settimane, il 10% una volta al mese e il 15% una volta a settimana.

 

ProstituzioneIGNORANZA ED IMPEGNO: COME LA SOCIETA’ CIVILE REAGISCE – Questi dati fanno riflettere sul fatto che ogni cittadino, come membro di una comunità che ospita una varietà così ampia di soggetti complici della prostituzione, non possa permettersi di rapportarsi alla questione con superficialità. Con questo spirito istituzioni e volontari si coordinano per mettere sotto i riflettori la mancanza di informazione e al contempo agire concretamente per arginare il fenomeno. Per questo a Parma dal 2010 esiste la Rete per l’Accoglienza al Femminile che mette insieme diverse realtà associative locali, in favore dei diritti delle donne, specialmente le vittime di tratta. Inoltre, grazie a un fondo del Dipartimento Pari Opportunità della presidenza del Consiglio dei Ministri che dal 1996 manda avanti il progetto ‘ Oltre la strada’, la Regione Emilia Romagna si impegna nella lotta contro la riduzione in schiavitù nella prostituzione, ma anche nel lavoro forzato e nell’accattonaggio. Prima assistenza e protezione sociale sono gli obiettivi dei volontari.

Proprio la Rete per l’Accoglienza al Femminile, insieme al Forum Solidarietà, ha portato avanti dal gennaio all’ottobre 2014 il Progetto Trattasi di donne. Grazie al dottor Marco Ciardi, psicologo e ricercatore, con la coordinazione del professor Marco Deriu, docente di Sociologia politica all’Università di Parma, è stata condotta una ricerca che ha avuto come obiettivo la percezione che i cittadini hanno del fenomeno prostituivo e della tratta. Il campione dei cittadini intervistati, 20 in tutto, vive nei due quartieri considerati i nuovi luoghi della prostituzione a Parma: il quartiere Crocetta e il Pablo. Le risposte degli intervistati hanno delineato la percezione di ‘due mondi differenti‘, che in comune hanno solo quel marciapiede, che si trasforma a seconda che ci sia o meno la luce del giorno. Ciò si lega alla difficoltà nel vivere gli spazi pubblici, che gli abitanti dei quartieri denunciano, essendo anche centri di gravità dello spaccio. Anzi, il nesso prostituzione e delinquenza è correlato quasi in automatico, nelle risposte degli intervistati, “uniformando attraverso il degrado, fenomeni in realtà molto diversi”: ciò che i cittadini di Parma lamentano è soprattutto l’abbandono, il vuoto lasciato dalle istituzioni. Il dato più allarmante che emerge dalla ricerca riguarda però lo spazio narrativo dato alle ipotesi sulle problematiche delle ragazze. In altri termini, raramente viene problematizzata la differenza fra prostituzione tradizionale e tratta: per quanto la maggior parte degli intervistati pensi che le ragazze siano costrette a prostituirsi, la privazione dei diritti umani che la tratta e la riduzione in schiavitù significano non viene considerato spontaneamente, e quando si parla di prostituzione sono in pochi a considerare quanto la libera volontà sia determinante. Come se parlare di ‘mestiere più antico del mondo’ chiudesse la questione. Come se la prostituzione forzata non esistesse, e tutte le ‘graziose’ di via del Campo aspettassero sulla loro soglia di casa “di vendere a tutti la stessa rosa”.

C’è chi invece è pianamente consapevole del dramma della schiavitù. Si tratta dei volontari dell’Unità di Strada della Caritas di Parma, uomini e donne che nel loro tempo libero, una volta a settimana, girano di notte per i luoghi della prostituzione. Tanti in città, primo fra tutti l’asse della via Emilia. Il volontario con cui parliamo, che preferisce restare anonimo, incontra ogni settimana insieme alla moglie persone che sono vittima di sfruttamento sessuale, costituendo così il primo tassello del progetto della Regione ‘Oltre la strada’, che si propone di liberare queste persone dallo sfruttamento e aiutarle a costruirsi una nuova vita. La strada appunto, ci racconta il nostro volontario, segna inevitabilmente la vita di queste ragazze: “Noi le chiamiamo prostituite, più che prostitute. E’ una sottolineatura importante perché queste persone sono vittime e non lo fanno per scelta, a dispetto di un pensiero comune che a volte banalizza e conclude che quella è una scelta libera o che quello è un lavoro”. L’identità che rende libera e unica una persona non esiste più per queste ragazze. “Il vero nome, a volte, viene fuori come un regalo”. Aprirsi, fidarsi dei volontari, dice l’intervistato, è molto difficile: la strada spersonalizza, ed è strano comprendere lo scopo di queste persone quando le relazioni umane a cui si è abituati non vanno oltre l’amplesso con un cliente. Decidere di scambiare quattro chiacchiere con l’unità di strada, anche se solo per pochi minuti, rappresenta una scelta non banale per una prostituta, perché significa rinunciare a potenziali clienti. “Dobbiamo rispettare molto il tempo che ci regalano loro, perché se lo strappano dalla pelle”. Ma questi incontri, per quanto rischiosi, possono dare risultati importanti: “In questa fiducia che nasce nel tempo si crea lo spazio per molto di più, che può voler dire anche intraprendere percorsi di liberazione, che richiedono grossa fiducia e di credere che non si è quello che si sta vivendo”. Molto, stando a quanto hanno visto con i loro occhi i volontari, dipende anche dal paese di origine delle ragazze, dalla mentalità con cui arrivano in Italia. Il problema che scoraggia molte di loro è la difficoltà nel trovare un lavoro dopo aver deciso di lasciare la vita di strada. Ma talvolta avvenimenti particolari possono motivare la ricerca di una nuova vita: “Spesso l’arrivo di un figlio è una forza che aiuta a portare a termine percorsi”. Il progetto ‘Oltre la strada’ prevede anche un altro tipo di azione: 20 chiamate a settimana alle diverse ragazze che si prostituiscono in casa tramite annunci su internet. Anche se con queste, dicono i responsabili, è veramente difficile riuscire a stabilire un rapporto, essendo chiuse e ‘protette’ tra quattro mura.

 

di Adriano Arganini, Andrea Cammarata, Sofia Caratozzolo, Luigi Vitale