Parkour: l’arte del movimento per superare i propri limiti

A PARMA I CORSI SONO ORGANIZZATA DALLA UISP

ParkourLa generazione degli adolescenti lo avrà provato nel famoso videogame Assassin’s Creed. I ragazzi ne hanno sentito parlare o addirittura lo praticano. Gli adulti invece possono averlo intravisto nei film, oppure immaginato o ancora osservato ma senza dargli un nome preciso. Eppure è una disciplina ‘giovane’, c’è da poco tempo. Ma solo da una decina di anni ha cominciato ad ottenere visibilità. E’ lo sport del parkour. E richiede grande coraggio, ma anche una buona dose di responsabilità.

CHE COS’E’ IL PARKOUR? – “Si tratta di spostarsi all’interno di un’ambiente, urbano o naturale, tracciando una linea retta immaginaria tra due punti e superando tutti gli ostacoli che si incontrano mentre si percorre tale percorso tramite tecniche che sono salti e o acrobazie”. Così descrive il parkour Andrea Rech, 25enne istruttore del corso organizzato dalla Uisp (Unione Italiana Sport Per Tutti) di Parma. In origine era Art du déplacement, arte dello spostamento. Dalla lontana tradizione militare della marina francese del Novecento, si è poi trasformato agli inizi degli anni Novanta dall’incontro di persone venute dalla strada e da realtà diverse, come le arti circensi e acrobatiche. Grazie soprattutto all’aumento di video su internet, oggi il parkour è diventato un vero fenomeno mediatico in costante crescita. Per Andrea, che pratica questa attività da dieci anni, è però importante chiarire un altro aspetto: “Non c’è nessuna gara nel parkour -continua Andrea-: ognuno si trova di fronte ai propri limiti e difficoltà che deve riuscire a superare”.

“E’ L’ARTE DEL MOVIMENTO” – Come infatti analizza Leonardo, 14enne iscritto al corso, il parkour “è uno sport che ti insegna ad utilizzare al massimo le capacità che il tuo fisico ha e di potenziarle. Io la chiamo arte del movimento”. Ma non solo. “Sei libero di esprimerti, di utilizzare il tuo corpo come preferisci – sostiene il 17enne Marco, anche lui partecipante al corso – perché hai la possibilità di scegliere il movimento più adatto a te”. Questo tratto della disciplina è uno dei più affascinanti, dal momento che non c’è maniera univoca di saltare o superare un determinato ostacolo. “E’ uno sport adattabile al tipo di persona: quindi ognuno fà quello che sente di fare, regolando lo spostamento all’interno di un ambiente al suo corpo” continua Andrea. Dunque se da un lato è accessibile a tutti, dall’altro servono dei requisiti fisici particolari. In altre parole, “serve un minimo di preparazione fisico-atletica che si può conseguire durante allenamenti e pratica continua” prosegue l’istruttore. “Ogni tipo di volteggio, come ad esempio lo speed vault o il monkey vault, ha una sua propedeutica da seguire – continua Andrea – con un progressivo avvicinamento verso il movimento finale”. In tutto ciò, oltre che superare impedimenti fisici, è soprattutto cercare una sfida contro se stessi. “E’ un’attività che ti consente di trovare una strada alternativa, cercando non di superare i limiti del corpo umano, bensì quelli della paura” riprende Andrea. Il quale però non manca di sottolineare un elemento spesso trascurato: “È il fatto di spostarsi da un punto all’altro nella maniera più efficiente possibile. Efficiente vuol dire anche sicura. Quello che so fare io non è detto che tu sia capace di farlo; quindi puoi benissimo fare delle altre mosse” ribadisce il giovane istitutore.

CONTRO GLI STEREOTIPI – Uno degli aggettivi spesso accostati al parkour è ‘pericoloso‘. Ciò è dovuto ad una interpretazione esagerata dell’attività. Come riporta scontento Andrea: “Tante volte la gente associa il parkour all’attività dello stuntman; quella spesso è finzione e dunque passano messaggi fuorvianti”. Inoltre “molti video pubblicati dalle crew su YouTube mostrano cose un po’ assurde; è gente esperta che sa come fare certe cose”. Eppure i ragazzini che vedono tali filmati cercano di emularli, “facendo passare un messaggio sbagliato della nostra disciplina”. A dare adito a tali pregiudizi sono inoltre i potenziali rischi e infortuni, che lo sport implicitamente possiede. parkour-3Tuttavia è possibile ridimensionare, o perfino arginare, i pericoli derivanti dall’eseguire determinati movimenti. L’importante è avere una guida esperta accanto, ma soprattutto avere coscienza dei propri limiti. Racconta Marco: “Io una volta mi sono tirato una ginocchiata in bocca; il mio istruttore mi ha corretto e alla volta successiva ho eseguito bene il movimento, e non sbagliandolo non era poi così pericoloso. Il parkour diventa rischioso se non sai fare certe movenze e in particolare modo se ti reputi capace di fare cose che non hai mai provato. Sei tu che ti regoli di conseguenza”. “Gli infortuni capitano, perché comunque non è uno sport tranquillo, se uno sbaglia ci si può far male” – ammette Andrea – . Tuttavia la parola chiave è proprio sicurezza, il fatto che deve essere una cosa efficiente. Dunque capire anche quando è meglio aggirare l’ostacolo piuttosto che superarlo“.

IL PARKOUR A PARMA –  Ecco perché la figura di Andrea viene definita come ‘istruttore-educatore’. “Senz’altro il corso offre dell’attività fisica, ma vuole anche educare i ragazzi alla responsabilità e all’integrazione reciproca”. Queste le parole di Rocco Ghidini, responsabile della Lega Atletica e Trail Running della Uisp di Parma. L’assegnazione del ruolo di istruttore avviene infatti dopo aver seguito un corso adibito a formare e prepare gli insegnanti non solo nell’attività fisica, ma anche in quella di educatore. I corsi sono su prezzi relativamente poco costosi, in quanto “lo scopo dello Uisp non è fare cassa bensì offrire dei servizi di qualità all’iscritto” riporta Ghidini. Il corso prevede 15 lezioni da 110 euro e per il parkour, data la sua particolarità, vi è un massimo di 22 ragazzi suddivisi su due corsi, per facilitare al meglio il lavoro dell’istruttore nel seguire con attenzione gli iscritti; le lezioni attualmente si tengono in spazi affittati dal Comune, come nella palestra Einaudi Toscanini in via Cuneo 3. Attualmente il corso è offerto dagli 11 ai 18 anni, ma come descrive Ghidini “abbiamo richieste superiori ai 20 anni e dunque abbiamo in cantiere la realizzazione di corsi per ragazzi universitari“.

di Jacopo Orlo

1 Commento su Parkour: l’arte del movimento per superare i propri limiti

  1. E uno sport particolare e difficile ma bellissimo, mi e sempre piaciuto e mi piacerebbe approfondire.

Rispondi a Ioan Annulla risposta

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*