La sfida delle nuove Province: i tagli continuano, ma sono la soluzione?
PRO E CONTRO SECONDO L'AMMINISTRAZIONE FRITELLI, ALLE PRESE CON LA RIDUZIONE DEL PERSONALE
“Bisognerebbe smettere di tagliare sugli enti territoriali per risparmiare sulla spesa pubblica, nel bilancio complessivo le Province pesano solo il 2%”: queste le parole del presidente della Provincia e sindaco di Salsomaggiore Filippo Fritelli riguardo al nuovo assetto previsto dalla legge Delrio. Con l’approvazione dello scorso aprile è iniziato un cambiamento all’interno delle istituzioni provinciali. Le province infatti, sono diventate ‘enti territoriali di area vasta’ con il presidente eletto dai sindaci e dai consiglieri dei Comuni di quella provincia. Al cittadino, dunque, spetta solo la possibilità di decidere chi andrà a governare Comuni e Regioni.
Dal 1 gennaio 2015 è terminata anche la fase attuativa, in cui era prevista, tra l’altro anche la nascita delle ‘città metropolitane’. Tuttavia, questa legge si trascina dietro ancora oggi numerose polemiche. Il problema della incostituzionalità sembra essere stato risolto con la recente approvazione della ‘riforma del Titolo V’, ma il dibattito su quanto farà risparmiare la riforma e su quanto abbia davvero ‘tagliato’ agli enti è ancora apertissimo.
Ma come si sono trasformate le Province? E quali cambiamenti sono già in essere con l’attuazione della legge Delrio? E’ stata ben recepita o si è andati incontro al ‘caos istituzionale’?
I MAGGIORI CAMBIAMENTI – “Si tratta di snellire l’ente. E’ un processo di riorganizzazione – risponde il presidente della Provincia Fritelli subentrato alla guida dell’ente all’amministrazione Bernazzoli dallo scorso ottobre -. La legge Delrio prevede che la tutela del patrimonio, della viabilità, della scuola, dell’ambiente e la pianificazione territoriale-economica rimanga in mano a quello che verrà considerato l’ente di area-vasta: un’aggregazione amministrativa di Comuni. La Regione sta cercando di unire e di andare oltre ai confini provinciali con l’intento di creare almeno due aree: due enti sovracomunali. Assorbiti dalla Regione, invece, saranno i settori agricoltura, sociale, lavoro e formazione professionale, buona parte dell’ambiente e trasporti. In base alla normativa del Jobs Act i Centri per l’Impiego verranno inglobati dalla nuova Agenzia Nazionale del Lavoro con uffici territoriali. Anche le forze di polizia, ad oggi provinciali, diventeranno nazionali”.
LA QUESTIONE DEL PERSONALE – E che impatto ha avuto la riorganizzazione delle funzioni sul personale? Il primo problema, ancora scottante, è quello di ridurre l’organico, con una messa in mobilità generale del 50%. “C’è un taglio di risorse importante previsto dalla legge di stabilità – continua il presidente – che ci obbliga a ridurre il personale. I dipendenti che esercitano deleghe regionali passano direttamente alla Regione”. Ma il dirigente addetto al coordinamento delle politiche sociali, Gabriele Annoni, ci tiene a specificare che “nessuno perderà il lavoro, almeno nel breve periodo”. “Per arrivare ad una soluzione così estrema – prosegue – devono passare 2 anni”.
Il 31 dicembre 2016 è infatti il termine ultimo per completare ogni procedura di mobilità, se a quella scadenza ci sarà ancora personale che non ha ritrovato un impiego, questo andrà dichiarato in esubero con la messa in mobilità obbligatoria. Per due anni è garantito lo stipendio all’80% e l’iscrizione a liste di disponibilità da cui le singole amministrazioni devono attingere prima di indire nuovi concorsi. Solo a questo punto, se rimarranno ancora quote di personale non ricollocato, si arriverà al licenziamento. “Al momento – continua Annoni – il nostro compito, è quello di ridefinire il processo sovrannumerario entro il 31 marzo, elencando le persone non addette alle funzioni fondamentali da mettere in mobilità”. Sui dati esatti si sta ancora lavorando. “Confidiamo di andare su numeri abbastanza piccoli – anticipa il dirigente -. Inoltre c’è una buona disponibilità assunzionale: l’apertura di vari concorsi pubblici e l’elevata capacità del personale provinciale rendono il processo di ricollocamento molto più semplice di quello che sembra”. Nonostante i sindacati si siano già fatti sentire, Fritelli rassicura: “Stiamo gestendo i rapporti con le organizzazioni dei lavoratori, ci sono incontri settimanali con i loro rappresentanti. Il ricollocamento è un processo che va governato per evitare di arrivare a soluzioni estreme“.
TRA PRO E CONTRO – La legge Delrio ha i suoi vantaggi e svantaggi. Secondo Fritelli “la collaborazione tra Comuni è sicuramente un punto a favore”. “Questo riassetto – prosegue il presidente della Provincia – ha portato le amministrazioni a confrontarsi, cosa che non succedeva da un po’. La frammentarietà non fa bene a nessuno. Il problema più grande – sottolinea però – è che continuano ad essere tagliate le risorse per la tutela del patrimonio. Per la scuola si sbloccherà qualcosa col decreto mutui, ma il tasto dolente rimane quello della viabilità. Fino ad adesso siamo riusciti a mantenere le strade in condizioni accettabili nonostante le nevicate e l’alluvione ma la situazione potrebbe diventare insostenibile“.
Altro punto a favore della nuova legge è un effettivo risparmio economico: “Probabilmente nel complesso un qualche risultato si otterrà – dice Annoni – Parma è comunque sempre stata una Provincia virtuosa che ha rispettato tutti i parametri imposti dalla legge di stabilità. Il nostro personale è già ridotto ed entro un anno potremmo arrivare ad avere non più di 4 o 5 dirigenti, contro ai 20 di Piacenza. In altre zone d’Italia, non abituate a stringere la cinghia come noi, il risparmio sarà ancora più evidente”. A sottolineare la parsimonia dell’amministrazione anche Fritelli: “Ci siamo sottoposti ad una spending review riducendo spazi, automezzi, telefonia e tutto ciò che poteva essere considerato un di più. Inoltre gli stipendi degli amministratori sono stati aboliti per legge. Fino ad ora gli unici soldi che ho visto, a parte lo stipendio da sindaco, sono i 468 euro del rimborso del treno che prendo per venire qua. L’assicurazione, necessaria, viste le responsabilità che mi assumo ogni volta che firmo un atto, me la pago di tasca mia”.
“Bisognerebbe smettere di tagliare sugli enti territoriali per risparmiare sulla spesa pubblica – continua Fritelli parlando dei contro della riforma -. Nel bilancio complessivo le Province pesano solo il 2%, i Comuni il 10% mentre sono Regioni e Stato a gravare all’80%. L’amministrazione centrale non può scaricare tutto sulle istituzioni provinciali, non c’è una giusta proporzione tra enti locali e statali: il costo maggiore a livello di spesa pubblica è quello dei ministeri”. A ribadire il concetto Annoni: “La soluzione migliore sarebbe un taglio non lineare delle amministrazioni centrali, in proporzione a quelle locali“.
di Luca Mautone e Iosetta Santini
Scrivi un commento