Il ‘grottesco’ invade l’Ateneo: da Dante a Batman ad Allan Poe
UNA SETTIMANA TRA ARTE, CINEMA E LETTERATURA
Il grottesco, nelle varie accezioni e in diverse discipline. E’ il tema delle cinque giornate dedicate alla prima edizione della Settimana dell’Arte nell’Ateneo di Parma, organizzata da Sinistra Studentesca Universitaria. Il comico, il bizzarro, il macabro, analizzati sotto diverse lenti d’ingrandimento: dalla letteratura al teatro, dal cinema al mondo dei fumetti.
EMOTIONS OF THE WORLD – Ad aprire l’evento una tavola rotonda per introdurre al mondo del grottesco. Quattro docenti – tutti facenti capo all’Università di Parma – per rappresentare i quattro mondi attraverso cui il tema è stato declinato: la letteratura, con il professor Giulio Iacoli, il cinema, con il professor Michele Guerra, l’estetica, con il professor Carlo Serra, e l’arte figurativa, con il professor Alberto Cottino. Il pomeriggio del 4 maggio ha visto in scena il vernissage della mostra internazionale ‘Grottesco di Arte Contemporanea’, con le opere degli artisti di Emotions of the World. L’esposizione, inaugurata nel pomeriggio all’Atrio delle Colonne di via Università consiste in un insieme di quadri, sculture e composizioni frutto della creatività di artisti provenienti da diverse parti del globo.
A seguire, l’intervento della dott.ssa Linetta Strano, esperta di ‘trascendenza’, che ha ricostruito un parallelo tra questa corrente artistica e l’opera di Bertold Brecht, Sodoma e Gomorra: “Nella storia dell’arte il grottesco segna una denuncia e una provocazione da parte delle opere, e ovviamente degli artisti che le creano. L’artista fa da ‘filtro’, pone in maniera più diretta la provocazione. Si gioca tutto sul piano di una innocenza che in realtà non c’è, come nelle fiabe. Le opere qui esposte hanno lo scopo di trasmettere un senso di inquietudine.”
DEMONOLOGIA DANTESCA – Protagonista della seconda giornata è invece stato il I Canto dell’Inferno, letto integralmente, con il grottesco filtrato attraverso la demonologia dantesca. Relatore Gianni Oliva, docente dell’Università ‘G. D’Annunzio’ di Chieti: “Il leone, il lupo e la lonza sono tre bestie feroci che si palesano in un rapido crescendo di fronte al poeta. Sono vere e proprie incarnazioni demoniache, ostacoli al cammino umano verso la salvezza. Solo questo spiega il motivo per cui Dante fa intervenire Santa Lucia, la Madonna e Beatrice per aiutarlo: l’intervento divino si verifica solo in presenza del diavolo, mosso da invidia verso l’intera umanità”. Oliva ha fatto notare come lonza, leone e lupo siano accomunati dalla stessa iniziale, quella lettera L che compone l’inizio anche della parola Lucifero. “E sono tre, esattamente come i tre volti di Lucifero e i tre colori dei suoi volti, di cui Dante scrive”.
TRA DIAVOLI E MASCHERE – Se nella seconda giornata il grottesco è stato analizzato parlando dei demoni della Divina Commedia, anche la terza giornata ha avuto tra i temi di discussione i demoni, analizzati però dal punto di vista del teatro. Gigi Dall’Aglio, regista e attore teatrale tra i più importanti di Parma, ha infatti tenuto una lectio magistralis in Ateneo: “Il grottesco è uno degli elementi che compongono il teatro e alla cui base c’è l’uso della maschera”. Ed erano proprio le maschere indossate da giullari e attori a personificare i diavoli durante le evocazioni della Passione di Cristo sui sagrati delle chiese medievali. “I frati organizzavano questi spettacoli, che attiravano molta gente, ed interpretavano tutti i ruoli, eccetto quello di Cristo e della Madonna, raffigurati con statue semoventi, e quello dei demoni. Un frate non avrebbe mai indossato una maschera, un oggetto quasi diabolico. Un attore professionista, invece sì, ed era pronto a pagarne tutte le conseguenze”.
L’uso della maschera giustificava in qualche modo questi attori ad assumere atteggiamenti sempre più eclatanti e scandalosi, arrivando anche a “mostrare le natiche al pubblico” perché “il grottesco è anche trasgressione”. Tuttavia la commedia dell’arte, nel Cinquecento, con i suoi ruoli ben definiti, appiattisce il ruolo del grottesco nel teatro, e nel Settecento non si può più parlare di grottesco, ma di farsa. “La realtà di oggi è già di per sé grottesca – ha concluso Dall’Aglio – perciò è inutile che il teatro si sforzi di imitarla. Bisogna invece partire da qualcosa che non possa avere un contrario stuzzicante. Come il sonno, il cui contrario è l’incubo e quindi non è da augurarselo, la grazia, il cui contrario è la disgrazia, e, infine, il sapore profondo delle cose. Questo è degno di essere rappresentato in teatro”.
DA TARCHETTI AD ALLAN POE – La letteratura Otto-Novecentesca ha invece fatto da sfondo alla quarta giornata di incontri. La professoressa Annamaria Cavalli ha aperto l’incontro parlando di Igino Ugo Tarchetti, uno dei più importanti autori della Scapigliatura milanese. L’intervento si è concentrato in particolare su tre delle sue opere: ‘La lettera U’, il cui protagonista è un uomo folle, che nutre appunto un odio viscerale per questa vocale, ‘Uno spirito in un lampone’, che ha per tema predominante quello del doppio; ‘Bouvard’, un racconto grottesco con spunti macabri.
“Il grottesco non è altro che il rifiuto del razionale a favore dell’immaginazione” ha affermato la docente, che si è poi soffermata sull’angoscia dell’indicibile che pervadeva Tarchetti. Un sentimento dal quale lo scrittore trovava una via d’uscita solo attraverso la sperimentazione del fantastico. “Il fantastico gioca sull’abolizione dei tabù. Il grottesco fa altrettanto, ma con una punta di comicità ed ironia”, ha concluso la professoressa.
Remo Ceserani, professore dell’Università di Stanford, in California e tra i maggiori comparatisti al mondo, ha esordito affermando che “il grottesco è una deformazione della realtà”, per poi analizzare alcuni autori del fantastico, sia italiani che stranieri, come Boito, Tabucchi, Cortàzar ed Edgar Allan Poe, anche se, secondo Ceserani, “il grottesco di Poe, in qualche modo, potrebbe essere un impedimento per collocare lo scrittore tra gli autori del fantastico”.
Il professor Matteo Galli, docente di Letteratura Tedesca all’Università di Ferrara, e l’editore Lorenzo Flabbi si sono infine concentrati su Hoffman, scrittore tedesco di cui hanno curato un’edizione delle opere per ‘L’Orma Editore’.
JOKER E DUE FACCE – Tema dell’ultima giornata è invece stato il grottesco nel mondo dei fumetti, con Antonio Galimi, direttore della fumetteria ‘Urban Legend’ e presidente dell’associazione ludico-culturale ‘Etemenanki’, ad aprire l’incontro con una lista di personaggi e storie in cui a spiccare è proprio il lato grottesco. “Il fumetto Alan Ford può essere annoverato in questa categoria, così come Ranxerox, Rat-Man e i fumetti di Guido Buzzelli. Il personaggio grottesco per eccellenza è Joker, soprattutto in termini di popolarità, ma un gradino sopra di lui c’è Due Facce”. Entrambi provengono dall’universo di ‘Batman’, e sono nella lista di personaggi grotteschi perché “un tipo come Joker si comporta in quel modo perché magari ha avuto una giornata storta e non ha problemi a dirlo! Due Facce, invece, è un uomo che dopo un incidente che lo vede coinvolto rivela la sua vera natura, cioè quella di un criminale che tende a voler essere considerato normale”.
Ospite e relatore dell’incontro anche Giovanni Freghieri, uno dei disegnatori del fumetto ‘Dylan Dog’, considerato tra i disegnatori più veloci al mondo: “Se sono veloce nel svolgere il mio compito vuol dire che mi diverto e quindi sto lavorando bene. Se invece sono lento è perché il lavoro non mi convince”. Il disegnatore ha poi raccontato gli inizi della sua passione, nata circa all’età di due anni, dopo una grave ustione che lo ha costretto in un letto di ospedale dove passava il tempo disegnando. A 16 anni l’ingaggio di un editore che fa della sua passione il proprio lavoro. “Quando disegno parto dall’ombra: è come quando uno scultore ricava la sua opera da un blocco di pietra da cui pian piano toglie le parti superflue” ha rivelato.
Fabio D’Auria, colorista di fumetti che ha lavorato, tra gli altri, per ‘Dylan Dog’ e per la Marvel, con ‘Spiderman’, ha svelato alcuni dettagli del suo mestiere: “Evidenziare ciò che succede in una scena, per un colorista, non è semplice. Il colore deve raccontare la situazione, facendo risaltare emozioni e caratteristiche del personaggio”. Lavorare nel mondo dei fumetti, per D’Auria, “è un mestiere, ma prima di tutto una passione. Ed è proprio questo che ti spinge a turni anche di 20 ore al giorno”.
di Paola Cavallo, Luca Mautone
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