RE.A.DY 2022 a Parma: a che punto siamo con la legge contro i crimini d’odio? Un dibattito arcobaleno
Territorio e diritti, il ruolo dei Comuni nella lotta all'omolesbobitransfobia. L'intervento del professor Angelo Schillaci della Sapienza di Roma
È stata la città di Parma ad ospitare l’incontro annuale RE.A.DY 2022 che si è tenuto a Palazzo del Governatore.
RE.A.DY è la Rete italiana delle Regioni, Province Autonome ed Enti Locali impegnati per prevenire e contrastare le discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere.
Il programma redatto per quest’anno prevedeva due giornate di incontro, presenziate da Jacopo Rosatelli (assessore di Torino per le politiche sociali, pari opportunità, politiche abitative di edilizia pubblica, coordinamento relazioni con aziende sanitarie, beni comuni), una delle quali riservata ai soli Enti partner della Rete presso il Complesso Monumentale di San paolo (giovedì 13 ottobre); venerdì 14, invece, l’Auditorium “Carlo Mattioli” ha ospitato un evento pubblico.
Nella mattinata di venerdì gli Enti partner si sono confrontati sugli strumenti per l’inclusione delle persone trans e non binarie nei Servizi degli Enti ed il riconoscimento dei figli e delle figlie delle famiglie omogenitoriali.
Si ha dato inizio alla sessione pomeridiana con la presentazione del progetto PON di UNAR E Formez “PARI, Risorse per l’Inclusione”, a cura di Priscilla Robledo: iniziativa volta alla messa a disposizione di una piattaforma di e-learning per l’attuazione di azioni positive da parte delle P.A. contro le discriminazioni di genere e l’inclusione della comunità lgbtq+, tramite due tipi di percorsi. Il primo, di tipo generale, mira innanzitutto alla conoscenza di tematiche di base (come la definizione di omofobia) mentre il secondo, di tipo sperimentale, alla formazione dei soggetti nel trattamento delle ultime.
Legge contro l’omolesbobitransfobia: a che punto siamo e cosa possono fare gli enti locali per contrastare i crimini d’odio?
Angelo Schillaci, professore associato di Diritto pubblico comparato nella Facoltà di Giurisprudenza dell’Università Sapienza di Roma, ha tenuto un approfondimento sulla nota legge contro l’omolesbobitransfobia (DDL Zan) e sulle azioni che gli Enti Locali possono attuare per contrastare i crimini d’odio.
Schillaci lo dice chiaramente: “A che punto siamo per contrastare i crimini d’odio? “Non siamo a nessun punto”. Come capiamo dallo sviluppo della conferenza, il professor Schillaci guarda con amarezza alle buone azioni messe in atto dai Comuni dopo il naufragio della proposta del disegno di legge Zan lo scorso Ottobre. Una dispositiva contenuta nel decreto legge n.34 del 2020 sembra l’unica nota positiva nel suo discorso: lo stanziamento di quattro milioni all’anno per la costruzione di centri che garantissero assistenza alle vittime di discriminazioni di genere e per orientamento sessuale (sia psicologiche, che mediche e giuridiche) ma anche rifugi per quei soggetti considerati deboli rispetto ad un contesto sociale e familiare. Per Schillaci, questo passaggio è importante perché chiama in causa gli enti locali per il sostegno della comunità lgbtq+ al di fuori dall’area penale. Egli parla di questi centri come “presidi di esistenza, visibilità e resistenza” sottolineando come la fiducia per tale azione avesse incrementato la speranza dei sostenitori della legge durante l’anno passato.
Parlando del presente, Schillaci preme su un altro livello di azione da parte degli enti, quello simbolico, che considera fondamentale. I Comuni devono farsi rappresentanti della comunità adempiendo a quel bisogno di visibilità diventato necessario durante questi ultimi due anni. Come? Il primo passo è ovviamente aderire alla Rete RE.A.DY e dar vita a leggi regionali che fungano da collettrici di dati ( simile a quella approvata dal comune di Milano). Inoltre, riprende il tema con cui si è aperto il dibattito: la formazione, considerata il presupposto per una mutazione di atteggiamento.
“La resistenze vengono dalle paure e molto spesso le paure provengono dalla non conoscenza”.
L’ultimo punto toccato durante l’incontro riguarda il vero motivo per cui l’Italia oggi sembra bloccata al punto di partenza. Schillaci spiega come alcuni Comuni abbiano adottato ordinanze che rendono le espressioni d’odio contro la comunità queer punibili. Tali leggi rientrano però in una dinamica complessa perché legate al potere del sindaco in materia e parte di un quadro di ordinamenti giuridici più ampio. Ecco svelata la falla nel sistema: può un sindaco sul proprio territorio vietare comportamenti che la legge non contempla?
La Corte Costituzionale si è espressa con la sentenza n.115 nel 2011, ritenendo costituzionalmente illegittima la comma 4 dell’articolo 54 TUEL che consentiva al sindaco di adottare ordinanze anche non contingibili e urgenti in materia di incolumità pubblica, ossia diretti a tutelare l’integrità fisica della popolazione. Per la Corte essa costituiva una violazione del principio di legalità sostanziale (andando contro diversi articoli, tra cui il n.3); la stessa cosa avverrebbe per quanto concerne la volontà comunale di punire crimini di matrice omofoba. I sindaci starebbero introducendo una nuova specie di illecito, esponendosi a censure nel momento in cui andrebbero a sanzionare un atto di questo tipo.
Il professore conclude invitando gli enti locali ad agire con prudenza data la mancanza di un quadro legge e, allo stesso tempo, incitando alla partecipazione politica da parte dei comuni per normalizzare tali tematiche e arrivare, finalmente, ad una legge nazionale.
Cos’è READY: l’incontro annuale
L’iniziativa nasce a Torino, il 15 giugno 2006, quando la Città di Torino, in collaborazione con il Comune di Roma, riunisce rappresentanti istituzionali di dodici Pubbliche Amministrazioni da tutta Italia, con l’obiettivo di metterli in rete attraverso la condivisione di una Carta di Intenti, il documento costitutivo che ne definisce finalità, compiti, organizzazione e impegni. La rete offre alle pubbliche amministrazioni locali uno spazio di condivisione e interscambio di buone prassi finalizzate alla tutela dei Diritti Umani delle persone LGBT e alla promozione di una cultura sociale del rispetto e della valorizzazione delle differenze.
La Rete si incontra almeno una volta all’anno, a rotazione, in una delle Città partner.
Durante gli Incontri, a partecipazione obbligatoria, i partner tracciano il bilancio delle attività, si scambiano pareri sulle buone azioni messe in atto e delineano le linee guida per l’anno successivo, ad esempio l’azione comune per il 17 maggio: Giornata Internazionale contro l’omotransfobia, data fondamentale per le persone LGBT e per le Istituzioni che si impegnano a tutelare e promuovere i Diritti di ogni essere umano.
di Pradama Caputo
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