L’ippoterapia, dai miglioramenti motori allo sviluppo socio-emotivo

I CAVALLI COME PARTNER DI UNA RELAZIONE: L'ATTIVITA' TERAPEUTICA DELL'IPPOVALLI

ippovalliGli antichi raccontano che già Ippocrate di Coo, attorno al 400 a.C., utilizzava l’equitazione per scopi terapeutici: lunghe cavalcate erano consigliate per combattere l’ansia e l’insonnia. Il cavallo possiede straordinarie doti di sensibilità, di adattamento e di intelligenza che possono essere utilizzate a scopo terapeutico. In Italia l’ippoterapia, chiamata anche Terapia con il Mezzo del Cavallo (Tmc) è stata introdotta nel 1975 da una dottoressa belga, Danièle Nicolas Citterio, ma era già stata inserita in programmi di riabilitazione sia in Scandinavia che in Inghilterra.

COOPERATIVA IPPOVALLI: RIABILITAZIONE EQUESTRE PER PERSONE DISABILI   “La riabilitazione equestre si divide in diverse sotto aree – spiega Alessia Chiesieducatrice dell’Ippovalli, la cooperativa sociale nata a Parma nel 2003 impegnata nel settore Riabilitazione Equestre (Re) per persone disabili -. “Nella Riabilitazione tecnica, o Ippoterapia vera e propria, il cavallo trasmette benefici attraverso la mediazione del terapista. La Rieducazione o Volteggio, invece, comincia a chiedere una partecipazione attiva ai ragazzi: guidare il cavallo, avere consapevolezza degli spazi, orientamento, dosare i loro movimenti per coordinarsi al movimento del cavallo. Pre – Sport, infine, è una forma di riabilitazione sociale. Non si intende equitazione a livello agonistico, ma piuttosto un momento di condivisione con gli altri ragazzi che frequentano l’attività sportiva.  Non sempre le attività vanno in questo ordine, anche se il pre-sport è solitamente l’ultima”.

“La personalità del cavallo è funzionale all’aspetto riabilitativo ed educativo – precisa l’educatrice – perché un ragazzino che si avvicina al cavallo si avvicina ad un animale sociale, che ama stare in compagnia”. La cooperativa Ippovalli si distingue per aver integrato la parte più specifica della riabilitazione equestre con la parte ludico-educativa, per i bambini dai sei ai dieci anni, col metodo del “caval giocare”. Questo connubio innovativo “ha modificato il nostro modo di fare ippoterapia, soprattutto considerando i cavalli come partner di una relazione, e non come strumenti riabilitativi”, prosegue Alessia.
Per essere impiegati nell’ippoterapia i cavalli devono avere delle caratteristiche e delle cure specifiche. “Prima di tutto devono avere un’indole docile e disponibile. In secondo luogo è fondamentale avere particolari accortezze nella gestione degli animali: non devono stare in scuderia, come nei maneggi, ma va rispettata la loro natura. Vanno tenute presenti le condizioni di socialità, permettendo ai cavalli di stare in branco o vicini; di movimento, quindi di essere liberi, infatti non hanno i ferri; di termoregolazione: non vengono tosati ma si lasciano al corso naturale”. Attualmente la Cooperativa Ippovalli si serve di quattro cavalli, con caratteristiche diverse, che vengono assegnati ai bambini/ragazzi a seconda delle necessità caratteriali.

Rispetto agli anni precedenti però gli iscritti sono diminuiti del 50%: “Quest’anno le cose sono un po’ cambiate: noi abbiamo una convenzione con l’Aias (Associazione Italiana Assistenza Spastici) e con l’Asl di Parma che mandava da noi trenta bambini all’anno e una decina di adulti. A causa della crisi quest’anno ci sono stati dei tagli economici anche nell’ippoterapia, il numero di partecipanti è quindi calato: sono venuti otto bambini in primavera e otto in autunno in merito alle convenzioni Asl e Aiais”. Grande afflusso si registra, invece, da parte di privati, che conoscono la realtà di Ippovalli grazie ai centri estivi o perché vengono indirizzati al centro da medici di famiglia.

I PROGETTI DEL CENTRO – I progetti della cooperativa sono tanti: “D’estate vengono allestiti centri estivi e nelle dieci settimane di attività partecipano in media una trentina di bambini a settimana, per un totale di trecento bambini nel corso dei tre mesi. Adesso ci sono una sessantina di percorsi annuali sulla riabilitazione. Facciamo attività con le scuole e ci proponiamo per gite e attività integrate con classi con bambini disabili, dall’asilo fino alle medie. Con il Consorzio di Solidarietà Sociale – racconta l’educatrice – prepariamo percorsi di alternanza, con ragazzi della media che hanno la necessità di costruirsi un’immagine diversa della scuola, che li renda più protagonisti di sè stessi e che li spinga a dimostrare ciò che sanno fare”.

Tante anche le storie di bambini che hanno subito interventi medici e che grazie all’interazione con i cavalli, nel loro ambiente naturale, hanno ritrovato quella serenità caratteristica della loro età. Tra queste, quella di Veronica, una ragazza di tredici anni che ha iniziato il percorso di ippoterapia a sette a seguito di difficoltà a livello motorio. “Veronica ha un rapporto straordinario con la cavalla Chiara. Quando la monta si vede il rapporto che hanno perché, ad esempio, la cavalla ha sempre le orecchie girate e l’ascolta. E’ bellissimo!”, racconta l’educatrice.

ippovalliTERAPIE ASSISTITE CON GLI ANIMALI. QUALI BENEFICI? – Dolores Rollo, docente di Psicologia dello sviluppo e Psicologia dell’educazione nel Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Parma, sottolinea l’importanza di distinguere tra attività svolte con gli animali – che sono finalizzate a migliorare la qualità di vita di specifiche categorie di persone come, ad esempio, ciechi o portatori di handicap psico-fisici – e Terapie Assistite con gli Animali (Taa), tra le quali rientra l’ippoterapia. “Le Taa – precisa – affiancano le terapie tradizionali con le finalità più svariate, dal miglioramento dello stato fisico alla promozione dello sviluppo socio-emotivo e cognitivo”. Non ci sono sufficienti dati ad oggi per dimostrare la reale efficacia degli interventi, ma l’utilizzo di animali a fini terapeutici è diffuso e riconosciuto come cura anche a livello legislativo.
“Non si hanno percorsi standardizzati – continua la docente – ma personalizzati sulle caratteristiche e sui bisogni delle persone da riabilitare o da abilitare allo svolgimento di una particolare funzione.” Esistono nella letteratura di riferimento casi singoli che sembrano provare effetti positivi sia sul piano neuro-motorio che su quello psicologico. “L’andare a cavallo impegna numerosi gruppi muscolari e favorirebbe l’attivazione di strategie di equilibrio, di stimolazioni visuo-spaziali, sensoriali e propriocettive”, spiega Dolores Rollo. Nel 2007 l’Istituto Superiore della Sanità indica alcune categorie di persone che sembrano trarre beneficio dall’ippoterapia: “Il rapporto identifica in queste categorie soprattutto bambini con sindrome autistica, bambini con sindrome di Down, disabili, persone con problemi motori e comportamentali. Per quanto riguarda le patologie di tipo neuromotorio, sia encefaliche sia midollari, il beneficio viene dato dalle sollecitazioni che il movimento del cavallo trasmette ai disabili; per i bambini autistici, invece, è fondamentale la relazione con il cavallo e l’espressione delle emozioni”, conclude la professoressa Rollo.

 

di Chiara Corradi, Luisa Di Capua, Andrea Cammarata

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