Alla scoperta del Dna: gli studenti del Bertolucci diventano ricercatori

LABORATORIO - STAGE IN COLLABORAZIONE COL DIPARTIMENTO DI BIOSCIENZE

11051301_10204837227222878_1077787713_n“Apprendere le metodologie di base per usare il Dna come analita”, una specie chimica determinata durante analisi chimica. Questo il tema principale del laboratorio-stage nato dalla collaborazione tra l’Università di Parma ed il Liceo Scientifico Sportivo e Musicale ‘Attilio Bertolucci’. Un’iniziativa del tutto nuova che si è svolta dal 27 febbraio al 11 marzo nei laboratori del Dipartimento di Bioscienze al Campus e che ha permesso ai giovani studenti liceali, affiancati anche dai loro docenti, di apprendere alcuni dei ‘misteri’ delle nuove biotecnologie.

RICERCATORI PER UN GIORNO – “Sono stato felice di quello che ci hanno proposto e degli sviluppi che probabilmente ci saranno in questa giornata” riferisce Antonio Longinotti, studente di quinta E. Dopo una breve parte teorica, i ragazzi sono passati alla pratica, esaminando alcuni casi in cui  è stata dimostrata sperimentalmente la possibilità di determinare la presenza di Ogm negli alimenti grazie a tecnologie quali la Pcr ed l’Elettrofonesi . “Ci è stato spiegato il lavoro che dobbiamo fare: l’estrazione del Dna da Ogm e non Ogm, per poi analizzarli” spiega Arianna Mainardi, anche lei di quinta E, nipote di Danilo Mainardi, noto etologo. “Ci sono stati dati dei boccetti con della farina, che sono stati portati a essere centrifugati. Un gruppo di nostri compagni è andato a fare la pesatura per una determinata sostanza. In linea di massima sembra molto interessante, vediamo se verrà bene con noi che siamo inesperti”. Per quanto non addetti ai lavori, i ragazzi sono stati adeguatamente introdotti all’argomento dai loro insegnanti. “Avevamo già studiato in classe l’Elettroforesi su gel e la Pcr, ma vederle applicate è molto interessante” continua Elisa Ceresa, studentessa della quinta B. La stessa ragazza, oltre al lavoro svolto con i compagni, ha potuto condurre un altro piccolo esperimento da sola, supervisionata dalla professoressa Agrimondi. “Prima ho messo la sostanza fluorescente nel gel, per fare appunto  l’elettroforesi sul gel, in modo che nel filamento di Dna si vedano i vari tratti che lo caratterizzano”.

IL PROGETTO-  “Da quest’anno, per la prima volta, nel curriculum del liceo scientifico è stato introdotto il corso di 11056764_10204837221022723_1234991204_nbiotecnologie. Per questo abbiamo deciso di  aderire al laboratorio nato grazie alla collaborazione con l’Università – spiega Cristina Baracchi, docente di Scienze del ‘Bertolucci’-. Penso sia davvero una bella opportunità per questi ragazzi per poter mettere in pratica, proprio come dei ricercatori, quello che hanno studiato in modo teorico. Io mi sono occupata del coordinamento delle classi che hanno aderito al progetto, tutte le terze e due quinte, ed essendo da una grande appassionata di genetica e biotecnologie -continua Baracchi- ho cercato di rendere partecipi di questa mia passione anche i ragazzi. Un grazie particolare va al direttore del Dipartimento di Bioscienze dell’Ateneo, il prof. Nelson Marmiroli, alla professoressa Gabriella Di Cola, docente e grande cultore della materia, che ha coordinato il tutto, alla dottoressa Caterina Agrimonti e alla dottorande che hanno seguito i ragazzi nei laboratori”.  Per gli studenti del liceo è stata una grande opportunità per comprendere da vicino che attraverso il Dna, possono essere definite non solo le caratteristiche chimiche e fisiche di un alimento, ma anche la sua origine e la sua composizione. Sono stati perciò esaminati alcuni casi in cui  è stata dimostrata sperimentalmente la possibilità di determinare la presenza di Ogm negli alimenti grazie a tecnologie quali la Pcr ed l’Elettrofonesi .

di Carlotta Falcone, Alice Caro, Federica Russo e Marco Rossi

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