Erri De Luca, scrittore incriminato per le sue parole

"LA TAV VA SABOTATA": PER QUESTO RISCHIA DA 1 A 5 ANNI

20150312_182613Un signore qualunque che gira tra gli scaffali pieni di libri, quasi incurante della piccola folla che si sta radunando per ascoltarlo. È così che il 12 marzo Erri De Luca, al secolo Enrico, arriva alla Feltrinelli di Parma per presentare  ‘la Parola contraria’, il suo ultimo libro basato sulla vicenda che lo vede indagato per istigazione al sabotaggio a favore della protesta No Tav in Val di Susa.

IL VERBO SABOTARE – “So che il verbo sabotare – spiega lo scrittore aprendo la presentazione – appartiene per lunga tradizione al linguaggio delle democrazie, durante i miei venti anni di lavoro operaio ho conosciuto questo tipo di sabotaggio giusto e necessario. Io però sono stato incriminato per un altro significato di questo verbo: danneggiamento materiale, nello specifico danneggiamento di un’opera contro la quale si batte la Val di Susa da molti anni”.
L’opera in questione è la Tav, la nuova linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione, da oltre dieci anni al centro di numerose polemiche e contro la quale si è schierato apertamente anche lo scrittore incriminato per aver affermato, in un’intervista rilasciata all’Huffington Post nel 2009, che andasse sabotata. “Non è alta velocità, a cui sono favorevole – continua –  ma un treno di modesta accelerazione, che risparmierebbe meno di un’ora sulla tratta Torino-Lione già esistente e che inoltre viaggia per due terzi vuota di mezzi e passeggeri. Per di più quelle montagne sono piene di amianto, che si sta spargendo ovunque.”
La sua lotta comincia nel 2005 quando fu invitato a Venaus dove un accampamento di un centinaio di persone bloccava il cantiere del primo tunnel della Torino-Lione. Quella notte dei reparti di polizia “attaccarono quel campeggio, pestando le persone e distruggendo le tende. Questo schiaffo al mio sistema nervoso di cittadino mi ha scaraventato in Val di Susa. Il giorno dopo tutti gli abitanti dei vari borghi sono scesi nella valle per manifestare la loro solidarietà; sabotare era il verbo dell’unità della valle che si è messa di traverso con il suo corpo per fermare quell’aggressione. Sì, la linea Tav va sabotata e questo mio verbo è stato incriminato. Sono uno scrittore che rischia da uno a cinque anni di carcere per le sue parole. C’è stata molta diffamazione contro la Val di Susa e io che di parole ne ho, posso parlare anche per loro, offro la mia voce per divulgare le loro ragioni”.

PARTITI, GIUSTIZIA, INFORMAZIONE – Ma le vicende della Val di Susa non sono le uniche ad aver destato l’interesse dello scrittore, particolarmente attento ai temi caldi della nostra penisola: da Lampedusa , all’Ilva di Taranto, alle perforazioni in Basilicata, all’oleodotto che dovrebbe sfondare il litorale pugliese. “Da buon meridionale – continua lo scrittore – mi sono trovato per ragioni sentimentali ad occuparmi di quello che succede intorno a me. In questo Paese mi colpisce il fatto che siano considerate legali cose come bucare montagne piene di amianto spargendo fibre tossiche fino alla pianura padana. Non può essere legale che l’Ilva di Taranto condannata per consapevole e pubblica omissione non debba pagare un euro di risarcimento alle persone distrutte, non può essere legale la discarica di Terzigno che non è impermeabilizzata e trasferisce i suoi umori al sottosuolo e alle falde”.
Secondo Erri De Luca, quello che muove la costruzione di queste opere pubbliche è la corruzione, “sono infatti tutte opere con costi giganteschi affidate a ditte che non hanno interesse a terminarle e che sono legate agli stessi partiti che ne promuovono la costruzione. Una volta c’erano le tangenti sulle opere pubbliche, oggi paradossalmente le opere pubbliche vengono fatte solo per distribuire denaro. Per questo in Italia non vengono terminate”.
Ma le accuse di Erri De Luca coinvolgono anche il sistema giudiziario: “La Procura della Repubblica di Torino ha prodotto più di mille incriminazioni per gli abitanti della Val di Susa, dando anche precedenza a questi procedimenti giudiziari rispetto ad altri ben più gravi.”
Recentemente sono stati condannati in quella sede 42 attivisti No Tav, negando le attenuanti generiche, seppur incensurati. Una vicenda che desta ancora più scalpore se si pensa che nel caso di Erri De Luca il corpo del reato sono alcune parole messe tra virgolette. “E’ qualcosa che da noi fa alzare il sopracciglio ma che all’estero è inconcepibile”. Il suo libro, infatti, è stato pubblicato in diversi Paesi avviando delle raccolte firme per far ritirare la denuncia a suo carico. Eppure in Italia non si riscontra il medesimo coinvolgimento e l’attenzione intorno alla sua vicenda e quella dei No Tav è di minore portata. Il motivo? “Una pessima libertà d’informazione – risponde De Luca – ufficialmente la peggiore d’Europa. Il nostro giornalismo non è più d’informazione, ma da impiegati d’azienda alle cui direttive si deve rispondere.”

LA TIBRE – Grandi opere e battaglie in tutta Italia, anche nel Parmense. Una signora del pubblico racconta allo scrittore della Tibre, la discussa bretella autostradale Tirreno-Brennero. In questo caso, però, la comunità non è compatta nell’impedire la costruzione preferendo la speranza di nuovi posti di lavoro: “Da una parte c’è il diritto a difendere la propria terra, dall’altra il rispetto per chi di lavoro non ne ha”, conclude la donna.
“Bisogna intanto essere certi – risponde De Luca – che chi dice che porta lavoro, lo porti. Quando una comunità è divisa non c’è niente da fare: prevale l’interesse a fare l’opera“. Il suo pensiero va ad un caso analogo, riguardante la popolazione del Vajont. “Quella diga portava lavoro, perchè quella ditta usava personale locale. Il risultato di quel lavoro è stata una catostrofe”. Il concetto di giustizia è relativo quando si parla di diritto al lavoro, contro cui “ci si può opporre solamente con l’unanimità”.

 

di Giuseppe Mugnano, Alessia Tavarone

 

 

 

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