La lezione di Don Ciotti: “Il vero cambiamento ha bisogno di noi”

IL FONDATORE DI LIBERA E' STATO A PARMA PER INCONTRARE GLI STUDENTI DI SCUOLE MEDIE E SUPERIORI

Don Ciotti“Le minacce di alcuni boss mafiosi non mi spaventano”. Parola di Don Luigi Ciotti, ospite qualche giorno fa, al Teatro al Palco, dell’evento ‘R-esistenza: resistere significa esistere’, organizzato dal settore ‘educational’ della Fondazione Toscanini, con la collaborazione del Museo Cervi e di Libera, ormai giunto alla sua terza edizione.
In due incontri di un’ora e mezza ciascuno, il fondatore del Gruppo Abele e del coordinamento contro le mafie, si è rivolto agli studenti di numerose scuole medie e superiori del parmense, definendo “l’istruzione fondamentale per la formazione culturale, morale e civile del Paese”. Insomma, senza le scuole, i ragazzi diventano facilmente vittime della criminalità organizzata.

“ESISTE UNA CULTURA MAFIOSA CHE ATTRAVERSA LA NOSTRA QUOTIDIANITA’” – Uno dei maggiori problemi di tutti i giorni, secondo Don Ciotti, è che “a volte facciamo finta di non vedere, di non sentire, perché la mafia, così come la corruzione, incutono un certo timore”. A tal proposito, il prete ha raccontato la storia di Rita Atria, coraggiosa diciassettenne che nel 1991 ebbe il coraggio di denunciare i soprusi compiuti dalla mafia siciliana: la morte del padre Vito, poi la scomparsa del fratello Nicola, il legame con la cognata e le successive denunce del sistema criminale di Partanna. Le deposizioni che furono raccolte dal giudice Paolo Borsellino, e il suicidio fu commesso la settimana successiva alla morte del magistrato. Tutto questo, per Ciotti si riassume in una sola parola: coraggio.

“UNITI CE LA POSSIAMO FARE” – Il richiamo del fondatore di Libera è stare insieme, a quel ‘noi’ che deve superare la ‘parete dell’io‘. Rispondendo alle domande degli studenti presenti, il sacerdote ha inoltre sottolineato l’importanza della partecipazione: “Venite ad abbracciare i familiari delle vittime”. Il riferimento è alla XX giornata della memoria e dell’impegno in ricordo di tutti coloro che sono morti a causa della mafia, che si è tenuta a Bologna lo scorso fine settimana. “La memoria è importante, non basta dedicare una strada o una via, bisogna far sentire a queste persone che gli siamo vicino, che noi (noi, e non io) ricordiamo” ha ancora spiegato Don Ciotti, augurando ai ragazzi di “vivere una vita piena di senso”.

“LA MAFIA CONTINUA AD ESSERCI PERCHE’ GLIELO ABBIAMO PERMESSO” – Qualcuno ha domandato a ‘Luigi’, come lui stesso chiede di essere chiamato dagli studenti: “Cos’è, ma soprattutto chi è la mafia? Siamo anche noi la mafia?”. La parola che manca secondo il prete è ‘verità’. “Ci sono delle verità scomode. Ieri come oggi, mi spiace ammetterlo, non si è voluto affrontare a pieno questo discorso”.
Corruzione, riciclaggio, prescrizione -continua-: so che per voi possono essere dei temi difficili, ma rischiano resistenza_donciotti300x200di finire in meccanismi legislativi inefficaci, non radicali. La mafia è una parte del nostro mondo, continua a vivere tra di noi, solo che non la si nota perché non va girando con la coppola in testa. La mafia di oggi è una criminalità finanziario-economica che purtroppo trova sostegno fuori da se stessa: commercialisti, imprenditori, bancari, politici. Oggi, i mafiosi puntano nel portare al termine grosse operazioni economiche”.
Concetti importanti sono espressi anche in merito al fenomeno della baby-criminalità: “Il grande zoccolo che manca nella lotta alla mafia sono le politiche sociali. Non saranno risolutive al cento per cento ma quantomeno abbasserebbero la quota. Bisogna passare dalla cultura, dalla scuola. Sono anni che Libera incontra ragazzi meno fortunati di voi, minorenni che sono finiti nelle carceri. Sono ragazzi che si son trovati in determinati territori, non è colpa loro. Il coordinamento ha assunto un serio impegno con questi giovani”.

LA RIFORMA DELLE COSCIENZE – Ma Ciotti ha avuto parole anche per le istituzioni: “La politica può fare compromessi verso l’alto, non verso il basso. Aveva ragione Giovanni Falcone dicendo che questi sono fenomeni umani che possono avere una fine. Milioni di italiani non possono abbassare la testa di fronte ad una corruzione legata saldamente alla mafia -spiega-. La prima grande riforma che andrebbe fatta in Italia è la riforma delle nostre coscienze.donciotti E Libera ci sta provando, tanto che finora ha messo insieme oltre 1.600 associazioni nazionali su questo tema. Il punto fondamentale è la ‘responsabilità’: quello che dobbiamo chiedere alle istituzioni, alla politica è ‘responsabilità’. Uno dei nodi che impedisce di fare salti in avanti è quello delle lobbies. Sono quelli che non permettono che vengano approvate determinate leggi”.

L’IMPORTANZA DELLA RESPONSABILITA’ – “Il filo che lega tutte queste organizzazioni è il potere, è il fare affari. La mafia ad un certo punto, ha tentato di essere il contro-stato -continua il sacerdote-. La Banca d’Italia ha scritto che ci sono corrotti che siedono nei consigli d’amministrazione dei grossi enti pubblici. Nonostante tutto, la criminalità organizzata esiste perché le cose non vengono fatte come dovrebbero” .
Basta con gli annunci -ha infine esclamato, con lo sguardo rivolto alla platea, Don Ciotti-. Vengono fatte continuamente promesse e, puntualmente, non vengono rispettate perché si perdono nel circuito della burocrazia. Su certi temi bisogna essere radicali. Vorrei che si cominciasse a parlare meno di ‘legalità’ e più di ‘responsabilità‘. Il cambiamento, per concretizzarsi, ha davvero bisogno di tutti noi”.

di Gioacchino Di Giorgi, Marilina Leggieri, Luca Mautone

foto di Emanuela Sali