Smentita della smentita

"TORNEREMO IN SIRIA". POI SMENTISCONO. RACCONTO VERISIMILE DI UNA STORIA VERISIMILE

“Torneremo in Siria”. A dirlo è Vanessa Marzullo, una delle due ragazze ostaggio in Siria qualche mese fa, poi rimpatriata grazie al lavoro diplomatico della Farnesina (e ai soldi degli italiani). Lo dice, poi lo fa smentire dal fratello, poi smentisce la smentita. Ma la frase rimane scritta sui maggiori siti di news italiani e stranieri e domani mattina sarà probabilmente anche sui giornali nazionali. Non poche le polemiche, ovvie ma neanche troppo. Perchè certe cose, quando vanno dette, bisogna dirle.

Tornate in Siria? Ma con che coraggio? Anzi, meglio, con che faccia? Perchè il coraggio di tornare la lo possono pure avere, ma quello di guardare in faccia gli italiani – che hanno pagato un riscatto salatissimo, in tempi in cui anche il centesimo è prezioso – non lo possono avere. Se hanno un minimo di riconoscenza, di senso del dovere, di rispetto. Già rispetto,perchè oggi questa parola deve essere rivalutata: il rispetto viaggia su un binario andata/ritorno, non su quello di sola andata a cui l’egoismo e la prepotenza di questo tempo ci ha abituato.

vanessa e gretaLa loro storia è stata tutta un’affermazione, una smentita e la smentita della smentita. Proprio come la sua intervista di stamattina. Sono andate in Siria a portare kit di salvataggio ai combattenti, poi sono andate ad aiutare la popolazione civile e infine sono tornate a portare kit di salvataggio ai terroristi, dai quali poi sono state rapite. Qual’è la verità? Certo partire per un territorio complicato come la Siria non è una cosa che si può decidere al mattino dopo il caffè, forse aggregarsi ad un’associazione umanitaria o internazionale sarebbe stato più sicuro, oltre che più utile per la popolazione. Ammesso che siano andate per la popolazione, come dicono. Ma poi smentiscono. Addirittura oggi Vanessa dice: “A chi ci ha detto che dovevamo andare in Siria con l’Onu dico: ma di cosa stiamo parlando? Sono giovane, non ho niente da insegnare a nessuno. Ma mica vai con l’Onu a portare aiuti. Non funziona così.” Bene: l’Onu a quanto pare non è all’altezza di Vanessa e Greta; loro non hanno nulla da insegnare a nessuno e l’Onu non ha nulla da insegnare a loro. Mah.

“Hanno gettato fango su di noi”, continua la ragazza lombarda. Non si tratta di gettare o meno fango sulle persone, ma la maggioranza degli italiani questo salvataggio non l’hanno preso bene e tutto quello che è uscito dopo, che peraltro continua ad essere avvolto nella nebbia, non è stato certamente a loro favore, anzi… Dodici milioni sono (probabilmente, ma non lo sapremo mai) stati pagati ai terroristi per portarle a casa. Partendo dal presupposto che la vita è bene prezioso e che va sempre difeso, non posso dire che era meglio che le avessero ammazzate, non era certamente quella la soluzione e non dovrebbe esserlo mai. Ma con quei soldi quante armi si sono comprate quei terroristi? E quanta gente hanno ammazzato con i soldi che gli ha fornito l’Italia? Magari gli stessi attentati di Charlie Hebdo, che tanto abbiamo pianto, e del Museo di Tunisi sono stati fatti con armi pagate dal riscatto di Vanessa e Greta. Non lo sappiamo, non lo sapremo mai. E’ tutta una smentita e la smentita della smentita. Sembra di giocare a rimpiattino, anzi a squash che ora va più di moda.

vanessa e gretaNon sono ragionamenti presi e copiati dal Facebook di Salvini, sia chiaro. So che molti lo possono pensare. Ma – per rimanere in tema – smentisco. Sono pensieri (e parole) che aleggiano nella mente di molti italiani. Persone normali, non per forza estremisti leghisti, ma stanchi di sentire sempre raccontarsi frottole su frottole e di non vedere nei loro confronti quel minimo di rispetto e di riconoscenza che gli andrebbe. Se fossi la sorella di Vanessa, o anche quella di Greta, prenderei mia sorella e le – passatemi il termine, ma devo rendere l’idea – sbatterei la testa contro il muro fino a che non capisce che ciò che ha fatto non lo deve fare più. Prima di tutto per la famiglia, che ne ha già passate anche troppe; poi per i propri concittadini e per i cittadini italiani, che non possono e non devono pagare più per scelte azzardate.

Pensateci bene, care Vanessa e Greta, prima di tornare in Siria e se proprio non potete fare a meno, mettete in conto di doverci restare se vi rapiscono. Oppure smentite tutto subito e poi partite di nascosto, senza che nessuno sappia nulla. Eviterete quelle che come la mia, verranno definite polemiche inutili e additate di razzismo, fascismo o simili, ma almeno non farete una pessima figura davanti a chi ogni giorno si alza e va a lavorare per portare a casa lo stipendio.

di Chiara Corradi 

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