Galleria Nazionale, ‘la grande bellezza’ dei quadri di Jan Soens

NONOSTANTE I CONTINUI TAGLI, SI CONTINUA A VALORIZZARE IL PATRIMONIO ARTISTICO DELLA CITTA'

Jan Soens“Il nostro obiettivo è quello di presentare quadri della Galleria che pochi conoscono, in modo da attrarre innanzitutto l’attenzione dei parmigiani”. E’ con queste parole che Stella di Meo, addetta all’accoglienza della Galleria Nazionale di Parma, ha presentato il ciclo di incontri ‘Lente di ingrandimento’, che si propone anche quest’anno di svelare al visitatore particolari che spesso sfuggono alla prima vista di un’opera d’arte. Ogni appuntamento, tutti gli ultimi venerdì del mese, è a cura di un addetto diverso.

NON SOLO CIBO – Quella attuale è la terza edizione dell’appuntaemnto, organizzata grazie alla Soprintendenza per i Beni Storici Artistici e Etnoantropologici di Parma e Piacenza, ed ha come focus il rapporto tra cibo e arte. “Abbiamo fatto questa scelta – sottolinea di Meo – anche per la contemporanea concomitanza di Expo, il cui tema principale è proprio quello del cibo”. A fine gennaio è stata analizzata la Madonna della Scodella di Correggio, venerdì 27 febbraio Vladimir Fava ha presentato La broda di fagioli, itinerario dedicato ad Annibale Carracci, alla sua formazione, ai suoi rapporti con la nostra città e con la famiglia Farnese e al ruolo importante che la riforma artistica avviata a Bologna insieme al cugino Ludovico e al fratello Agostino ebbe per la pittura del Seicento.

ADAMO, EVA E IL FRUTTO PROIBITO- Il 27 marzo è andato in scena anche il terzo appuntamento Me-la mangio e in questo caso la ‘lente’ ha posato il proprio sguardo sulle sei opere dell’artista fiammingo Jan Soens, raffiguranti i diversi episodi legati alla creazione di Adamo ed Eva e la cacciata dal paradiso terrestre a seguito del peccato originale, dopo aver mangiato il frutto proibito, la mela.

Durante l’incontro, Stella di Meo ha aperto un interessante quanto discusso approfondimento sull’importanza assunta da questo frutto nei tempi passati. “Della mela hanno parlato Dante Alighieri e William Shakespeare, intendendola quest’ultimo come simbolo di bellezza”. Infine, con riferimento alla cacciata di Adamo ed Eva dal paradiso terrestre, la curatrice dell’incontro ha spiegato che “Dio indicò quali frutti mangiare, ma nessuna versione della Bibbia antica fa riferimento ad una mela, piuttosto si parla di un albero e dei frutti del bene e del male. Nel Medioevo vi fu un miscuglio di traduzioni ed interpretazioni diverse del significato del testo, che portarono probabilmente a pensare che l’albero del male fosse l’albero di mele”. Ma era veramente questo il frutto proibito? I dubbi e le domande sorgono anche in ragione del fatto che in altre culture il frutto del peccato era il fico, e che come dice la Bibbia, “aprirono gli occhi e si condannarono[…] si coprirono con foglie di fico”.

galleriaSCELTE ARTISTICHE ‘NATURALI’ – La frutta da sempre compare nei dipinti. Frutta e cacciagione in particolar modo. Poi, con le nature morte, diventa protagonista. “Fino al ‘600 il protagonista del quadro è sempre una persona umana, dal seicento anche gli oggetti acquistano una dignità e nasce il genere della natura morta, che rappresenta le cose per come sono nella realtà, ma vi è una forte simbologia dietro. Ad esempio, la frutta marcia è simbolo della vita che va scemando, spesso ci sono teschi nelle nature morte. La mela in particolare è sia simbolo di bellezza e di tentazione”.

“Questi quadri – analizza ancora di Meo – mettono in risalto i tratti tipici della pittura fiamminga: tantissimi particolari e molti simboli”. Il cavallo come emblema della lussuria, lo stambecco rappresenta Dio che osserva dall’alto, il leone la ferocia (spesso accompagnato dall’agnello). E infine l’unicorno, simbolo di purezza.

SFIDE FUTURE, SOLITI PROBLEMI- Tanta bellezza rischia però di essere poco o per nulla sfruttata. Stella di Meo, infatti, spiega a margine come sia difficile attrarre visitatori, generare appeal attorno ad eventi come questi: “Parma è stata definita nel corso del tempo la piccola Parigi, ha tante bellezze e tante ricchezze, talvolta inespresse purtroppo. L’offerta si può sempre migliorare. Non sempre riusciamo a pubblicizzare questi eventi in modo adeguato, e non sempre ci sono le possibilità per ampliare questa offerta. Si potrebbero aggiungere materiali multimediali –prosegue-. E tutto questo sarebbe bello poterlo fare se non continuassero a tagliare fondi dal Ministero. Non ci sono soldi per assumere personale, per restaurare quadri, per fare mostre, ci rimangono solo tante idee. Una volta si veniva assunti tramite le liste del collocamento, poi tutto è cambiato e il nuovo personale dei musei è un personale qualificato, adatto a valorizzare il patrimonio museale che dobbiamo sia custodire che fruirne”.

La sfida per gallerie come quella di Parma è far si che anche i giovani capiscano l’importanza della memoria, di non dimenticare che la bellezza è un patrimonio di inestimabile valore. “Spesso i ragazzi non vengono a vedere questo tipo di incontri –riflette ancora di Meo-, non è interessante per loro. Il rischio è talvolta che con proposte più accattivanti si rischi di sminuire ciò che abbiamo. Il compromesso va fatto, altrimenti la gente non viene. Possiamo avere idee fantastiche, però poi ci si scontra con la realtà dei fatti. A volte non ci sono soldi per pagare gli straordinari la domenica, coosì restiamo chiusi”. La speranza è sempre quella di “trovare un ministro per i Beni Culturali illuminato: Massimo Bray lo era, mentre Dario Franceschini ha introdotto la novità della prima domenica del mese gratuita. E a un sacco di gente non interessata effettivamente viene, solo perché è gratis”.

I prossimi incontri riguarderanno Giuseppe Baldrighi, si parlerà del pane e dei lievitati nell’arte, e un incontro sul mercato della Ghiaia. “Non sappiamo quanti incontri riusciremo ad organizzare alla fine, è tutto in divenire”.

di Gioacchino de Giorgi e Emanuele Maffi

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