Riqualificazione urbana a Parma: tra palazzoni fantasma, social house e giardini condivisi

VIAGGIO NEI COMPARTI PASUBIO, STAZIONE, BUDELLUNGO E QUARTIERE PABLO: COSA FUNZIONA E COSA NO?

pasubio2A luglio compirà un anno l’apertura al traffico della nuova via Rastelli, di fronte all’edificio simbolo della zona Pasubio. Un intervento per migliorarne la viabilità del comparto all’interno di un più ampio progetto di riqualificazione urbana. Oggi, però, se si fa un giro nella stessa zona che situazione si trova? Il comparto residenziale principale del quartiere è vuoto, se non fosse per una decina di appartamenti abitati, le strade non sono così affollate come ci si sarebbe aspettati e anche le attività commerciali stentano a radicarsi.

ZONA PASUBIO: LA RIQUALIFICAZIONE STENTA A DECOLLARE – L’unico locale aperto nel nuovo complesso realizzato è quello di Italo Camattini, proprietario dello storico atelier parmigiano di progettazione di interni e arredamento, che sottolinea le criticità del progetto di riqualificazione dell’area. “Dopo 5 anni ancora il progetto non è terminato: mancano 300 posti auto sotterranei, i negozi sono vuoti perché non sono completi e la gente che abita i nuovi appartamenti continua ad avere problemi perché non riesce ad ottenere la residenza dal Comune. A quanto pare la struttura non è completamente a norma”.
Il negozio di Camattini ha avuto la fortuna di avere un buon nome al quale si affidano clienti di lunga data, ma la situazione cambia per gli ultimi arrivati. “Molti artigiani – racconta il titolare – sono venuti qua a cercare un negozio per poterlo affittare o comprare, ma non sono più tornati. Gli appartamenti costruiti costano più di 3.000 euro al metro quadro”.
“Qui – ricorda Camattini parlando della situazione del comparto prima dell’avvio del progetto – c’erano un sacco di piccoli o grandi capannoni con attività artigiane e commerciali-. Le aziende poi si sono trasferite. Adesso è scomodo per le attività, non c’è posto per creare un magazzino e non c’è spazio per far scaricare i camion. Un grosso problema – aggiunge – è che non ci sono posti auto e la gente deve parcheggiare per strada, con il rischio delle multe”. Complice la crisi da una parte e alcuni interventi ancora da ultimare dall’altra, ad oggi sembra che la riqualificazione invece di attirare nuove attività abbia fatto scappare quelle già presenti.
“C’è anche il problema dell’amianto in questi edifici abbandonati – conclude – E qui vicino c’è una scuola per bambini. Quattro anni fa hanno cosparso di rosso per bloccare l’amianto ma dopo due anni questo spray si disperde ed è da rifare”.

Tra i residenti della zona c’è chi, d’accordo con Camattini, pensa che la Pasubio avrebbe delle ottime possibilità di frequentazione, perchè vicina alla stazione e ben collegata al centro città, ma “dovevano pensarla meglio”, sostiene una residente che abita proprio di fronte al palazzone. “Qui dietro abbiamo un sacco di edifici abbandonati che andrebbero riqualificati. Il Comune ha speso un sacco di soldi per acquistarli e realizzare dei progetti, ma adesso sembra tutto abbandonato. I lavori sono iniziati con la vecchia giunta ma la nuova non è meglio! Non è cambiato niente”.

stazioneAREA STAZIONE: LAVORI IN CORSO, MA NON BASTA – Anche la vicina zona della stazione ferroviaria di Parma è stata oggetto di un programma di riqualificazione urbana. Ultimato il primo stralcio, con l’inaugurazione lo scorso maggio della nuova stazione, ne rimangono altri due che prevedono opere di urbanizzazione e la commercializzazione di aree fabbricabili. “I lavori stanno andando avanti – risponde fiduciosa Isabella Tagliavini, amministratore unico di Stu Area Stazione –. La parte sud della stazione è stata tutta sgomberata dai vecchi edifici che erano presenti. Adesso è uno spazio completamente libero. Stiamo facendo le indagini preliminari ai lavori, la caratterizzazione dei terreni ecc. Poi partirà il bando per i lavori di urbanizzazione che dovrebbero essere iniziati entro il 2015 e terminati nell’arco di 2 anni. Anche se con dei tempi un po’ rallentati sta procedendo tutto“.

Ma l’area già ultimata, secondo chi la vive quotidianamente, sembra stentare a decollare in termini di attrattività. “La zona è diventata molto tranquilla – racconta Silvia, receptionist del nuovo ‘Nh Hotels’ -. Di giorno c’è un grande via vai, come in tutte le stazioni, ma di sera è deserto, non si vede nessuno. È una zona tranquilla sì, anche troppo. Non c’è neanche un negozio o un bar nelle immediate vicinanze, insomma non c’è niente per far vivere quest’area”. 

social houseSOCIAL HOUSE BUDELLUNGO, UN PROGETTO CHE FUNZIONA? – Altra zona residenziale di Parma, oggetto di importanti interventi di riqualificazione ed espansione, è quella di via Budellungo, nell’area ex Rossi e Catelli. Individuata dal Comune come area riservata all’housing sociale, via Budellungo ha visto realizzarsi un progetto di edilizia residenziale sociale, ‘Parma Social House’, affidato tramite bando pubblico a un’Ati che è stata affiancata dalla Fondazione Housing Sociale e Finabita per la definizione e la strutturazione del progetto: realizzare alloggi a prezzi calmierati per le famiglie con redditi contenuti, dotati di servizi sociali, favorendo la formazione di nuove comunità e processi di integrazione e  scambio con il quartiere esistente.
Un progetto non ancora del tutto portato a termine, ma che sembra aver convinto i residenti di via Budellungo. “Queste palazzine del progetto Social House sono abitate dall’aprile 2014 – spiega un residente -. Sono 3 complessi collegati tra loro, con 100 appartamenti in affitto convenzionato dal Comune. Io oggi sono in pensione, ma ho lavorato nell’edilizia e posso dire che le palazzine sono nuove, belle e progettate bene. Gli appartamenti all’inizio di via Budellungo sono tutti occupati”.
Un’occasione per chi, in tempi di crisi, non può permettersi dei costi eccessivi: “I prezzi variano in base all’appartamento. Io pago 230 euro di affitto per un bilocale, escluse le spese di condominio. Poi ci sono anche appartamenti più grandi a 500 euro al mese”. La conferma della sua scelta è data anche da altri fattori, non solo economici: “Questa è una bellissima zona, piena di verde e non mancano i servizi: bar, negozi, autobus. È un progetto che ha funzionato bene e ha dato una casa a tante persone”.

GIARDINI CONDIVISI PER LA RIQUALIFICAZIONE DEL QUARTIERE PABLO – Tra le zone urbane da tempo al centro dell’attenzione, sul fronte questa volta del degrado, un altro piccolo intervento di riqualificazione potrebbe vedere presto la luce nel quartiere Pablo, scelto proprio per le sue criticità come ‘pilota’ per l’iniziativa dei ‘Giardini condivisi’ proposta dall’associazione Manifattura Urbana.
Impegnata nella sensibilizzazione dei cittadini sull’importanza dei beni artistici e culturali nel tessuto urbano, Manifattura Urbana è un’associazione senza scopo di lucro che raggruppa architetti come Francesco Fulvi e Giulia D’Ambrosio e che, insieme a uno staff di volontari, svolge attività di tutela, gestione, restauro e conservazione dei beni culturali e architettonici della nostra città, oltre a corsi di formazione e iniziative didattiche per adulti e bambini.
Lo scorso 12 aprile, alla festa del quartiere di piazzale Pablo, l’associazione ha presentato ai residenti il nuovo progetto dei Giardini condivisi: si tratta di parchi pubblichi ormai abbandonati che vengono ‘adottati’ dai residenti di un quartiere con lo scopo di creare un’area di intrattenimento per la comunità, così da far nascere anche un legame tra i cittadini e valorizzare le loro capacità creative. “La sfida di questa iniziativa già presente a Parigi, Roma, Milano, sarà adattarla al tessuto urbano della nostra città con la speranza futura di poterla aprire anche in altri quartieri – spiega Francesco Fulvi, presidente dell’associazione -. Essendo piazzale Pablo a rischio per la sicurezza, un progetto del genere può aiutare molto perché ci sarebbe più gente che frequenta la zona”. Lo scopo è “creare un legame tra i residenti del quartiere e opportunità di viverlo anche alla sera senza la paura degli spacciatori che sono il principale disagio della zona”. Il progetto sembra essere stato accolto con entusiasmo dai residenti. La zona in cui sorgeranno questi giardini potrebbe essere l’area giochi ormai in disuso nei pressi di via Savani, ma i dettagli sono ancora da definire. Il 21 aprile è fissata un’assemblea tra Manifattura urbana e i cittadini per spiegare nei dettagli il progetto.

Ma i giardini condivisi non sono l’unica proposta a cui si sta lavorando l’associazione: “Abbiamo un progetto sulle periferie, simile al progetto G124 promosso da Renzo Piano. Pensiamo a qualcosa del genere per un quartiere di Parma dove far lavorare 4 o 5 neolaureati in Architettura”. Tutto è ancora da definire ma l’associazione ha già preso contatti con il Comune.  “Non ci vogliamo sostituire alle imprese – continua  Fulvi – ma solo dare dei piccoli contributi che facciano aumentare la crescita dei quartieri. Se il quartiere è curato il negoziante sarà più incentivato ad aprire lì o un costruttore a restaurare un palazzo della zona”.

di Francesca Matta e Arianna Belloli

Foto di Arianna Belloli

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