Ponte Nord senza pace: emendamento bocciato, l’opera rimane inutilizzabile

L'ASSESSORE ALINOVI: "AL GOVERNO NON INTERESSA, MA NOI ANDREMO AVANTI"

Ponte Nord“Avere la deroga nazionale sul vincolo idrogeologico è fondamentale, se no questo ponte diventerà terra di nessuno”. Queste le parole dell’assessore ai Lavori Pubblici del Comune di Parma, Michele Alinovi, riguardo la situazione di stallo dell’ancora inutilizzato Ponte Nord. Nonostante l’impegno della giunta guidata da Federico Pizzarotti, i risultati ancora non si vedono: la struttura da 39 milioni di euro, di cui 25 provenienti dai contributi pubblici, rimane deserta, ma l’amministrazione non sotterra l’ascia di guerra. La battaglia per rendere l’edificio agibile resta aperta.

UN EMENDAMENTO PER SALVARE IL PONTE NORD –La giunta 5 stelle aveva trovato una possibile soluzione, insieme ai deputati parmigiani del Pd Patrizia Maestri e Giuseppe Romanini, che avevano presentato un emendamento in Commissione Bilancio, nell’ambito della discussione sullo ‘Sblocca Italia’. “La nostra intenzione – spiega Maestri- era quella di trovare un rimedio ad un’opera brutta, costosa e inutilizzata ma, per la seconda volta, il nostro emendamento non è passato. Durante il ‘Mille proroghe’ -continua- nel gennaio 2015, io e Romanini, che è stato il primo firmatario, abbiamo riproposto un emendamento per ottenere una deroga sul vincolo idrogeologico, che ci permettesse di modificare l’utilizzo del Ponte Nord e dare a quest’opera un’utilità collettiva”. Quindi mostre, convegni e altre esposizioni temporanee, sfruttando anche la vicinanza con l’Efsa.
“Consapevoli dell’impossibilità -spiega Romanini- per ovvie ragioni di sicurezza, di rendere quella struttura adatta ad ospitare abitazioni o negozi, pensiamo che l’unica soluzione sia quella di metterla a disposizione della città, con attività di qualunque genere, che prescindano dall’edilizia. Sarà poi compito del Comune decidere quali”.

MA RESTA IL RISCHIO IDROGEOLOGICO – Nonostante i deputati alla Camera le stiano provando tutte, non si può prescindere dalla sicurezza ambientale, soprattutto in una città come quella di Parma, che lo scorso autunno ha dovuto rimboccarsi le maniche, in seguito all’esondazione del Baganza. E anche nel caso del Ponte Nord, la questione non cambia: “La Commissione Ambiente -spiega Romanini- ha ritenuto impossibile rimuovere questo vincolo, perché la situazione del Ponte Nord è simile ad altre, quindi non è possibile concedere la deroga in questo caso e non in tutti gli altri”.

E TROPPE SPESE PER OPERE INCOMPIUTE – Secondo la deputata Maestri, però, c’è un problema più generale, che non riguarda solo la città di Parma: “Evidentemente, nel nostro Paese ci sono così tante spese e opere pubbliche incompiute che per il governo il Ponte Nord al momento non è una priorità. Oggi è necessaria una totale rivoluzione nell’ambito delle opere pubbliche dopo 50 anni di scelte sbagliate: l’ambiente è stato devastato, le risorse sprecate, i costi per la manutenzione sono lievitati. Quella delle grandi opere pubbliche è una battaglia che stiamo facendo, ma ci sono tantissime difficoltà”. I soldi che sono stati spesi per la costruzione di questa infrastruttura, ad esempio, avrebbero potuto trovare un impiego migliore, come spiega la Maestri: “Naturalmente sarebbe stato meglio realizzare un’opera più utile come quella della cassa di espansione del Baganza o concludere i lavori per il raddoppio della Pontremolese, la linea ferroviaria che congiunge Parma con la dorsale tirrenica, nei pressi della Spezia. È un’opera iniziata da più di 30 anni, ma ancora incompleta nonostante tutte le nostre mozioni e emendamenti”.

SOLUZIONI (IM)POSSIBILI? – L’assessore Alinovi trova una parte della responsabilità della ‘questione Ponte Nord’ nell’opera del Governo: “Il problema è che finora non è stato portato avanti con decisione, c’è una mancanza di interesse goPONTE NORDvernativa. Vediamo se col cambio del Ministero delle Infrastrutture e con il lavoro collegiale di tutti si riesce ad arrivare a una soluzione”.

In ogni caso l’amministrazione comunale non è rimasta con le mani in mano: “Abbiamo elaborato degli scenari di sviluppo -spiega Alinovi- con chi si occupa del piano urbanistico attuativo e i concessionari del project financing, ma fino a quando non ci sarà questa autorizzazione ministeriale per il momento non ci vogliamo esporre”.
Si può comunque ipotizzare un certo tipo di attività già proposte ancora prima del rimando dell’emendamento: un mercato per l’agri-food, un centro di lavoro per nuove start-up, ma anche attività didattica e scientifica universitaria. Un ventaglio di possibili soluzioni, che potrebbero non avere bisogno di costi aggiuntivi. “Per la conclusione delle opere -continua l’assessore- per avere una funzionalità piena, il costo che sarebbe necessario è dai 2 ai 3 milioni di euro. Si possono ritrovare all’interno del piano economico finanziario del project financing, cioè le risorse potrebbero anche non servire”. E a quel punto i cittadini tirerebbero un sospiro di sollievo.

L’unica certezza finora è che si andrà avanti finché possibile: “L’emendamento non è passato in Commissione -spiega Alinovi- quindi ci sono delle possibilità che possa essere nuovamente discusso alla Camera“. Del resto non ci sono alternative: “Quei locali non possono essere né riscaldati né raffrescati, quindi diciamo che anche negli usi temporanei sono molto inibiti perché possono essere fatti solo in pochissimi periodi dell’anno. Quell’infrastruttura è inservibile“.

LA STORIA – Lungo quasi 200 metri, un colosso di vetro e acciaio su cui si vede un via vai di auto, pedoni e ciclisti, ma niente di più. È il Ponte Nord di Parma, una delle ‘grandi opere’ del nostro Paese, voluto con forza dalle precedenti amministrazioni.  L’infrastruttura, che avrebbe dovuto collegare la stazione alla nuova sede dell’Efsa (autorità europea per la sicurezza alimentare), è stata realizzata attraverso una grande ‘colletta’ da 39 milioni di euro provenienti dai fondi per la sede dell’agenzia internazionale a Parma e dai project financing delle aziende che hanno l’appalto dei lavori, la Pizzarotti e la Codelfa.
L’idea da cui il tunnel ha preso vita era quella di farne una vera e propria attività commerciale, se non fosse per un ‘inconveniente’, che ha messo in difficoltà la giunta di Federico Pizzarotti: il ponte passa sopra un tratto del torrente Parma e la legge Galasso vieta la costruzione di stabili con usi permanenti sugli alvei dei fiumi e dei torrenti.
Ma c’è dell’altro: la nascita di questa nuova opera ha diviso in due l’intero quartiere residenziale che, adesso, si trova tagliato a metà da una nuova strada, ma il ponte per unire le due zone della città, esisteva già poco più avanti.

di Francesca Matta, Iosetta Giulia Santini, Alessia Tavarone

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