Clownterapia, affrontare la malattia col sorriso

ALLA SCOPERTA DEI 'PATCH ADAMS' PARMIGIANI DELLA ONLUS VIP, VIVERE IN POSITIVO

1237070_10201819112023298_1801743791_n (1) Ci sono 72 motivi per ridere a Parma, tanti quanti i clown volontari dell’associazione Onlus Vip (Vivere In Positivo). Operano su un territorio che comprende il Padiglione Barbieri dell’ospedale Maggiore, la cooperativa e centro diurno per ragazzi disabili ‘Insieme’ e la ‘Casa di Lodesana’, centro di recupero per le tossicodipendenze (Fidenza).

La Onlus nasce a livello nazionale (Vip Italia)  nel 1997 a Torino e nel corso di 18 anni si è diffusa in ben 54 città italiane. L’avventura nel territorio parmigiano è iniziata nel 2006, grazie a sei clown pionieri che, dopo essersi fatti le ossa a Reggio Emilia, decidono di istituire un corso base nella città verdiana. Tra i 72 clown è possibile incontrare studenti, impiegati, pensionati, raramente medici, parmigiani e non, che per esperienze personali, per senso civico o semplicemente per la voglia di donare un sorriso hanno deciso di indossare quel caratteristico naso rosso ed entrare nelle corsie degli ospedali. Ma la sfida più difficile quando si entra in ospedale è (cercare di) sorridere e ancor più di far sorridere. Possibile se non addirittura necessario: nell’America reazionaria di Nixon un medico ebbe l’ardire di trasformare un enteroclisma in un naso da clown; nell’arco di un trentennio quella geniale intuizione si è imposta  sul conservatorismo accademico e si affermata a livello internazionale divenendo un supporto terapeutico della medicina tradizionale. Il ‘folle’ in questione è il medico Hunter Doherty Adams (detto ‘Patch’), ideatore della ‘terapia del sorriso’, meglio nota come ‘clownterapia’.

DIVENTARE UN VIP – Il primo step per diventare un clown ‘Vip’ è partecipare al corso di formazione, che si svolge una volta l’anno: “Consiste – spiega Clara ‘Gengy’ Ferraro, membro di Vip Parma – in tre giorni in cui si riceve sia una formazione pratica, in cui si impara la clownerie, ma soprattutto emozionale lavorando sull’ascolto, la sintonia e la fiducia, tecniche utili a creare gruppo e lasciarsi andare“. Prima di vestire i panni del clown (il naso rosso, il camice con le maniche colorate e un simpatico cappellino) ed entrare a far parte del gruppo (dandosi il proprio ‘nome clown’, come Gengy, Innamorato, Baila, Oktivogliobeneciaociao) bisogna apprendere i 7 valori fondamentali dell’associazione (vivere in positivo, volontariato, serivzio e spirito clown, uniti per crescere insieme, formazione ed esempio) e due piccole regole: la prima, puramente tecnica, consiste nel garantire un impegno costante partecipando almeno ad un servizio al mese (nel ‘tempo liberato’, come usano dire i ragazzi ‘Vip’)  e agli allenamenti coi ‘trianer’, che servono per conoscersi in vista della futura collaborazione negli ospedali. La seconda, invece, è la più difficile ed è la principale ragione per cui molti abbandonano: mettersi in gioco, senza però farsi travolgere dalle emozioni.  “Nel corso base – continua Clara –  ci insegnano proprio questo: a non farci travolgere dalle situazioni. Infatti, il naso rosso viene definito come la maschera piu piccola del mondo e ci aiuta a schermarci dal coinvolgimento emozionale. Il nostro compito è quello di far evadere il paziente da quello che è il momento di sofferenza. Nel momento in cui ci facciamo coinvolgere, perdiamo il nostro obiettivo”. Perciò, alla fine del servizio di clownterapia, l’intero team si riunisce per fare ‘condivisione’, per liberare la mente e buttare fuori le proprie emozioni. “Parlare dei momenti più difficili aiuta a portare con sè solo il bel ricordo dell’esperienza fatta”.

11012081_1539107793018346_5526140929811063126_nUN SORRISO PER UN ANZIANO – I volontari Vip Parma offrono il loro servizio principalmente nel reparto Lungadegenza e nel reparto Geriatria del padiglione Barbieri. “La terapia del sorriso non si rivolge solo all’infanzia – spiega il clown Gengy -, spesso i bambini ricoverati in Pediatria di attenzioni ne hanno davvero tante; ci sono altre associazioni che si occupano di loro e sono sempre seguiti”. Invece, fare clowterapia tra gli anziani significa entrare in contatto con persone che spesso vivono la malattia in solitudine senza una reale presenza che si occupi della persona prima che del sintomo. “Ci aspettano. Nel momento in cui arriviamo ci chiamano; c’è chi potendosi alzare ci viene incontro e ci segue”, racconta Clara, parlando delle esperienze che ormai da tre anni vive entrando nel reparto di Geriatria.

Il servizio di clownerie svolto in questi nei reparti è diverso rispetto a quello che viene realizzato in Pediatria: viene fatto stanza per stanza e se questa lo permette si cerca di realizzare un tipo di intervento che faccia partecipare sia i pazienti che i familiari. Lo scopo di questo approccio è quello di far interagire i degenti tra di loro, in modo tale che in quel quarto d’ora di spettacolo si dimentichino di essere malati. Ma lo scopo è anche quello di lasciare un alone di allegria all’interno della stanza, che rende auspicabile la creazione di un legame tra i degenti.

Si posso presentare anche situazioni in cui si lavora solo su un paziente e bisogna cercare il tipo di approccio più adatto alla persona che si ha di fronte. Ogni paziente è un mondo diverso, un mondo del quale il clown deve trovare “la chiave giusta per instaurare una relazione e strappargli almeno un sorriso”. Ed è anche per questo motivo che spesso il clown si avvale di alcuni strumenti, quali la musica, la tecniche di micro-magia, marionette, bolle di sapone o luci particolari. Infine, si possono presentare anche situazioni complesse in cui il paziente vive momenti di poca lucidità, ma in questi casi è sufficiente sedersi e ascoltare.

Vip in piazzaRIDERE FA BENE ALLA SALUTE: SCIENTIFICAMENTE PROVATO – L’ascolto, una marionetta o un semplice naso rosso sono dei validi supporti alla terapie mediche tradizionali che negli ultimi decenni si sono avvalse anche di un approccio olistico che tende a vedere la persona nella sua totalità psicofisica. La risata consente di vivere la malattia in modo diverso e ad affrontare meglio la sofferenza, nonché ad avere una reazione positiva alle cure tradizionali. “Lo scoppio della risata – spiega Clara – genera delle modificazioni fisiologiche all’interno del nostro organismo che porta degli effetti benefici, quali il miglioramento del funzionamento mentale e della respirazione, il rilassamento dei muscoli, la stimolazione della circolazione, la diminuzione degli ormoni dello stress e l’aumento della resilienza (ossia la capacità di far fronte alle situazioni di disagio), nonché l’aumento delle difese del sistema immunitario. Ridere aumenta anche la produzione delle endorfine e della dopamina, riducendo il dolore”.

Conferma di quanto detto sono le sperimentazioni effettuate al San Camillo di Roma nel reparto pediatrico. Si tratta di studi scientifici realizzati su bambini in fase preoperatoria. Scelto il campione si dividono i pazienti in due gruppi: il gruppo di controllo e quello sperimentale. I bambini che fanno parte di questo secondo gruppo interagiscono nel periodo preoperatorio con i clown mentre i primi proseguono il loro iter ospedaliero normalmente. Si mettono poi a confronto i risultati effettuando analisi che tengano conto di parametri fissi. I risultati dimostrano che nei pazienti del gruppo sperimentale (che interagivano con i clown) si verifica “un innalzamento della soglia del dolore con conseguente diminuzione della somministrazione di farmaci, una diminuzione dell’ansia di quasi del 50% e una diminuzione delle complicanze cliniche” rispetto al gruppo di controllo. Un altro studio effettuato sempre al San Camillo, in questo caso su bambini affetti da patologie respiratorie, ha dimostrato come sul gruppo sperimentale la clownterapia abbia portato ad un “ridotto numero dei giorni di degenza, ad un significativo abbassamento della pressione sanguigna diastolica, a meno dolore somatico con diminuzione della frequenza cardiaca e respiratoria”. Ma il risultato più importante di questo studio, mai riscontrato prima, è stato il rilevamento dell’abbassamento della temperatura corporea del gruppo sperimentale.

POTENZIA10363517_10206355516632161_3594709169062033623_nLITÀ CHE VANNO SFRUTTATE – Gelotologia e psiconeuroendocrinologia (Pnei) sono due scienze sviluppatesi a partire dagli anni ’30. Due parole che a vederle scritte incutono un po’ di timore, eppure entrambe si fondano su un assunto molto semplice: la risata è una cura. Essa non può sostituirsi alle terapie tradizionali ma può essere un suo prezioso ausilio. In particolare, la gelotologia studia il potere benefico della risata e delle emozioni positive in funzione preventiva e riabilitativa. Il Pnei, invece, studia “il modo in cui il sistema immunitario reagisce e modifica le sue attività anche in base all’interazione che l’individuo ha con l’ambiente, attività mediata dal sistema nervoso. Si tratta di due modelli di ricerca che vedono l’organismo umano come una unità strutturata e interconnessa, dove sistemi psichici e biologici si condizionano reciprocamente”.

La clownterapia, insomma, è qualcosa di serio. Nonostante si sia affermata con qualche difficoltà e dati i riscontri scientifici degli effetti benefici della risata, la clownterapia necessiterebbe, secondo Clara, di figure istituzionali e professionali, da affiancare a medici e infermieri, costantemente presenti nell’iter ospedaliero dei pazienti. Oggi i Vip sono volontari che dedicano all’attività di clownterapy il loro tempo liberato, ma perché questa diventi una terapia realmente efficace è necessaria una presenza quotidiana che affianchi medici e infermieri con terapie non farmacologiche e assista i pazienti facendoli semplicemente ridere.

di Giuseppe Mugnano e Marta Costantini

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