Dolore, convivenza, ricordo

SUL FILO DI UN RASOIO

Non si è mai pronti per la morte. La morte, tra le tragedie che piombano come un fulmine a ciel sereno, è la peggiore. Ti spiazza, perché non ti concede il tempo di realizzare. Ti distrugge, perché fa in mille pezzi la tua vita. Ti svuota, perché ti toglie una parte di te. Per sempre.

La prima sensazione che provi quando la morte bussa alle porte del tuo quotidiano è di profondo dolore. E il dolore non puoi controllarlo, perché si espande senza un freno e colpisce ogni singola parte del tuo corpo agendo da anestetico. Con la conseguenza di non sentire niente.

Ti svegli la mattina pensando di aver assistito alle scene di un film drammatico, da spettatore. Ti svegli pensando di aver trascorso la notte in preda ad incubi che, una volta riaperti gli occhi, diventeranno parte di un passato da dimenticare. Ma la realtà è diversa, la realtà è un’altra. Il film era la tua vita, uno dei protagonisti eri tu e l’incubo lo hai vissuto in prima persona.

Il dolore non si cancella, né tantomeno si archivia. Non è un file da spostare su un hard disk con l’intento di nasconderlo e riprenderlo solo quando ne avrai di nuovo voglia. Il dolore rimane impresso, impianta le proprie radici e lo fa proprio lì, proprio dove non vorresti che arrivasse: dritto nel cuore.

C’è rimedio a questo dolore? La mia risposta è no. Ma una scappatoia esiste: la convivenza. Convivere vuol dire condividere e condividere vuol dire scendere a compromessi. Il primo punto di incontro tra te e la morte (e il dolore) è questo: capire di essere sopravvissuto. E che tu la tua vita ancora ce l’hai. E in nome e per amore del tuo caro che invece ne è stato privato devi continuare a viverla come se lui ti stringesse sempre, continuamente, instancabilmente la mano.

“Nessuno muore sulla Terra finché vive nel cuore di chi resta”, ha scritto un autore anonimo. Forse ha deciso di restare privo di identità per celare il suo di dolore. O forse no. Ma questa frase mi ha dato coraggio quando il pianto non accennava ad arrestarsi, il sonno non arrivava, il cuore sembrava esplodere. Perché il secondo punto di incontro tra noi e la morte è un altro: il ricordo.

Tra i vari concetti astratti che circolano nel mondo, il ricordo è uno dei più importanti. Ed oltre ad essere parte del compromesso per non impazzire, è anche la scappatoia per fregare il destino: non può esserti strappato, rubato, negato.

“Teneteveli stretti i vostri pezzi di ricordi. Vi capiterà di averne bisogno una notte senza luna, quando tutto vi sembrerà inutile e avrete la sensazione di essere davvero su questo pianeta, ma per fortuna in una posizione privilegiata per guardare le stelle”. E sorridete, alle stelle: i vostri cari vi guardano da lassù.

[In questi giorni i miei ricordi sono tutti per te, amico mio. E anche tutto il mio cuore. *21*]

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