Arte e potere, propaganda architettonica: i casi Italia e Romania

E42 E CASA POPORULUI, EMBLEMI DI ASSOLUTISMI

La storia insegna che esiste un rapporto straordinariamente continuativo tra arte e potere, indipendentemente se questo sia democratico o assoluto, totalitario e nazionalistico.

Sebbene l’ideologia che li sottende sia molto differente, entrambi i tipi di potere si esprimono anche attraverso il ‘grandioso‘ architettonico. Nel primo caso il ‘grandioso’ diventa autocelebrazione delle masse, nel secondo si configura come un momento di esaltazione del singolo.

In Italia e in Romania, accomunate da un percorso storico simile, l’arte, in particolare l’architettura, ha assolto la funzione prima di celebrazione simbolica del potere individuale mentre oggi il suo compito sembra consistere nel celebrare il potere della collettività. Il passaggio da una tipologia di potere all’altra non pare modificare la sua essenza.

In entrambi i casi, un edificio deve corrispondere a certi requisiti: l’eccezionalità delle dimensioni, il pregio dei materiali, la sofisticatezza della decorazione e, non da ultimo, una posizione eminente, se possibile, in associazione con altre strutture caratterizzate da altrettanta eccezionalità tali da ampliare l’aspettativa che esso possa porsi senza ambiguità come simbolo di potere.

Facciata Casa Poporului

Casa Poporului

Sotto il profilo etimologico, il termine ‘grandioso’ deriva dall’aggettivo qualitativo grande dal latino gran-de(m) caso accusativo dell’aggettivo a due uscite grandis-e. Il primo significato riconosciuto del termine ‘grandioso’ è quello di ‘imponente nelle proporzioni, nel fasto, nella concezione‘.

Quando il potere è individuale, l’obiettivo consiste nell’imporre un’ideologia, nel mutare, nel caso fosse necessario, radicalmente il modo di pensare e vivere dei sudditi, sino a giungere alla creazione dell’ ‘uomo nuovo’.

Benito Mussolini in Italia e Nicolae Ceauşescu in Romania, hanno due storie di vita molto diverse ma accomunate dalla produzione della stessa fisionomia del ‘grandioso’: l’E42 e Casa Poporului.

Nel caso italiano, l’E42, il più ambizioso progetto monumentale del fascismo, prevedeva la costruzione di nuovo quartiere alle porte di Roma che si allungava in direzione del mare e che avrebbe dovuto ospitare l’esposizione universale del 1942. Le sue strutture avevano carattere grandioso non solo perché dovevano essere intese come base per una futura espansione della Capitale ma nel contempo esse dovevano suggerire un’atmosfera mistico-religiosa quasi si trattasse di un luogo sacro.

Il Colosseo Quadrato

Il Colosseo Quadrato del E42

A Bucarest, i lavori di Casa Poporului, oggi l’attuale Palazzo del Parlamento, iniziarono negli ultimi anni del regime di Ceauşescu, precisamente nel 1984. Questo palazzo, che ha richiesto l’impiego di 1.000.000 m³ di marmo e soltanto 5.500 tonnellate di cemento, è il secondo edificio più grande del mondo per estensione e il terzo per volume.

La prima caratteristica condivisa da entrambi gli edifici è la presenza di un pluralismo estetico che rasenta il ‘kitsch’: vengono ripresi e discutibilmente rimaneggiati i temi e simboli della classicità. L’aquila, i fasci littori, la lupa e gli archi di trionfo nel caso italiano, le falci, i martelli e le corone di grano in quello rumeno, sono stati però trasformati e adattati affinché fossero percepiti come coerenti con le ideologie fascista e nazionalista che si intendevano celebrare.

Non è necessario essere un architetto per osservare l’assemblage di stili architettonici totalmente autonomi rispetto allo stile o agli stili dominanti immediatamente precedenti; il Palazzo della Civiltà Italiana, conosciuto come il Colosseo Quadrato, la cui mole bianca si innalza verso il cielo con sei ordini di archi, è esemplare in tal senso. Infatti, se da un lato esso riprende il modello classico romano, dall’altro abbandona la forma circolare per assumere quella quadrata. Non a caso l’impiego della linea retta era una peculiarità del grandioso in quanto ritenuta elemento inequivocabile capace cioè di richiamare l’idea di ordine e di rigore.

In Romania Casa Poporului rispecchia in modo emblematico la storia della dittatura di Ceauşescu: infatti, se la facciata è grandiosamente simbolo dell’autocelebrazione e del trionfo del proprio regime, la parte posteriore, trascurata e povera di elementi architettonici significativi, è testimonianza della distanza sociale esistente tra il dittatore e il popolo che segnerà la fine della sua sfrenata ambizione dittatoriale.

Con il grandioso anche l’arte cessa di essere arte per essere soprattutto una forma di comunicazione e, come tale, ciò che conta è tenere sotto controllo il carattere ambiguo che il nuovo inevitabilmente porta con sé. In tal senso il grandioso legato al potere dell’individuo ha grandi affinità con la pubblicità piuttosto che con l’arte; l’artistico lascia il posto all’estetico maggiormente capace di dar conto della funzione celebrativa alla quale tali edifici erano destinati.

 

di Natalia Delbono e Ana Mihalache
corso di Sociologia dei processi culturali ed educativi di Scienze dell’educazione e dei processi formativi

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