Droni: nuove tecnologie per la salvaguardia dell’ambiente

AERODRON E COMUNE DI FIDENZA: INSIEME CONTRO L'AMIANTO NELLE AREE URBANE

arVolano fra i tetti delle case, fra le strette calli di Venezia, su un campo sterminato dalla guerra, su abitazioni distrutte da una forte tempesta, piccoli e leggeri. I droni, ovvero ‘aeromobili a pilotaggio remoto’, nati per scopi militari come spionaggi e bombardamenti all’inizio del 21esimo secolo, si sono convertiti ad usi civili, diventando oggi una vera e propria ‘mania’ per tutti coloro che sognano di volare.
Ma non solo: grazie all’uso di nuove e sofisticate tecnologie, questi piccoli oggetti volanti sono in grado di completare e complementare l’attività umana svolta in ambito di conservazione, preservazione e ripristino del territorio, contribuendo alla sicurezza e all’intervento in caso di calamità naturali. Proprio di questi aspetti si occupa AeroDron, la prima startup italiana nata a Parma nel 2012 ed operante sia nel campo dei servizi, sia nel settore ricerca e sviluppo con l’obiettivo di migliorare, controllare e salvaguardare le condizioni ambientali attraverso rilevamenti accurati e competenze sofisticate.

I DRONI: COSA SONO, COME SI UTILIZZANO – “Oggetti aeromobili, in grado di riconoscere la loro posizione e dotati di capacità di volo automatico”. È questa la spiegazione di Marco Donadoni, direttore generale di AeroDron che, come azienda, si occupa solo ed esclusivamente di droni civili. “Quando parliamo di drone parliamo di un mezzo di trasporto con a bordo un sistema che permette di effettuare rilievi sul territorio utilizzando tecnologie avanzate. AeroDron non costruisce le strutture in sé, piuttosto cerca di trovare delle soluzioni efficaci a supporto delle attività di manutenzione, conservazione, preservazione del territorio”. I droni vengono utilizzati, ad esempio, per la mappatura del terreno in caso di emergenza o post emergenza: “Attraverso il lavoro del drone – continua Donadoni – si possono trasmettere informazioni alle squadre di soccorso che operano dopo una frana per ripristinare la sicurezza su un territorio, o per dirigere il corso delle acque per controllarne i flussi. Essendo il drone un oggetto volante evita che l’uomo metta in pericolo la propria vita addentrandosi in zone di pericolo, o comunque riesce ad arrivare in quelle aree umanamente impraticabili”. Contemporaneamente, l’aeromobile non trasmette semplici immagini ma veri e propri modelli 3D che, corredati da elementi ed informazioni misurabili ed accurati, permettono agli operatori di progettare tempestivamente interventi di ripristino. Possono essere utilizzati inoltre per identificare preventivamente attacchi di parassiti nelle zone forestali, prevenendone così i danni irreparabili.

Ma come è strutturato concretamente un drone? “Per la loro costruzione, AeroDron si affida alla Skyrobotic di Terni – spiega il direttore – che realizza macchine complesse con strutture legate all’ingegneria aeronautica. Il ‘cuore’ del sistema è costituito dall’unità di comando controllo, dove risiede il software in grado di controllare il volo del drone. Una parte fondamentale è costituita dalla ‘comunicazione’ tra l’aeromobile e la stazione di terra, incaricata di accertarsi che tutto vada secondo i piani. In caso contrario, è tenuta ad intervenire prendendone il comando”. Il ‘dialogo’ tra il pilota e il velivolo è frutto di tecnologie avanzatissime, considerando che il primo trasmette delle informazioni e il secondo, dopo averle tradotte, le applica seguendo il proprio linguaggio e il proprio programma interno.

arPILOTARE UN DRONE: UN ITER BEN PRECISO – AeroDron, essendo un erogatore di servizi, si focalizza su due ambiti nuovi e specifici: pilotaggio e analisi del rischio. “Quando un operatore deve svolgere una missione – continua Donadoni – è tenuto ad analizzare tutti i rischi che potrebbero insorgere, in modo da essere preparato ad ogni evenienza. Per questo i piloti devono essere preparatissimi e muniti di brevetto ad hoc, che si ottiene attraverso due step: uno prettamente teorico, che permette loro di acquisire le competenze specifiche certificate poi da un attestato rilasciato dall’Enac (Ente nazionale per l’Aviazione Civile); uno totalmente pratico, che insegna come pilotare effettivamente un drone, con la consapevolezza che stare al comando vuol dire contemporaneamente essere responsabile di tutto ciò che potrebbe accadere”. A tal proposito, l’azienda ha firmato la collaborazione con l‘aeroclub Ato (Approved Training Organisation) Giorgio Bolla durante l’incontro tra il responsabile di addestramento Fabio Tanzi e l’amministratore delegato di Aerodron Giorgio Ugozzoli. “Uno degli obiettivi principali dell’accordo è la possibilità di acquisire molti allievi, far loro frequentare i corsi previsti e renderli piloti eccellenti”, dichiara Tanzi. Il corso dura all’incirca un mese, inizia con una parte teorica di 30 ore in aula presso gli stabilimenti dell’aeroclub Bolla. Durante gli incontri vengono presentati i principi base dell’utilizzo dei mezzi aeromobili le normative generali che riguardano il settore. Ultimate le lezioni, i ragazzi sostengono un esame finale durante il quale lo staff verifica le conoscenze acquisite per conferire poi un attestato di idoneità utile per iniziare la pratica di pilotaggio presso Aerodron dove appunto avranno la possibilità di mettersi in campo, fare esperienza nel settore e diventare alla fine piloti professionisti di droni. Il corso incomincia ad ogni inizio di mese, questo per garantire una certa continuità, dare valore al progetto. La collaborazione è stata spinta anche e soprattutto dall’intento, da parte di AeroDron, di avvalorare la parte teorica e di applicare le giuste normative emanate da Enac.
Anche la libertà di volare infatti prevede delle regole e l’Enac ha stilato un documento riguardo alle limitazioni per l’uso civile dei droni: è impossibile far volare l’apparecchio oltre i 150 metri d’altezza e deve essere sempre tenuto a 50 metri di distanza da oggetti e persone.

COLLABORAZIONI E PREVISIONI FUTURE – AeroDron collabora con diversi enti, quali le università di Modena, Reggio Emilia e Piacenza, il Wwf, la Mutti e diverse aziende agricole. “I progetti ideati e realizzati con le università e gli agricoltori hanno la stessa caratteristica – prosegue Donadoni -: non prevedono un utilizzo preciso e dettagliato del drone. È un continuo work in progress, che si sviluppa e concretizza durante i lavori”. Tra le idee in cantiere, quella più interessante è nata in collaborazione col Comune di Fidenza: “Stiamo lavorando sull’uso del drone per mappare le aree urbane e rilevarne la presenza di amianto – svela il direttore dichiarandosi ottimista -. I dati finora rilevati hanno dato già buoni risultati e il progetto si anticipa preciso, puntuale e soprattutto sostenibile economicamente anche per i piccoli comuni”.

 

di Giulia Campisi, Marica Musumarra, Federica Russo

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