A Parma l’Università più cara d’Italia? L’Ateneo non ci sta: “Diffusi dati errati”

BOTTA E RISPOSTA CON FEDERCONSUMATORI, PRESTO UN INCONTRO PER FAR LUCE SULLA VICENDA

La Vignetta di Andrea PinkerSi tratta di un vero e proprio botta e risposta quello che vede protagonisti Università di Parma e  Federconsumatori dopo la pubblicazione del ‘V Rapporto sui costi degli atenei italiani’. L’indagine, svolta dall’O.N.F. (Osservatorio Nazionale Federconsumatori), e rilasciata il 28 ottobre scorso, attesta il primato di Parma, in questa speciale classifica, come università più costosa dell’intera penisola. Ma è subito polemica, perché dalle stanze dell’Ateneo sono molte le perplessità sollevate sui numeri diffusi dall’organizzazione, in attesa di un incontro tra le parti.

 

I DUBBI DEI RAPPRESENTANTI – “Sono molto rammaricato, anche perché ho partecipato ai lavori della commissione di riforma del sistema di tassazione –afferma Matteo Ulivieri, rappresentante della Ssu  (Sinistra Studentesca Universitaria) nel consiglio di amministrazione dell’Ateneo-. Leggendo i numeri diffusi da Federconsumatori, sembra che si vada contro gli studenti, ma non è affatto così. Il nuovo sistema di tassazione in realtà li favorisce in maniera nettamente superiore rispetto al passato e rispetto ad altre realtà italiane che abbiamo studiato, come gli atenei del Nord citati nel comunicato di Federconsumatori. Tutta la commissione ha lavorato a vantaggio degli studenti e per gli studenti”.

Lo stesso Ulivieri solleva inoltre dei dubbi sul rapporto dell’associazione sindacale, criticandone determinati aspetti. Il rappresentante del cda evidenzia, ad esempio, una semplificazione eccessiva, pur riconoscendo l’esattezza del dato per quanto riguarda la prima fascia. “C’è da considerare, però, che coloro che rientrano in questa categoria possono usufruire degli ammortizzatori previsti, tra cui borse di studio e agevolazioni fiscali”.

Parole simili arrivano da Thomas Frai Eman, rappresentante dell’Udu Parma (Unione degli Universitari) nel cda dell’Ateneo. “Sono molto sorpreso da quanto emerge dal comunicato di Federconsumatori: il nuovo sistema di tassazione prevede una diminuzione dell’importo per gli studenti che si trovano in prima fascia, nonché esoneri in base al merito, oltre che esoneri di importo rilevante a favore degli studenti lavoratori. Sicuramente -aggiunge Eman-, è ancora possibile apportare dei miglioramenti: come emerso nel corso della discussione relativa all’approvazione del sistema di tassazione, infatti, è necessario predisporre per l’anno prossimo la modalità di iscrizione part-time, così da consentire agli studenti che non possono frequentare a tempo pieno di pagare un importo sensibilmente più basso“.

 

Università, sede borgo CarissimiL’AFFONDO DI FEDERCONSUMATORI – Gli studenti intenzionati a frequentare l’ateneo parmigiano, stando ai dati del rapporto di Federcosumatori, devono versare 739,68 euro per le facoltà umanistiche e 855,50 per quelle scientifiche. Una tassazione superiore a Milano, che segue subito al secondo posto. L’unica magra consolazione sarebbe per gli umanisti che si ritrovano, nella maggior parte dei casi, a pagare meno dei loro colleghi scienziati. In media, un iscritto a Matematica, paga tra il 5,24% e il 6,75% in più rispetto ad uno che decide di immatricolarsi a Lettere e Filosofia. Ben poca cosa, se si considera che, rispetto al 2013, si registra un aumento degli importi di prima e seconda fascia, rispettivamente del 2,51% e 2,29%.

Dalla sede centrale di Federconsumatori, a Roma, intanto fanno sapere che i ricercatori dell’O.N.F. “si sono strettamente attenuti ai dati pubblicati sul sito dell’ateneo”, sottolineando che i numeri sono ben diversi da quelli diffusi nel comunicato stampa dell’Università. Inoltre, la stessa Federconsumatori avrebbe chiesto chiarimenti all’Ateneo senza aver ricevuto ancora una risposta.

 

LA REPLICA DELL’ATENEO, IN ATTESA DI UN INCONTRO – Ma nel pomeriggio del 31 ottobre l’Università di Parma ha subito preso posizione con un comunicato in merito alle cifre diffuse dall’associazione. E sono state molte le criticità sollevate, con particolare rilevanza data agli importi delle tasse richieste agli studenti. Le discrepanze maggiori, con tanto di numeri confrontati sul sito internet dell’Ateneo, riguardano le fasce di contribuzione più alte: 1.939,68 euro contro 1.262,68 per le facoltà umanistiche (con un differenziale di circa 700 euro), 2055,50 euro contro 1420,94 per quelle scientifiche (con una differenza di 634,56 euro). Inoltre, l’Ateneo ha precisato quanto l’attuale modello di tassazione sia stato adottato tenendo conto che chi ha un reddito basso, normalmente, può usufruire delle borse di studio rilasciate dall’Er.Go (l’ente regionale per il diritto allo studio) ed essere esonerato di conseguenza dal pagamento delle tasse.

Per far luce sull’intera vicenda, l’Università ha chiesto un incontro con Federconsumatori al fine di comprendere i criteri utilizzati dall’O.N.F. per ottenere questi dati.

 

di Carlotta Falcone, Luca Mautone, Danio Rossi

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