Anziani: si può morire di solitudine? Il grido (silenzioso) di chi è dimenticato

I SERVIZI NEL TERRITORIO DI PARMA

Anziani: si può morire di solitudine?Sì, si può morire di solitudine. Lo conferma anche l’ex professoressa, Maria Carmela Privitera, il cui cadavere è stato scoperto lo scorso settembre, mesi e mesi dopo il decesso, nella sua abitazione alla periferia est di Roma, quando alcuni uomini delle forze dell’ordine sono andati a eseguire l’ordine di sfratto. La storia della professoressa 63 enne, divenuta invisibile dopo essersi congedata dal lavoro, è solo una delle tante. Purtroppo.

Ma non si muore soli solamente in casa propria: le case di riposo sono piene di persone che, nonostante l’aiuto e il supporto ricevuto da infermieri, operatrici e volontari, non hanno una famiglia alle spalle e lasciano questa vita senza che ci sia nessuno a piangerne la scomparsa.

I NUMERI – Il problema è che a volte soltanto i casi noti agli assistenti sociali riescono a usufruire dei servizi offerti dai vari Comuni. Nella città di Parma, alla fine del 2014, c’erano circa 45.125 persone di età uguale o superiore ai 65 (quasi il 23% della popolazione parmigiana), di cui 22.847 persone over 75. Sempre nel 2014, i cittadini anziani che si sono rivolti ai servizi sociali nei poli territoriali, per la prima volta, sono stati 1.767.
Secondo i dati, gli anziani in carico alla Struttura Operativa Anziani del Comune di Parma nel 2014 sono stati 3.089, di cui 997 soli, considerati come ‘fragili’ perché privi di familiari oppure con familiari non obbligati (cugini, pronipoti…) ma inadeguati o non collaboranti. Osservando i numeri, è facile stimare che ci sono tante altre persone anziane ‘invisibili’, dimenticate.

UNITI CONTRO LA SOLITUDINE – Fortunatamente esistono molte iniziative attive sulla provincia di Parma che facilitano e, per quanto possibile, rallegrano la vita degli anziani del territorio.
Una di queste è il Telefono Amico, presente sul territorio parmense dal 1989: con una semplice telefonata offre una valvola di sfogo, una distrazione, un amico con cui parlare.
Il Comune di Fontevivo, in collaborazione con la Croce Rossa di Ponteraro, offre inoltre il servizio di Taxi sociale per accompagnare gli anziani alle visite in ospedali e ambulatori.  “Queste iniziative – spiega la volontaria – sono volte a monitorare la situazione senza essere invadenti, offrendo degli appuntamenti fissi nella vita dell’anziano”.
Non solo: sul territorio è attiva una fitta rete di altre associazioni di volontariato come Auser – Filo d’argento, Associazione Nazionale Coordinamento Provinciale Centri sociali, Comitati Anziani e Orti, il Centro Sociale Il Tulipano, il Servizio Spesa Solidale – San Leonardo, il progetto Ser.mo.sol. e l’Associazione Seirs – Croce Gialla Parma.

NEL COMUNE DI PARMA – Il Servizio Anziani operativo nella città di Parma ha attivato vari settori d’intervento dedicati al benessere degli anziani nel Comune, tra cui i servizi domiciliari, come soggiorni climatici, assistenza domiciliari, interventi di consulenza, assegno sociale, assegno di cura, che offrono soluzioni temporanee o permanenti agli anziani che ne hanno bisogno;  servizi residenziali, che mettono a disposizione  comunità alloggio, alloggi con servizi, case residenza, residenza sanitaria assistenziale; servizi semi residenziali, che si occupano di centri diurni e spazi collettivi per anziani.

Tutto parte dal progetto assistenziale, personalizzato caso per caso e condiviso con il diretto interessato, che si avvia dopo una fase di ‘assessment’ finalizzata a concordare le ipotesi d’intervento. “Questa fase  – illustra una Dottoressa Assistente Sociale dell’Area Non Autosufficienza del settore sociale del Comune di Parma – si sviluppa anche attraverso la collaborazione con altre figure professionali presenti sul territorio come medici di base, Centro Disturbi Cognitivi, Centro salute mentale. La segnalazione al servizio sociale può avvenire, per citarne alcuni, anche da familiari, amministratori condominiali, il nucleo anti violenza della Polizia municipale, la Caritas. Chi fa la segnalazione può diventare partner del progetto assistenziale”. La fase di assessment si attua attraverso l’ analisi, da parte dell’assistente sociale, del contesto familiare, della situazione economica ed abitativa e, infine, delle condizioni sanitarie e delle autonomie funzionali dell’anziano.

Oltre all’assistenza in vita, in determinati casi il Comune può provvedere a occuparsi delle spese e degli oneri funerari per persone residenti nel Comune stesso, “sole e in situazioni di indigenza, prive di familiari tenuti agli alimenti e se non vi sia altra persona che esprima volontà di procedere”.
“La presa in carico del Servizio Sociale accompagna le persone durante la loro vita e, quindi, nel tempo ci può essere una rivalutazione del progetto assistenziale – spiega la Dottoressa – E’ un lavoro che va riprogettato giorno per giorno e anche attraverso sentenze giuridiche”.

 

di Veronica Rafaniello e Maura QTillandsia

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