Biblioteche e tradizione, la lezione di Luciano Canfora

IL NOTO PROFESSORE DI FILOLOGIA CLASSICA A PARMA GRAZIE AD UN PROGETTO INTITOLATO A ROBERTO TASSI

doc2“Chi si occupa della storia dei testi librai si deve porre il problema di come si sono formati. Nella storia della tradizione c’è l’indagine testuale: le biblioteche sono il veicolo con cui la tradizione si tramanda“. E’ questo il fulcro della ‘lezione’ di Luciano Canfora, celebre docente di Filologia Classica all’Università di Bari, ospitato nei giorni scorsi dal nostro Ateneo. L’enciclopedico professore non è mai avaro di dettagli nel trattare. Quando prende parola è un fiume in piena: spiega, esemplifica e rende comprensibile all’uditorio una materia come la storia, complessa e piena di contraddittori, condensando in ‘poche’ parole concetti che meriterebbero ben più ampia trattazione. All’interno di essa si possono distinguere quattro macro argomenti, separati a loro volta in due filoni principali, di carattere temporale: il primo va dalla Grecia di Pisistrato (VI sec. a. C.) al patriarca Fozio (IX sec. d. C.), la seconda da questo punto all’Abbé Grégoire (a cavallo tra XVIII e XIX secolo).

LE BIBLIOTECHE DELL’ ETA’ ARCAICA – “Cosa poteva conservarsi nella biblioteca di Pisistrato se non il corpus omerico?” chiede subito Canfora, riaprendo una questione spinosa per i filologi: il ruolo fondamentale delle fonti nell’indagine storica. A partire da esse si può cercare di ricostruire la storia dell’istituzione bibliotecaria, anche se queste, ammette lo stesso Canfora, “sono sempre da prendere con le molle, dal momento che ve ne sono innumerevoli e spesso tra loro contraddittorie”. Gli esempi anche in questo caso si sprecano, ma il noto professore pugliese cerca di citare quelli più significativi, a partire dalle testimonianze scritte riguardanti le biblioteche di Atene: la prima a cui si fa riferimento è quella di Pisistrato, nella quale cui si pensava fosse conservato proprio il corpus omericum. “In realtà -spiega Canfora- non sappiamo se sia esistita davvero: Tucidide ne parla, mentre Zosimo racconta un aneddoto secondo cui la biblioteca di Atene è andata in fiamme e in cui libri sono stati distrutti. Quindi non si può parlare di biblioteca nel vero senso del termine, quanto piuttosto di un archivio privato”.

ALESSANDRIA, TRA STORIA E LEGGENDA – L’analisi di Canfora attraversa poi molti secoli, raccogliendo le fonti più autorevoli: tra queste vi è Strabone, storico dell’età augustea che nella sua opera magna, Geografia (prima nel suo genere), parlando di Platone afferma che al suo tempo, ovvero nel V sec. a. C., egli praticasse un commercio libraio, creando un archivio privato. Dopo la sua morte questo patrimonio fu consegnato nelle mani dei suoi allievi, tra cui Aristotele, il quale a sua volta, dopo aver fondato il celebre Liceo, provvide alla creazione di una biblioteca al suo interno. “Una piccola biblioteca –spiega ancora Canfora, citando Strabone– di diritto costituzionale che ci farebbe invidia tuttora: al suo interno era racchiusa la storia delle istituzioni di Atene”. A partire da questo momento le fonti si moltiplicano, immergendo il racconto storico in un’atmosfera leggendaria: molte di esse riguardano la biblioteca di Alessandria, fondata, sempre secondo il geografo romano, dallo stesso Aristotele durante la sua permanenza alla corte di Alessandro (quando ancora non era Magno) in qualità di suo precettore. Il vero mistero riguarda in realtà il suo incendio, che causò la distruzione del più grande patrimonio del mondo antico: chi fu il responsabile di tale abominio? Quando avvenne esattamente? Quanti libri conteneva la biblioteca? Sono tutti quesiti a cui è difficile dare una risposta ed elencare fonti attinenti sarebbe troppo lungo e dispersivo. “Proseguiamo velocemente nel discorso -scherza Canfora- anche se la notte è lunga, ma non vorrei trascorrerla qui”.

L’EREDITA’ DI FOZIO – Il salto nel mondo bizantino ha consentito poi al celebre ospite di introdurre la riflessione sulla biblioteca di Fozio, patriarca di Costantinopoli vissuto nel IX secolo, la cui grandezza è legata alla circolazione di fatti storici, personaggi e scritti che diversamente non avrebbero avuto considerazione alcuna. E’ un grande contenitore ricco di nozioni e riferimenti alle materie più disparate, quali storiografia, medicina, oratoria, mitografia. “Una biblioteca racchiusa in un libro -chiarisce Canfora-, una galleria di figure che permette di ricostruire storie di personaggi”. Tutto ciò ben giustifica la definizione di Fozio come curioso della cultura, grandissimo cacciatore di libri, certamente uomo di enorme erudizione. La sua biblioteca nasce e si sviluppa come raccolta di schede di lettura, debitamente registrate da una equipe di lavoro che lo affiancava per la raccolta di informazioni e la lettura dei libri. A chi era destinata la raccolta e perché? Certamente non era pensata per la fruizione da parte di un pubblico di lettori, bensì per la pura conservazione di un patrimonio umanistico altrimenti perduto. Un’attività, quella del patriarca, decisamente indispensabile per la salvaguardia di una storia della tradizione. Purtroppo per alcune vicissitudini, infine, il programma iniziale del professor Canfora non ha avuto piena attuazione e la lezione si è fermata a Fozio, senza quindi analizzare il periodo della rivoluzione francese (da Abbé Grégoire in poi). Ma non c’è da preoccuparsi: il testo dell’intervento previsto sarà pubblicato il prossimo anno nella collana ‘Tracce’ del Fondo Librario Roberto Tassi, in cui ci saranno maggiori spazi di approfondimento e in cui confluiranno queste lezioni, a Parma proprio grazie ad un progetto che porta il nome dello storico critico e docente vissuto nella nostra città e scomparso nel 1996.

di Giuseppe Mugnano e Felicia Vinciguerra

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