L’Università di Parma in Africa

CUCI, LE EMOZIONI DEL VIAGGIO IN SENEGAL RACCONTATE DAL DIRETTORE LEOPOLDO SARLI

editoriale 2

di Leopoldo Sarli, direttore del Centro Universitario per la Cooperazione Internazionale |

L’attività del nostro Centro Universitario per la Cooperazione Internazionale con i paesi in via di sviluppo, il CUCI, prosegue alacremente. Docenti di Economia stanno organizzando progetti che coinvolgono le comunità dei migranti nella nostra provincia, docenti di Psicologia analizzano le ricadute delle missioni di cooperazione presso piccole comunità rurali africane, organizzano corsi di formazione per mediatrici culturali tra le giovani immigrate di seconda generazione, studiano i significati attribuiti al cibo e le abitudini alimentari di migranti e nativi, docenti della facoltà di Medicina organizzano missioni in Senegal ed in Tanzanìa per formare operatori sanitari di primo livello nei villaggi, per sensibilizzare la popolazione alla prevenzione delle malattie, per valutare l’opportunità di collaborare con i “guaritori” tradizionali.

Si pianificano progetti per l’attivazione di farmacie galeniche nelle aree più svantaggiate, progetti di collaborazione con associazioni territoriali per il sostegno alla promozione della parità di genere, progetti di formazione all’attività agricola ed imprenditoriale. E poi si attivano collaborazioni con università di quei Paesi, si creano reti di collaborazione con altre università italiane interessate alla cooperazione, si programmano scambi di docenti e di studenti.

Gli studenti sono da qualche tempo parte attiva delle attività del CUCI. Collaborano alla pianificazione dei progetti, all’organizzazione di seminari e di convegni, intervengono nei programmi di miglioramento della “comunicazione” del CUCI. Ma le missioni di cooperazione costituiscono il loro interesse principale.
Il viaggio in Senegal di cui questo giornale ha parlato durante la fase di preparazione ha finalmente avuto luogo e la collaborazione tra docenti e studenti è stata quanto mai proficua. Non sarebbe stato possibile visitare in pochi giorni le centinaia di persone, soprattutto donne, che si accalcavano all’ingresso degli ambulatori di Pire e di Thienabà se gli studenti di Medicina non avessero vestito i panni del “dottore” sotto l’occhio attento dei dottori ”veri”. E sono certo che quegli studenti ricorderanno per tutta la vita quei momenti di pratica professionale in un contesto così diverso da quello in cui opereranno in fututro. Il loro “ bagaglio culturale” se ne è sicuramente arricchito e, probabilmente non è esagerato sostenere che quei pochi giorni di esperienza lavorativa nei villaggi valgono più CFU di molti degli esami sostenuti per la laurea. In quella circostanza anche la studentessa di Scienze Politiche ha dato il suo contributo aiutando l’infermiera a misurare la pressione ai pazienti. Quell’esperienza le ha consentito di venire a contatto con momenti di vita che esprimevano la “cultura” di quella popolazione e quella “osservazione partecipata” editoriale 3, assieme alle interviste, alle chiacchierate per strada, agli incontri, alle discussioni a colazione ed a cena, è poi diventato materiale utile per la preparazione della sua tesi di laurea discussa con successo qualche settimana fa. La stessa cosa sta per avvenire per la studentessa di Medicina che si laurea a novembre. E non posso nascondere lo stupore che ho provato a constatare con quanta facilità i nostri giovani collaboratori riuscissero ad ottenere dalla gente dei villaggi la disponibilità ad un colloquio franco e spontaneo. Per noi docenti è molto più difficile abbattere quella barriera composta da diffidenza e soggezione che rende lungo e faticoso il percorso per giungere ad un confronto aperto e spontaneo con gli abitanti del luogo. Il sentimento iniziale di stupore e di invidia ha rapidamente lasciato il posto al compiacimento, alla soddisfazione di poter usufruire della spontaneità dei giovani collaboratori per andare avanti con più facilità con le azioni progettuali.

Credo che il modo migliore per raccontare il risultato dell’ esperienza di cooperazione vissuta in Senegal in collaborazione tra docenti e studenti sia quello di usare alcune frasi della relazione tenuta dagli studenti a Brescia al congresso del Coordinamento Universitario pe la Cooperazione allo Sviluppo (CUCS) l’11 settembre scorso:
– “Ho imparato a conoscere una nuova realtà e il professore mi ha aiutato a capire cosa vuol dire cooperazione … E lo ha fatto mentre stavamo facendo colazione …”
– “In un contesto ‘altro’ i ruoli non sono fissi e predefiniti. Ogni giorno ci si trova ad affrontare sfide differenti, davanti alle quali il proprio ruolo deve necessariamente adeguarsi, anche utilizzando la multidisciplinarietà”
– “Sono partito come studente e mi sono ritrovato a fare il medico … Con tutta l’angoscia del caso”
– “La partecipazione ad una missione di cooperazione cambia il concetto di apprendimento, che passa dall’essere disciplinare ad essere pratico e trasversale. Si impara seditoriale 4ul campo.”
– “Mi sono accorto che il professore si sente obbligato ad approfondire molto di più, ad osservare in maniera diversa le cose …”
– “ In considerazione del suo ruolo, il docente viene percepito dalla popolazione locale come posto su un piano sociale differente. Questa ostacolo relazionale è superato facilmente grazie alla presenza degli studenti”
– “Trovarmi su di una spiaggia in Africa coi miei colleghi … e con i professori … non lo avrei mai immaginato!
– “L’attività di ricerca svolta dagli studenti diventa materiale di fondamentale importanza per l’analisi della missione svolta e per l’ottimizzazione dei progetti futuri. La cooperazione tra docenti e studenti non si limita alla missione sul campo, ma si estende in un rapporto di interazione continua finalizzato al miglioramento delle attività successive”

A proposito: la relazione degli studenti del CUCI al congresso di Brescia è stato un successo ed ha reso molto più frizzante il clima della sessione del convegno. Le immagini della missione, poi, posizionate per terra sotto i Portici del Grano hanno attirato pubblico al banchetto del CUCI durante “La notte dei ricercatori” ed è stato un altro successo.

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