Daniela Cappiello: La mia Gilda forte nel nuovo Rigoletto a Busseto

INTERVISTA AL GIOVANE SOPRANO AL DEBUTTO AL FESTIVAL VERDI

Daniela CappielloDal 10 al 29 ottobre il Teatro Giuseppe Verdi di Busseto ospita i giovani talenti del canto d’opera in occasione del Festival Verdi edizione 2015. Gli artisti del 53° Concorso internazionale Voci Verdiane ‘Città di Busseto’ e della Scuola dell’Opera del Teatro C0munale di Bologna sono i protagonisti del nuovo allestimento del Rigoletto diretto dal giovane regista livornese Alessio Pizzech. Sul palco una delle opere più rappresentative di Verdi che mette in scena il difficile approccio inter-generazionale padre/figlia raccontato attraverso lo scavo psicologico del poderoso personaggio di Gilda. Interpretarne la figura non è un vezzo ma il vero motore che anima tutta la drammaturgia dell’opera. Un compito che il 10 ottobre, giorno del debutto, è stato affidato alla giovane soprano sorrentina Daniela Cappiello, tra le giovani promesse del canto d’opera italiano: allieva di Cinzia Forte si è specializzata al Conservatorio Frescobaldi di Ferrara diplomandosi con lode e con speciale menzione.

Com’è andato il debutto? Emozionata? “È stata una bella emozione cantare il Rigoletto proprio a Busseto in quello che posso definire come il tempio di Verdi. Il pubblico ha accolto benissimo l’aria di Gilda con i suoi applausi. Si tratta di un’aria a cui sono particolarmente legata perché è tra le prime che ho affrontato nei miei studi e, come spesso accade nel canto, alcune arie si prendono e si riprendono raffinandole sempre più anche alla luce di nuove conoscenze e di cambiamenti di voce. Sono molto contenta che sia stata gradita dal pubblico di Busseto particolarmente esigente: gli applausi sono la risposta migliore che un artista possa avere.”

Cosa le piace di più di questo allestimento di Pizzech? “Ho trovato molto interessante la differenziazione che il regista ha attuato tra personaggio e persona: c’è sempre una Gilda persona e una personaggio. Lo stesso vale anche per il Rigoletto. Lo trovo interessante perché permette al pubblico di immedesimarsi meglio e di rivivere il dramma attraverso le proprie emozioni. Nella scena finale, quando Gilda muore, né lei e nemmeno Rigoletto indossano i loro costumi tradizionali: è come se si trattasse di due persone molto comuni; potrebbero essere chiunque, due persone molto normali che stanno vivendo un dramma nella loro vita. Un altro aspetto che mi è molto piaciuto della regia di Pizzech è l’avere scelto di rappresentare l’eroina come una donna molto forte, capace di essere non vittima tout-court ma di autodeterminarsi scegliendo, molto coraggiosamente, di togliersi la vita.”

Che tipo di Gilda le ha chiesto di rappresentare Pizzech? teatro verdi bussetoGilda è una giovane donna che vive un’affettuosità problematica causata dalle gravose aspettative che suo padre le apporta. Pizzech ci ha chiesto di far venir fuori questo tipo di sentimento. Mi è stato chiesto, fin dal primo duetto, di rappresentare una Gilda autentica e vera, capace cioè di vivere all’interno di una dialettica sentimentale, dove è costretta a modulare l’affetto per il padre, che in lei vede l’unica speranza della sua vita, e l’angoscia della segregazione che lo contiene. Nel duetto della tempesta, nel terzo atto, quello più impegnativo vocalmente, Pizzech ci ha chiesto di privilegiare la linea del canto rispetto a quella interpretativa puntando di più su sentimenti come dolore e sofferenza.”

Le piace il personaggio di Gilda? Crede di assomigliarle un po’? “All’inizio credevo di no ma poi con questa rilettura un po’ più forte… In genere ogni volta che si nomina il personaggio di Gilda si pensa subito ad una donna vittima, incapace di sostenere le avversità e che decide così, quasi per mancanza di carattere, di togliersi la vita. Questa Gilda non mi piace. In realtà la vera Gilda, quella che più mi attrae, è quella coraggiosa, capace di azioni molto forti come quella di suicidarsi. Si tratta di un gesto di una donna innamorata e credo che il suo sia un vero atto di forza. In sostanza se dovessi rispondere con un sì o con no alla sua domanda direi sì e no, perché in realtà è in ogni personaggio che bisogna cercare qualcosa di sé. E questo serve per renderlo più credibile: in primis è l’artista che deve credere nel personaggio per poterlo trasmettere al pubblico.”

La grande arte precede sempre la scienza. In questo caso, proprio con la psicologia di Gilda, Verdi ha anticipato gli studi contemporanei sulla sessualità femminile. Insomma le donne si innamorano sempre dei bugiardi, dei traditori, dei violenti. Cosa ne pensa? “A volte è così. Noi donne abbiamo la tendenza a fare le crocerossine. Abbiamo la tendenza a credere di poter cambiare gli atteggiamenti maschili più deleteri. Credo che questo sia un tratto che accomuna molte donne.”

Da questo punto di vista mi sembra che Verdi abbia caratterizzato un personaggio molto moderno: la sua propensione al martirio, al sacrificio per amore. Anche se comunque rimane capace di fare scelte estreme. Cosa ne pensa? “Si sono d’accordo ma vorrei sottolineare che l’aspetto della violenza, in Verdi, rispetto al dramma di Hugo, è meno evidenziato. Nella scena dell’incontro in cui Gilda subisce la passione del duca, nel Rigoletto rimane sempre un punto interrogativo: se lei è innamorata del duca perché dovrebbe, per forza, trattarsi di una violenza? Nel dramma di Hugo è diverso. Lì viene fortemente sottolineato il dubbio di Gilda sulla sincerità dell’amore del duca. In Hugo, Gilda, è senza dubbio vittima della violenza del duca.”

Lei è l’allieva di Cinzia Forte, una grande soprano italiana, che rapporto ha con la sua maestra? “Un rapporto molto solido. Ci siamo incontrate cinque ani fa, quando lei ha cominciato ad affiancare l’insegnamento alla sua attività di professionista e io sono stata una dalle sue prime allieve. Fin da subito un feeling ci ha legate: abbiamo una personalità e un repertorio molto simile. Tuttora abbiamo un ottimo rapporto. Ho deciso di trasferirmi a Ferrara per continuare a seguire le sue lezioni al conservatorio dove Cinzia insegna. Lei vive a Bologna ma nonostante questo mi segue sempre. Ci sentiamo spesso e molte volte viene a seguirmi prima delle prime (soprattutto) in modo da darmi qualche consiglio. Lei è sempre presente e pronta a dispensarmi precetti su come risolvere passaggi musicale ad esempio. Oltre ad essere una maestra di canto si è rivelata anche una maestra di vita: i suoi consigli non si limitano agli aspetti tecnici. Cinzia mi raccomanda anche su aspetti legati alla mentalità del mondo della lirica: la disciplina, la puntualità, la preparazione. Rispetto agli altri maestri che ho avuto Cinzia è riuscita ad accendere in me la curiosità e l’interesse. E da qui è nata una passione molto forte. In sostanza devo ringraziare lei che mi ha fatto apprezzare in toto questo lavoro”.

 

di Michele Panariello

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