FuturBalla: alla Magnani Rocca l’arte diventa azione

DALL'ASTRATTISMO ALLA RICOSTRUZIONE FUTURISTA: IN MOSTRA LE OPERE PIU' IMPORTANTI DELL'ANIMA PITTORICA DELL'AVANGUARDIA

Aup6GHZ_hv0NtQfpxpvry1tbppAqbL05z6crDqPusQho11 Marzo 1915. Le Figaro titola ‘Vers l’intervention italienne’, La Stampa segue le trattative con l’Austria, il Corriere della Sera sceglie di aggiornare quotidianamente gli italiani sulla situazione da ogni fronte di guerra e sull’incontro tra Sonnino e gli Alleati per l’agognata discesa in campo italiana.
“Guerra” si urla. “Guerra: 
imposizione fulminea di coraggio, di energia e d’intelligenza, sola igiene del mondo”, proclamano Marinetti e i futuristi. Quello stesso giorno a Milano uno di loro, Giacomo Balla, insieme al discepolo Fortunato Depero, scrive il manifesto ‘Ricostruzione futurista dell’Universo’. E l’arte diventa azione.

ENTO ANNI DOPO – Oggi a Mamiano di Traversetolo, fino all’ 8 dicembre 2015, la sede della Fondazione Magnani Rocca ospita l’intero percorso artistico dell’ideatore di quel manifesto nella mostra ‘Balla Astrattista Futurista’, curata da Stefano Roffi ed Elena Gigli. Dalle 10 alle 18 dal martedì al venerdì e fino alle 19 nei weekend e nei festivi, i visitatori potranno attraversare gli spazi della Villa dei Capolavori resi “dinamici, coloratissimi, luminosissimi” dalle opere esposte, provenienti da musei quali il Mart di Rovereto, la Galleria d’Arte Moderna di Torino, il museo del Novecento di Milano, gli Uffizi di Firenze, lo Gnam di Roma e da diversi archivi privati.

“Giacomo Balla, nostro maestro”. Così Gino Severini chiamava l’artista nato a Torino nel 1871 ed iniziato a fotografia e musica dal padre. Roma, Milano, Parigi saranno teatro della sua ricerca pittorica cominciata nel solco dell’impressionismo e continuata sulla via dell’astrazione. Un’astrazione però sempre concreta, volta a far emergere le linee di forza che compongono tutto ciò che ci circonda: dall’apparentemente statico paesaggio, ai moti dell’animo fino all’aerodinamicità di una vettura in corsa, trovando nel movimento l’archè dell’Universo. Questo è il carattere più peculiare del Futurismo e di Balla, anima pittorica del gruppo, che portò l’arte italiana da pedissequo impressionismo ad avanguardia ben distinta dai contemporanei movimenti europei. “Nessun artista di Francia, Russia, Inghilterra o Germania intuì prima di noi qualcosa di simile. Soltanto il genio italiano, il genio più costruttore, poteva intuire il complesso plastico astratto” scrive Balla. Fortemente nazionalista, certo, il futurismo lo fu sempre, ma al contempo profondamente internazionale per mire e respiro.

ENTRATA – Luci intermittenti chiare e scure, rumori, vocii. Due filmati dell’Archivio dell’Istituto Luce vengono proiettati ininterrottamente. Le figlie di Balla raccontano in un’intervista il padre e le sue opere. Tutto è movimento, suono, azione, presente. E’ il cinematografo, “mezzo di espressione più adatto alla plurisensibilità di un artista futurista” (dal ‘Manifesto del Cinema Futurista’ del 1916), perfetto inizio di una mostra programmaticamente dinamica.

AjhXNclT_UMuc3jvZKCO5ygiaEN8acgRaRbb2uRbVS5SPRIMA SALA – “L’Arte, prima di noi, fu ricordo” esclamò Marinetti vedendo le opere di Balla e Depero degli anni ’15. L’inizio del percorso espositivo sembra rappresenti quel ricordo, la tradizione origine eppure acerrima nemica del movimento futurista che da essa volle così prepotentemente distaccarsi. Accolgono il visitatore teche contenenti lettere e fotografie dell’artista, manifesti del gruppo, giornali dell’epoca poi definiti “mezzo assolutamente passatista di conservare e comunicare il pensiero” nel Manifesto del Cinema Futurista. Si vedono pagine ingiallite, inchiostro scolorito:  ecco i segni del tempo e della staticità, sottolineati da un’esposizione canonica che contrasta con la vitalità, il colore, l’infinito presente delle sale successive.

‘ASTRATTO’ – Questa sezione comincia con le prime tele di Balla che rappresentano vedute romane in stile impressionista; col procedere degli anni avanzano astrazione e originalità. L’artista futurista rappresenta dapprima oggettivamente ciò che ha dinnanzi, per poi concentrarsi sempre più sulla luce, sui punti di colore ora separati dal vuoto che sarà sostituito nella fase successiva dalle linee del movimento intrinseco di ogni oggetto.

AplTHqkFx5v7SIts1YiNg2Z_qNGcnS68kh_MO_pHUsoTDA ‘DINAMICO’ A ‘TRASFORMABILE’ – Attraversando queste sezioni si vive la crescita artistica del divenuto FuturBalla. Le linee si spostano dall’oggetto al movimento di esso nello spazio, come negli studi di rondini e automobili della sezione ‘Dinamico’, ed ancora (aumentando l’astrazione) verso la rappresentazione dei moti delle Stagioni nella seguente ‘Trasparentissimo’. E’ un crescendo di espansione, di colore, di “compenetrazione di piani”. L’opera d’arte, attraverso il dinamismo della sua forma, abbraccia l’ambiente. La tela viene abbandonata, non poteva più contenere le linee di forza che compongono l’Universo, come descritto nella ‘Ricostruzione’. Le parole del Manifesto scritte lungo il percorso diventano vortici, accompagnano le forme esposte e si reificano nelle opere d’arte. Sculture, costruzioni, mobili ‘futuristi’ dialogano con lo spazio e lo spettatore, in un flusso che culmina nel plastico rosso vivo del Pugno di Boccioni della sezione ‘Scoppiante’ e nei vestiti futuristi, così fermi eppur in moto. A renderli ancora più suggestivi le prime note di ‘Echoes’ dei Pink Floyd che risuonano in ‘Trasformabile’ (ultima parte del percorso) aggiungendo alle vibrazioni visive ed emozionali quelle sonore.

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E’ passato un secolo da quella ‘Ricostruzione’ genitrice delle opere appena osservate e figlia di una celeberrima serie di proclami nati dal Manifesto Futurista del 1910. Ma le idee rivoluzionarie di quel testo sono vive, attuali, mai entrate a far parte di quel passato tanto avversato di cui, come da ‘Manifesto dei Pittori Futuristi’, era obbligo “distruggere il culto” per “rendere e magnificare la vita odierna”. Eccoci quindi, noi, abitanti di quel futuro e visitatori di un secolo dopo, a stupirci della genialità e della potenza di quelle forme libere, di quelle idee trasgressive, di quelle invenzioni provocatorie in cui immergersi. Camminiamo tra gli scritti, i cappelli, le tele di Balla catturati dall’energia e coinvolti nel vortice di dinamismo delle opere stesse che, non chiedendoci mai contemplazione o distanza ma sempre totale partecipazione, sono ancor oggi così rivoluzionarie.

di Giulia Muratori

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